venerdì 23 maggio 2008

"Se li conosci li eviti" di Peter Gomez e Marco Travaglio

Riciclati, imputati, condannati, fannulloni del nuovo Parlamento.
Il Who's who della politica italiana

Chiarelettere editore, Principio Attivo, pp. 576, euro 14,60
---

Peter Gomez, inviato dell'Espresso, è autore con Marco Travaglio di libri di grande successo. Tra gli altri ricordiamo: REGIME (2004), INCIUCIO(2005), MILLE BALLE BLU(2006), tutti pubblicati dalla Bur. Con Lirio Abbate ha scritto I COMPLICI (Fazi 2007).Con Pino Corrias e Marco Travaglio firma il blog VOGLIO SCENDERE per Chiarelettere.

Marco Travaglio scrive per l'Unità, l'Espresso, A, la Repubblica e
Micromega. È ospite fisso nella trasmissione di Michele Santoro, ANNOZERO. Il suo più recente successo (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez) è MANI SPORCHE (Chiarelettere 2007). Altri suoi libri: LA SCOMPARSA DEI FATTI (Il Saggiatore 2006), ULIWOOD PARTY (Garzanti 2006).

mercoledì 21 maggio 2008

"Un giornalista contro Hitler" di Dallera e Brandmair

Direttore del principale quotidiano della Germania meridionale negli anni Venti, Gerlich fondò e diresse dagli inizi degli anni Trenta un proprio giornale con il dichiarato intento di indicare al suo Paese «la retta via» («Der gerade Weg», titolo originale della testata) contro la minaccia incombente della «nuova barbarie» hitleriana. Convinto che «essere pubblicista significa riconoscere la verità e promuoverne la vittoria», egli fu fedele a questa massima fino alle estreme conseguenze, cioè fino al sacrificio della vita: fu assassinato dai nazisti a Dachau nel 1934.

Con l’obiettivo di riscattare da un ingiusto oblio questo conservatore moderato, eroe dell’antinazismo, gli autori si sono impegnati in una rilettura accurata della sua vasta produzione giornalistica, oltre che in un’attenta ricostruzione della sua vicenda biografica.
L'autore

Ovidio Dallera, dirigente ministeriale, ha svolto funzioni di addetto scolastico in Germania e in Svizzera presso le nostre ambasciate. È stato docente di Lingua latina presso l’Università Cattolica di Milano. Autore di varie pubblicazioni, ha fra l’altro diretto per Rizzoli la collana I grandi Imperi (1978). Nella BUR ha curato La consolazione della Filosofia di Severino Boezio (1977 e 2005).

Ilsemarie Brandmair è docente di Cultura e Civiltà dei Paesi di Lingua tedesca presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica, dove ha anche insegnato Storia della Lingua tedesca e Linguistica tedesca. È autrice e curatrice di varie pubblicazioni in ambito di Linguistica, di Storia della Lingua tedesca e di Storia.

Pagine 272, Euro 18,00
Codice 13069U
EAN 978-88-425-3812-7

"L'attentato" di Andrea Casalegno

“HANNO SPARATO A CARLO. ALLA TESTA. GLI HANNO SPARATO ALLA TESTA.”

“In un Paese che non riesce a processare gli attentatori di piazza Fontana, non si può aspettare la sentenza definitiva della magistratura per togliere dal governo un boss indiziato di complicità con la mafia.”
L’ultimo articolo di Carlo Casalegno su La Stampa (16.11.1977)

“Nella storia della nostra repubblica l’uccisione di Carlo Casalegno ha un significato molto serio, che trascende la cronaca di questi anni: è il primo italiano assassinato per le sue idee, apertamente professate". Alessandro Galante Garrone

“Avevamo sempre condannato la lotta armata... ma non eravamo innocenti.”
Andrea Casalegno L’ ATTENTATO, p. 10

“Ogni uomo è fatto di uomini. Sono loro la sua sostanza. Chi lo uccide li uccide tutti, strappa la lingua al suo mondo, che muore con lui. L’assassino lo sa.”

Andrea Casalegno L’ ATTENTATO, p. 110

“Chiunque sa che una persona che lui conosce è un assassino e non lo denuncia è a sua volta un assassino."
Andrea Casalegno L’ ATTENTATO, p. 105


Andrea Casalegno è nato a Torino nel 1944. È stato redattore della casa editrice Einaudi e attualmente è giornalista del Sole 24 ORE. Ha tradotto molti classici di lingua tedesca, tra cui il FAUST di Goethe. Questo è il suo primo libro.


Chiarelettere Editore, Reverse, pp. 160, euro 12,00

mercoledì 14 maggio 2008

"La lunga strada del ritorno" di Antonio Reviglio

L'Odissea dei soldati italiani internati nella Germania nazista.

«Noi lavoriamo e lavorando, senza nostro volere, concorriamo alla causa del grande Reich. Che sia una causa che ormai agonizza sotto le fumanti rovine delle città magnifiche, ridotte a mezzi sepolcreti, non ha importanza.»

