"Questo libro", scrive John Le Carré nella prefazione, "è un atto di coraggio da parte di chi lo ha scritto e dei suoi editori. Da quando ho pubblicato ‘Il Giardiniere Tenace" ho ricevuto bozze di libri, talvolta interi dattiloscritti, da specialisti del giornalismo investigativo determinati a sollevare il velo che copre il lato oscuro dell'impresa più lucrativa del mondo: l'industria farmaceutica. Quando mi sembrava che il lavoro che mi era stato sottoposto fosse meritevole di pubblicazione, e scritto in un linguaggio scorrevole, non appesantito da montagne di termini medici astrusi, lo inoltravo a qualche agente letterario o a lettori editoriali. Eppure, a quanto mi consta, nessuno di questi autori ha mai visto realizzato il suo progetto. E se a distanza di mesi ne indagavo con discrezione le ragioni, la risposta, confezionata nei modi più diversi, in sostanza era sempre la stessa: 'troppo rischioso'. [...] Con un linguaggio chiaro, facilmente accessibile, e una ricca casistica accuratamente documentata, Sonia Shah assesta con questo libro un bel colpo per conto di tutti coloro che sognano di imbrigliare l'enorme potenzialità positiva insita nell'industria farmaceutica, di vedere i prodotti messi finalmente a disposizione di coloro che ne hanno più bisogno e di ridurre l'avidità che ne alimenta le pratiche peggiori”. La vita di molti di noi continua grazie alla medicina moderna, una vera e propria arte scientifica che, nonostante sia progredita in modo discontinuo, ha sempre fatto affidamento su solide basi di ricerca clinica. I medicinali che permettono di sopravvivere a un taglio cesareo praticato d'urgenza, quelli che consentono di respirare nonostante l'asma allergica e quelli che correggono i deficit ormonali, tanto per citare alcuni casi, ci vengono somministrati oggi in modo sicuro ed efficace.
Le ragioni sono note. Tali farmaci emergono dal pantano di un'innumerevole serie di esperimenti falliti, ognuno dei quali condotto su decine e decine di esseri umani. Il fatto che la ricerca medica implichi un prezzo alto da pagare è una verità che non amiamo riconoscere, che non ci piace, che suona sinistro. Eppure, siamo costantemente alla ricerca di pillole che alleviino i nostri malesseri o stimolino il nostro rendimento. Da tempo, persino da quando gli scienziati britannici alla metà dell'Ottocento iniziarono a coprire col segreto il loro lavoro di macelleria sugli animali vivisezionati, viviamo questa contraddizione. Il problema vero è che il peso dei possibili abusi tende a ricadere su quanti si ritrovano più poveri e socialmente vulnerabili.
Secondo Usa Today, i protagonisti del Big Pharma mondiale come Pfizer, GlaxoSmithKline, Wyeeth, Merck e altri, che già oggi conducono fra il 30 e il 50% dei propri esperimenti al di fuori degli Stati Uniti e dell'Europa Occidentale, avevano in progetto di arrivare entro il 2006 a effettuare all'estero il 67% della loro sperimentazione.
"Il trasferimento all'estero della sperimentazione sui farmaci sta iniziando ad accelerare", confermava il Washington Post nel maggio del 2005. Se la tendenza delle grandi multinazionali del farmaco a condurre la sperimentazione clinica sull'uomo nei paesi poveri o in via di sviluppo è ancora allo stadio iniziale, c'è comunque poco da essere ottimisti: sta crescendo più in fretta che mai. Molti leader politici dei paesi in via di sviluppo, di fronte all’'incombere di gigantesche crisi sanitarie, sono spinti a stringere accordi per aumentare il numero delle sperimentazioni, anziché diminuirlo.
Sonia Shah, rinomata scrittrice e giornalista d'inchiesta, già autrice di "Oro nero. Breve storia del petrolio" (Mondadori, 2005), – ci fa notare come le conseguenze vadano al di là delle sorti individuali dei soggetti coinvolti negli esperimenti: le possibili ripercussioni si abbatteranno anche sui sistemi sanitari dei paesi che "ospitano" tali sperimentazioni. Infatti, mano a mano che aumenta l'importanza della sperimentazione clinica, una porzione crescente delle già scarse risorse a disposizione viene distolta dall'assistenza ai pazienti. A rincarare la dose, le decisioni politiche dei governanti: norme