Dopo l’8 settembre 1943 più di 600.000 militari italiani furono catturati dai tedeschi e rinchiusi nei campi di concentramento in Polonia e in Germania. Costretti a lavori disumani, sfiniti dalla fame, dalla fatica e dalle percosse diventarono, di fatto, schiavi del Terzo Reich.

L’Autore racconta le vicende drammatiche di un gruppo di internati costretti a lavorare dapprima nella miniera di carbone di Basweiler, poi sulla linea del fronte per scavare trincee e costruire fortini, quindi in una fabbrica di Colonia, fino alla resa dei tedeschi e alla liberazione.
L'autore

Antonio Reviglio è nato a Racconigi (Cuneo) nel 1921. Ha partecipato alla Seconda guerra mondiale prima sul fronte occidentale e poi in Jugoslavia, dove fu catturato dai tedeschi. Dopo il ritorno in Italia si è laureato in Lettere e ha collaborato a riviste letterarie.

Pagine 208, Euro 14,00

martedì 13 maggio 2008

"Il populismo nelle democrazie contemporanee. Il caso del Front National di Jean Marie Le Pen" di Sara Gentile

L'"emergenza populismo" è divenuta negli ultimi anni la costante nella vita politica di molti paesi occidentali. Infatti dalla seconda metà degli anni '80, si assiste in diverse democrazie dell'Europa occidentale, al sorgere di movimenti, talora di veri e propri partiti politici, che presentano alcuni tratti comuni, sia relativamente ai temi trattati e all'universo ideologico di riferimento, sia per ciò che riguarda la forma assunta da tali organizzazioni: difesa dell'identità nazionale, rifiuto dell'immigrazione e dell'Europa unita; difesa dell'ordine con accentuazione autoritaria; spiccata vocazione antisistemica che si traduce in ostilità verso le "élite" di governo e le istituzioni della democrazia rappresentativa; l'appello al popolo, diretto, senza mediazioni, secondo le regole e le modalità di una tradizione propria della destra autoritaria; forte personalizzazione della "leadership".
Il libro di Sara Gentile offre un'analisi ricca del fenomeno concentrandosi su quello che fra i populismi europei è sicuramente il più significativo, il "Front National" di J. Marie Le Pen, esempio paradigmatico e protagonista della vita politica francese dagli anni '80 ad oggi, di cui analizza l'organizzazione, la "leadership", le strategie e il discorso politico.
La sua evoluzione e il suo consolidamento fino alla esplosione elettorale delle presidenziali del 2002, oltre che il suo estendersi a fasce popolari dell'elettorato, nonché le analogie con movimenti e fenomeni simili nella realtà italiana, come la Lega Nord di Bossi pongono diversi interrogativi e inducono a riflettere sulla portata del fenomeno come effetto della "crisi della modernità".

Sara Gentile insegna Scienza Politica e Analisi del Linguaggio Politico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania e alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Kore di Enna. Negli ultimi anni ha concentrato i suoi interessi sull'analisi del potere, in specie quello carismatico, e sul sistema semipresidenziale della V Repubblica Francese, dalla sua nascita alle attuali evoluzioni. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: L'isola del potere. Metafore del dominio nel romanzo di L. Sciascia, Donzelli 1995; Capo carismatico e democrazia: Il caso De Gaulle, F. Angeli 1998; Mitterrand, Il Monarca Repubblicano, F. Angeli 2000; La Francia della V Repubblica. Istituzioni politiche e sistema politico, F. Angeli 2005. Collabora inoltre alle riviste Teoria Politica e Comunicazione Politica.

lunedì 12 maggio 2008

"In questo stato" di Alberto Arbasino

In questo Stato venne scritto di ora in ora, per registrare la straordinaria agitazione o eccitazione delle settimane così drammatiche ed equivoche del «caso Moro». Si presentava quindi come «un deposito, magazzino, inventario e diario critico di tante cose pubbliche e private, personali e politiche dette, lette, fatte, scritte, vissute nel nostro Paese durante i due incredibili mesi» che separano il 16 marzo, data del sequestro del leader democristiano e dell’omicidio della sua scorta, e il 9 maggio 1978, quando il suo cadavere venne fatto ritrovare in via Caetani.

Pubblicato poche settimane dopo gli eventi che racconta e diventato un best seller, questo «instant book» epocale viene ora riproposto con una nuova postfazione. Ne emerge la realtà di un Paese che ha vissuto i suoi anni di piombo fra «delitti & canzoni», secondo le proprie tradizioni ataviche, ora aggiornate: bande armate con feroci esecuzioni capitali sui marciapiedi; e applauditissime esecuzioni musicali, in vinile o «live». Un Paese che si dimostra ancora oggi smaccatamente senza Storia e senza Memoria.


Alberto Arbasino ha pubblicato presso Garzanti Un paese senza (1980, nuova edizione 1990), Trans-Pacific Express (1981), Matinée (1983), Il meraviglioso, anzi (1985). Tra i suoi libri più recenti, Dall’Ellade a Bisanzio (Adelphi, 2006) e L’ingegnere in blu (Adelphi, 2008).

sabato 10 maggio 2008

"Doveva morire" di Imposimato e Provvisionato


“Sono stato io, lo confesso, a preparare la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Aldo Moro.” Steve Pieczenik, membro del Comitato di crisi.

“Aldo Moro era politicamente morto fin dal giorno della sua prima lettera dalla prigionia. E, dal punto di vista del governo, è stato meglio che l’incidente
di Moro sia finito come è finito.” Franco Ferracuti, criminologo, membro del Comitato di crisi.

“Moretti ha stabilito con qualcuno una convenienza reciproca per la gestione del sequestro e ha potuto viaggiare tranquillo per l’Italia senza che nessuno lo fermasse. Nessuno ha avuto interesse a trovare Moro. Io dico che c’è stata una voluta determinazione:‘Facciamo un gioco di squadra, noi fino a qui, voi fino a lì’.”
Corrado Guerzoni, Atti Commissione Moro

... E allora era stata segnalata questa tipografia: si doveva andare a fare un sopralluogo, visto che si sapeva che c’erano queste cose; si doveva prendere le persone, le persone che c’erano dentro e vedere che cosa vi era di documenti. Questa data era stata fissata pochi giorni prima che mio marito morisse; poi era stata rimandata al 9 maggio; poi ancora dopo. Perché? Se si sospettava che c’era qualcosa, perché non mettersi alla ricerca per vedere se c’era qualche dato per cui si potesse recuperare questo poverino? Eleonora Moro, Atti Commissione Moro


Ferdinando Imposimato è uno dei magistrati che ha maggiormente lavorato sul caso Moro. Si è occupato anche della lotta ai sequestri di persona e a terrorismo, mafia e camorra, oltre che dell’attentato al Papa. Ha lavorato per conto dell'Unione europea e dell’Onu. Parlamentare della sinistra indipendente per tre legislature, docente universitario, ha scritto per diversi quotidiani e settimanali. Attualmente è avvocato penalista.

Sandro Provvisionato, giornalista professionista, già direttore di Radio Città Futura, ha lavorato per dodici anni all’Ansa (da praticante a capo della redazione politica), per poi passare come inviato speciale al settimanale L’Europeo e diventare in seguito capo della cronaca del Tg5. Per questa testata ha lavorato anche nella redazione inchieste ed è stato conduttore del Tg della notte e inviato di guerra (Kosovo e Iraq). Dal 2000 è curatore del settimanale TERRA! di cui è anche conduttore. È il responsabile degli Speciali del Tg5. Direttore del sito www.misteriditalia.it


Chiarelettere editore, Principio Attivo, pp. 416, euro 15,60

venerdì 9 maggio 2008

"Fratelli d'Italia" di Ferruccio Pinotti

C'è un'Italia di cui leggiamo ogni giorno sui giornali, dove la cronaca nera si mescola allo spettacolo, il dibattito politico interseca il costume e lo sport. Ma all'interno di questa Italia visibile ne esiste un'altra, silenziosa e clandestina, meno appariscente, che sui giornali non finisce quasi mai. L'operato di chi vi appartiene è però determinante nel regolare l'intera vita del nostro Paese, specialmente il suo livello economico-finanziario. Ed è proprio alla scoperta di questa Italia segreta, di questa comunità massonica, in cui il legame tra "fratelli" appare nodale, che Ferruccio Pinotti ha dedicato il suo nuovo libro. Un'indagine sui fatti e sui nomi di chi è gravitato o gravita ancora nell'orbita della massoneria, condotta attraverso interviste esclusive, documenti, atti giudiziari, testimonianze inedite, in un viaggio nelle viscere del potere che è tale nella misura in cui è sconosciuto.

BUR RIZZOLI

"Al Diavul" di Alessandro Bertante



L’epopea avventurosa e romantica di un rivoluzionario italiano tra l’Italia del Ventennio e la Spagna lacerata dalla guerra civile.

Campagna alessandrina, primo decennio del Novecento. Errico Nebbiascura, figlio di Ruggero, fabbro del paese e anarchico schedato dalla polizia, viene al mondo con un occhio viola, segno di distinzione e presagio di sventura. La sua infanzia si compie tra i giochi nei campi e la fornace del padre, in un mondo magico e ancora arcaico, cullando poi, durante l’adolescenza, sogni avventurosi e rivoluzionari nell’Italia del biennio rosso e delle lotte operaie. Ma l’avvento del fascismo lo soffocherà in una cupa realtà di rassegnazione. Fino alla improvvisa partenza, al lungo viaggio verso la Spagna, dove insieme alla sua compagna Marisol, vivrà da protagonista le diverse fasi della guerra civile, prima nella Barcellona libertaria e poi nella “Columna de Hierro”, la leggendaria colonna anarchica del fronte aragonese.

Incantato dalla vita e sconfitto dal destino, Errico compierà un tragico percorso verso l’abisso, scoprendo l’anima maledetta di Al Diavul.

Storia epica e romantica, Al Diavul racconta di un sogno e di un amore infinito, un sentimento assoluto che diventa il motore di una vicenda simbolo delle pulsioni del Novecento, il secolo delle moltitudini in lotta. Con un linguaggio nitido ed evocativo, Alessandro Bertante dà vita a una storia appassionante, orgoglioso inno alle illusioni perdute.

«Il popolo di Barcellona è padrone della città. Sono le due del pomeriggio del 20 luglio 1936. Comincia la Rivoluzione»

Alessandro Bertante è nato ad Alessandria nel 1969. Scrittore e critico letterario, da sempre vive e lavora a Milano. Nel 2000 ha pubblicato il romanzo Malavida (Leoncavallo Libri), nel 2003 ha curato per la Piemme la raccolta di racconti 10 storie per la pace, nel 2005 è uscito il saggio Re Nudo (nda Press) e nel 2007 il saggio Contro il ’68 (Agenzia x). Collabora con «la Repubblica», «Liberazione», «Satisfiction» e «Pulp», ed è condirettore artistico del festival letterario Officina Italia.

MARISILIO, romanzi e racconti, pp. 256, € 17,00

"Miti, sogni, misteri" di Mircea Eliade

Il mito dell’Albero Sacro posto al centro dell’Eden risale ai primordi dell’umanità: è la suggestiva ipotesi di Mircea Eliade, il più grande studioso di storia delle religioni del XX secolo. L’Albero Sacro, scrive Eliade, consentiva all’uomo di ascendere al cielo, stabilire un colloquio diretto con Dio, arrivare alla comprensione metafisica della realtà. Poi, con la perdita dell’innocenza, venne il giorno dell’esilio dall’Eden. Le grandi mitologie del passato hanno una radice comune: la nostalgia per il paradiso primordiale, sede della felicità e dell’immortalità.
Ma qual è oggi la funzione del Mito? Con la desacralizzazione della vita e del Creato, l’uomo contemporaneo ha «rimosso» il simbolo nelle zone oscure della psiche, cioè nel sogno, nelle fantasie, nelle memorie ancestrali. Con Miti, sogni, misteri Mircea Eliade procede a un illuminante raffronto tra il variegato, trasparente e interpersonale spazio delle religioni e l’opaca e limitativa sfera dell’inconscio individuale.
In questo ormai classico studio, l’autore interpreta in modo nuovo e anticonvenzionale i riti della Madre Terra, i sacrifici umani, i misteri orfici, i poteri degli sciamani, la mistica indiana, le pratiche dei monaci buddhisti, i valori delle Scritture ebraiche e cristiane, per approdare alle odierne dinamiche dell’immaginario.
Le sue conclusioni sono chiare: mimetizzato sotto varie forme il Mito vive ancora, la nostalgia del Paradiso resta presente in noi, e molte idee apparentemente nuove non sono altro che un prolungamento del pensiero arcaico.

MIRCEA ELIADE (1907-1986), storico delle religioni, filosofo e anche prolifico narratore, è stato una delle personalità intellettuali più importanti e influenti del ’900. Tutte le sue principali opere sono tradotte in italiano.

martedì 6 maggio 2008

"Quattro giorni a Teheran" di Claudio Fracassi

Teheran, novembre 1943. Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrano per decidere come sconfiggere la Germania di Hitler. La svastica nazista sventola su quasi tutta l'Europa. Ma non c'è ancora accordo, fra i Tre Grandi, sull'«operazione Overlord»: lo sbarco in Normandia, previsto per la primavera del 1944. Fra i leader alleati - aspramente divisi da vicende politiche e personali, ma visceralmente uniti dalla comune lotta contro il nazismo - si svolge, nei quattro giorni della Conferenza di Teheran una partita a scacchi fatta di colloqui, di intrighi, di duri e appassionati confronti persino durante i pranzi ufficiali. Venuto a conoscenza dell'incontro segreto, il vertice nazista ha progettato l'assassinio dei Tre Grandi: un colpo che segnerebbe le sorti della guerra e i destini del mondo. Nella metropoli asiatica si svolgono così, in quei giorni d'autunno, due vicende parallele - una politico-diplomatica, l'altra criminale - destinate fatalmente a intrecciarsi. Il libro ne segue ora per ora gli sviluppi, col ritmo di una spy story, ma con una totale e rigorosa aderenza alla documentazione storica e d'archivio: i verbali americani e sovietici (recentemente desecretati) e le memorie dei protagonisti.


Claudio Fracassi è stato direttore del quotidiano «Paese Sera» e del settimanale «Avvenimenti». Studioso di storia e dei meccanismi dell'informazione, ha scritto Aleksandra Kollontaj e la rivoluzione sessuale, Sotto la notizia niente e Le notizie hanno le gambe corte. Con Mursia ha pubblicato La lunga notte di Mussolini (2002), Bugie di guerra (2003), Matteotti e Mussolini. 1924: il delitto del Lungotevere (2004) e La meravigliosa storia della Repubblica dei briganti. Roma 1848 (2005).

(Mursia, pp. 374, euro 19,00).


lunedì 5 maggio 2008

"Amore che non muore" di Anna Mirabile

E’ il percorso spirituale di una giornalista alla ricerca del codice segreto dell’immortalità dell’ Amore.

Tutti i film di Stanley Kubrick" di Paul Duncan


Un autentico «Kubrick’s Companion», ossia un ricchissimo vademecum con tutto quello che si vuol conoscere sui film del grande regista newyorkese: la storia, i dati filmografici completi, l’idea ispiratrice, i temi ricorrenti, le soluzioni visive e sonore, le curiosità, i film, le musiche, i libri che hanno studiato il geniale autore di opere indimenticabili e infine un giudizio «informale» accompagnato da un voto spesso sorprendente. Completano il volume una bibliografia ragionata e un elenco di siti Internet dedicati a Kubrick.

L'autore, Paul Duncan, è uno dei fondatori della rivista specializzata «Crime Time». Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: The Third Degree: Crime Writers in Conversation e, in questa stessa collana, Tutti i film di Alfred Hitchcock (nuova ed. 2007).

"Lo sguardo negato" di Giovanni Curtis

Alterazioni dell'immagine audiovisiva.


"Gioco perverso" di Italo Moscati


La storia che Marco Tullio Giordana ha scelto di portare sullo schermo è anche la storia che Italo Moscati ha scelto di ricostruire sulla pagina.
Entrambi gli autori ripercorrono le vicende di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, attori e amanti nella Cinecittà degli anni Trenta, fucilati dai partigiani il 30 aprile 1945 in una strada di Milano, cinque giorni dopo la liberazione del Paese, con l’accusa di collaborazionismo: da attori simbolo del ventennio fascista ad attori derisi e condannati a morte per «giustizia popolare».
Dopo l’8 settembre ‘43 Valenti, già legato ad alcuni importanti gerarchi fascisti, aderì alla Repubblica di Salò e insieme alla sua compagna Ferida si trasferì a Venezia.
Sul precipitare degli eventi bellici, i due attori lasciarono Venezia per Milano: qui, il 29 aprile 1945, vennero catturati dalla banda partigiana del comandante Marozin. Il giorno dopo, senza processo alcuno, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, incinta di quattro mesi, vennero fucilati in via Poliziano.
Per anni resse «la leggenda nera» che vedeva i due nelle vesti di sadici torturatori di partigiani e la loro uccisione giustificata dai loro atti.
Colpevoli di aderire a Salò, e sicuramente dediti al consumo di droga, Valenti e la Ferida pagarono un prezzo sproporzionato e mai fino in fondo chiarito.

EDIZIONI LINDAU

venerdì 2 maggio 2008

"Casta stampata" di Luigi Bacialli

I giornalisti possono criticare tutti, ma sono allergici all’essere criticati. È questo uno dei molti paradossi di un’informazione spesso supponente, chiusa e corporativa che difende i propri privilegi e, con la scusa degli attacchi alla libertà di stampa, pretende di non essere mai messa in discussione.
Luigi Bacialli, convinto che la vecchia «umiltà del cronista» debba essere dimostrata non solo a parole ma con i fatti, traccia un ritratto ironico e irriverente dei giornalisti. Dal giovane praticante che vuole scrivere subito un fondo agli «invidiati speciali» che si imboscano per non partire, dal redattore che intervista un falso medico legale e procura all’azienda una maxiquerela a quello che infila un refuso dietro l’altro: ce n’è abbastanza per scendere dal piedistallo e ritrovare un pizzico di modestia, oltreché il senso della misura. Anche la categoria dei giornalisti, sostiene Bacialli, con i suoi eccessi, la sua permalosità e i suoi deliri di onnipotenza, deve volare più basso.
Ritratto impietoso di una categoria di professionisti che per vizi e privilegi sembra molto simile a una casta.

Luigi Bacialli è nato a Milano nel 1954 e vive a Venezia con moglie, due figli e un beagle. Giornalista professionista, ha iniziato a lavorare alla «Notte» di Milano. È stato caporedattore centrale del «Giornale» di Montanelli e della «Voce». Ha poi diretto l’«Indipendente», la «Libertà di Piacenza», il «Giornale di Vicenza» e, dal 2001 al 2005, il «Gazzettino». Attualmente è direttore editoriale della televisione nazionale Canale Italia ed editorialista del «Quotidiano Nazionale».

Pagine 216
Euro 17,00
Codice 13581D
EAN 978 88-425-3954-4


La dolcezza della vita di Paulus Hochgatterer

È una sera d’inverno. Tra qualche giorno sarà Natale. Katharina ha sei anni e sta giocando con il nonno. La casa è immersa nel bosco, appena fuori dalla strada principale di Furth, un piccolo paese sulle rive del lago incastrato nell’idilliaca cornice della Alpi austriache. Fuori è già buio, il termometro scende da diversi giorni di parecchi gradi sotto lo zero ma la casa è accogliente e calda. Improvvisamente qualcuno bussa alla porta. Il nonno sorride alla piccola, si alza per aprire ed esce di casa. Non vedendolo tornare la bambina si avventura nel bosco seguendo le orme di passi sconosciuti. Arriva alla rimessa vicino al fienile e lo vede. Vede un uomo sdraiato che fa l’aquila sulla neve con le braccia aperte come se fossero ali. Il riverbero della luna illumina la pozza di sangue in cui è riverso il corpo e i rigagnoli che dalla testa, come schiacciata, corrono sulla neve bianca. Da questo momento Katharina smetterà di parlare.

Hochgatterer costruisce, con la caleidoscopica abilità di una parola cesellata, una raffinata indagine psicologica, in cui il microcosmo di una piccola comunità di provincia si fa specchio delle più efferate e oscure passioni dell’uomo. Cosa succede quando in un piccolo paese di montagna, protetto da natura incontaminata e silenzio, un uomo anziano viene trovato con la testa sbriciolata sulla neve? «Il colpevole è tra di noi». È questo che si pensa. Tutti possono essere colpevoli. In paese ci si conosce, ci si guarda in faccia e si finge, si sa tutto degli altri. Il quadro che Hochgatterer ci rende della provincia è una sconvolgente indagine sociologica sul gusto più amaro della nostra società: xenofoba, omologata, chiusa in mura domestiche caratterizzate in troppi casi da una sorda violenza. Un’analisi sottile tagliente e puntuale dell’universo psicologico, dei crinali più oscuri e difficili dell’animo umano. Perché gli uomini si perdono? Cosa succede nella mente di una persona che non ha più un equilibrio e una collocazione nella realtà? Quante realtà esistono e quante verità sull’oggettività dei fatti? La formazione psichiatrica di Hochgatterer dona chiavi di lettura profondissime e di rara complessità sull’universo della follia umana, descritto in La dolcezza della vita, con cristallina perizia e eleganza. Alla costruzione della trama convergono, da questo incipit, diversi fili narrativi e l’intreccio noir si dipana attraverso la prospettiva di diversi personaggi tutti magistralmente caratterizzati. Lo psichiatra Raffael Horn, alter ego dello scrittore, che conosce e combatte le sottili fragilità umane, in fuga dai fasti di Vienna con la moglie violoncellista, il commissario Kovacs che riesce a sentirsi a casa solo nell’unica e brutalmente osteggiata cucina maghrebina della provincia, Bauer il sacerdote che ascolta musica d’autore e crede che a parlare in lui sia la voce di Dio, Daniel Gasselik adolescente borderline, violento e disperato, cresciuto nell’indifferenza di una famiglia muta e sorda a ogni forma d’amore. L’apicoltore Joachim Fux e la fragilità di una vita strappata ogni giorno alla paura di non farcela, Heidemarie la giovane studentessa che ascolta musica classica nella solitudine muta ed elegante della grande casa di famiglia in cui nessuno parla, in cui nessuno sa nulla del proprio universo privato. Hochgatterer rende con forza esemplare l’universo, la voce e il ritmo dei pensieri più intimi di un ensamble sfaccettato di personaggi complessi. Ma non sono mai voci di un coro. Sono tutte voci soliste. Prime voci. Chi è il colpevole? Ma, molto più importante, come si può rimanere innocenti? Chi sono gli innocenti della società? Il ritmo de La dolcezza della vita, pluripremiato noir vincitore del Deutscher Krimi Preis 2006 e candidato al Deutscher Bücherpreis 2006 come miglior romanzo dell’anno, è un’escalation di colpi di scena e passaggi che lasciano il lettore senza fiato, tesi sul tendine di una narrazione d’eccezione.

AUTORE
PAULUS HOCHGATTERER è nato nel 1961; vive a Vienna dividendosi tra l’attività di scrittore e di psichiatra. È autore di molti romanzi e raccolte di racconti. Nel 1998 ha ricevuto il Jugendbuchpreis per il romanzo Wilwasser, nel 2000 l’Österreichischer Jugendbuchpreis per il romanzo Caretta Caretta, nel 2001 riceve l’Elias Canetti Stipendium. Questo è il suo primo romanzo tradotto in italiano.

30.000 Copie vendute in Austria e in Germania
Noir vincitore del Deutscher Krimi Preis 2006
pp. 264
ISBN 978-88-6004-111-1
GIULIO PERRONE EDITORE

"La prima volta" di Giuseppe De Bellis

Queste sono le elezioni della storia. Le più ricche di sempre, le prime a superare la barriera del miliardo di dollari, le più lunghe, le più indecifrabili, le più dure, le uniche negli ultimi cinquant’anni in cui né il presidente, né il suo vice si ripresentano per chiedere alla gente di ridargli fiducia. Sono le elezioni della prima volta: la prima volta in cui una donna, un afroamericano, un italoamericano, un mormone possono davvero arrivare alla Casa Bianca. Perché c’hanno già provato altre donne, altri afroamericani, altri mormoni, ma nessuno aveva vere chance di successo. Stavolta sì. Stavolta corrono tutti per vincere. Allora queste elezioni hanno soprattutto il volto di Hillary Clinton, pronta a fare la storia. È lei il personaggio, la calamita, l’attrazione, la protagonista principale: l’ex first lady che uscì dalla Casa Bianca dalla porta di servizio pensando a come entrare dall’ingresso principale, la donna politica più celebre del pianeta. L’America la ama e la odia: queste elezioni sono quasi un referendum su di lei. Il suo Paese deve decidere se darle le chiavi delle stanze più potenti del mondo o se tenerla fuori, regalando l’indirizzo più ambito della Terra a un altro. La partita è aperta, quindi: chiunque vinca, entrerà nella storia. Gli Stati Uniti d’America, e forse il mondo, non saranno più gli stessi.

Isbn: 978-88-6041-088-7
Prezzo € 15,00

giovedì 1 maggio 2008

"Nostra Eccellenza" di Massimo Cirri e Filippo Solibello

Storie vere, né di Destra né di Sinistra perché un’altra Italia è (già) possibile

C’è chi ci prova. I trasporti pubblici devono per forza essere a pagamento? A Verbania dicono di no, e hanno sperimentato il servizio gratuito. In Sicilia, a Castelbuono, gli asini fanno servizio di nettezza urbana, con un risparmio in bolli, assicurazione, manutenzione e gasolio. A Sogliano al Rubicone, vicino Cesena, una discarica all’avanguardia fa guadagnare al comune circa 11 milioni di euro l’anno.

Che diventano sostegno ai cittadini per l’acquisto della prima casa, bonus per ogni nuovo nato di 1500 euro, i trasporti scolastici e l’asilo nido gratis. A Bellizzi, provincia di Salerno, nei luoghi dell’ “emergenza rifiuti”, si arriva al 60% di raccolta differenziata, e immondizia per le strade non se ne è mai vista.

Storie vere, né di destra né di sinistra. Non sembra Italia.

E viene voglia, come fanno gli autori, di esultare, fare la ola, intonare cori, appendere striscioni e picchiare sui tamburi. Perché c’è sempre l’intuizione di un uomo, di una donna, di un sindaco, di un imprenditore, di un prete, a dirci che l’Italia non è solo quella che raccontano i telegiornali.

Massimo Cirri, toscano trapiantato a Milano, 48 anni. Psicologo nel servizio sanitario nazionale al mattino e conduttore radiofonico nel pomeriggio; prima a Radio Popolare, poi alla Rai, Radio2, con Caterpillar. Alla sera autore teatrale con Lella Costa. Ha scritto per Diario, Linus, Smemoranda, Tango e Cuore. È stato autore televisivo per Fuori Orario (1987-88, Rai 3), Saxa Rubra (1994, Rai 3), Mitiko (2006, La 7).

Filippo Solibello, milanese, 35 anni, passa le sue giornate dietro a un microfono da quando ne aveva venti. Inizia a Radio Popolare di Milano, per poi approdare in Rai nel 1997 a Caterpillar (Radio2), prima come inviato, poi, dal 2000, come conduttore insieme a Massimo Cirri. Nel 2004 realizza per Rai 3 Star Trekking insieme a Claudio Sabelli Fioretti.

Chiarelettere editore, Reverse, 182 pp., 12 euro

"Viaggio di ritorno" di Carlo Nesti

“Torino, 1997. Si può trovare per terra un biglietto “gratta e vinci” da 100 milioni di vecchie lire, e decidere di non incassare la vincita? Si può inseguire il legittimo proprietario senza un nome, un cognome o un indirizzo a disposizione? Certo che si può, appena varcata la soglia dei quarant’anni, se si ha il coraggio di viaggiare, per 13 giorni, dall’indifferenza alla solidarietà. E’ una caccia al tesoro alla rovescia, nella quale, evento più unico che raro, è il tesoro ad andare incontro al primo cacciatore. Sullo sfondo, c’è una grande città, Torino, con i suoi anziani e suoi extra-comunitari, con le sue contraddizioni crudeli ma anche stimolanti”.

Cari amici, non stupitevi. Sono io, Carlo Nesti, quello che parla quasi soltanto di calcio, e che ora si affaccia in un nuovo mondo: la narrativa. Le Edizioni San Paolo, il grande editore di “Famiglia Cristiana”, mi offre una possibilità più unica che rara. Vi chiederete: può esistere un punto di incontro fra chi ha "masticato" calcio tutta la vita, e la voglia di spiritualità, che affiora nel mio libro, rielaborato dopo 10 anni?

La risposta è “sì”, a partire da un aneddoto. Se siete amanti della campagna inglese, e vi avventurate dalle parti di Newcastle Underline (Stock on Trent), potete godervi uno spettacolo straordinario. Vi accorgerete, all’uscita da un bosco, che esiste una moltitudine di campi di calcio, rigorosamente in erba naturale, affiancati, uno accanto all'altro. Una distesa enorme, a perdita d'occhio, improponibile per le nostre abitudini.

Noi della Rai la scoprimmo durante gli Europei 1996, avendo come quartier generale un hotel in quella zona: approfittando di un pomeriggio senza lavoro, decidemmo di sfidarci a pallone, giornalisti e tecnici. Dopo un quarto d’ora di camminata fra alberi e ruscelli, pensammo di essere stati presi in giro dalla guida di turno, finché non ci trovammo dinanzi, all’improvviso, questa pianura sconfinata.

Ebbene: se un reporter riuscisse a immortalarla in un “totale”, per me, sarebbe la fotografia della vita. E la fotografia stessa, che esprime una metafora esistenziale, vorrei diventasse il simbolo del mio modo di essere. Un credente, un cristiano, un cattolico, che sta imparando ad affrontare l’esistenza in una chiave diversa, e la trasmette a voi, rielaborando esperienze passate e prospettive future.

Ogni giorno c'è un campo di calcio che ci aspetta, una nuova partita che si rinnova, e spesso le partite da giocare sono tante, contemporaneamente. Occorre darsi da fare, correre, impegnarsi, ed è ciò che conta, davanti alla nostra coscienza, e davanti a Dio, al di là degli esiti. Ci sono la gioia del gol, la rabbia del palo, il pianto dell'eliminazione, e il rispetto delle regole, anche quando sono difficili da accettare.

Il risultato massimo, l'apoteosi del 4-0, e cioè la felicità assoluta, non è di questa vita terrena, ma del “dopo”. Conta la volontà di “esserci”, e di accettare il destino, se il risultato non è quello atteso. Perdere serve per crescere, e anche laddove la sconfitta sembra foriera solo di dolore, ci accorgeremo 5 mesi, 5 anni, 50 anni più tardi, o nell'aldilà, che può avere avuto un senso “costruttivo”, davanti a Dio.


ROMANZO “VIAGGIO DI RITORNO”
DI CARLO NESTI
EDIZIONI SAN PAOLO
IN TUTTE LE LIBRERIE: EURO 12,00

">

Sparlamento di Carmelo Lopapa


Dalla Prefazione di Dario Fo e Franca Rame:

Ilarità, gestacci, i cappi al collo, i cartelloni in aula, le ingiurie, “assassino!”, il dito medio alzato, le botte… Questo libro è una radiografia della nostra classe politica, osservata giorno dopo giorno da un giovane giornalista che lavora nel Palazzo. È il racconto del backstage di Camera e Senato, sorprendente e avvilente allo stesso tempo, documento del degrado in cui è precipitata la democrazia rappresentativa in Italia.

Sparlamento:

“Se sto al bar qui di fronte a Montecitorio sono in grado di riconoscere un Fratello anche se non ci siamo mai visti prima. La mia segretaria, curiosissima, non riesce a capacitarsi”.

Matteo Brigandì, massone in sonno, deputato della Lega Nord.

“Grande impresa di sedici parlamentari italiani, otto senatori e otto deputati. Erano al seguito del ministro degli Esteri Gianfranco Fini… a Kabul. Finita la sua missione, il capo della Farnesina è tornato all’aereo dell’aeronautica, ma dei sedici si erano perse le tracce. Fini era molto nervoso. Dopo quasi un’ora ha perso la pazienza e ha dato ordine al pilota di partire. Mentre chiudevano i portelloni è spuntata la carovana dei parlamentari che si sono presentati con pacchi di tappeti. La diessina Roberta Pinotti aveva anche un burqa, mentre il senatore siciliano Calogero Sodano trascinava un’enorme mandola. Fini, un po’ disgustato, si è chiuso nella cabina con i piloti.”

Dall’agenda privata di un funzionario parlamentare.

“Siamo uomini di mondo e sappiamo che si fa un uso consistente di cocaina un po’ ovunque: volevamo avviare una sorta di viaggio tra le varie categorie. Capire quanti piloti prima di imbarcarsi in aereo risultassero positivi, quanti autisti di bus, insomma sarebbe pure nel nostro interesse di cittadini capire che stato di sanità e di efficienza abbia chi ci porta in giro in aereo o in bus. Ma anche chi va alla Camera o al Senato per prendere decisioni importanti. Ecco perché avevamo deciso di cominciare quel viaggio proprio dal Parlamento… Tanti servizi del genere avevamo fatto in passato… Nulla, nessuna censura. Invece, il Garante intervenne in difesa del Parlamento, con una solerzia e un’immediatezza che ha lasciato come minimo qualche dubbio sul fatto che la macchina si fosse messa in moto per proteggere i politici.”

Dalla testimonianza di Davide Parenti, autore e ideatore del programma televisivo Le Iene.

Carmelo Lopapa è cronista parlamentare de “la Repubblica”. Ogni giorno è a Montecitorio e Palazzo Madama per raccontare la politica italiana. Nel corso degli anni ha raccolto episodi, curiosità e testimonianze che rappresentano un quadro fedele della Seconda Repubblica.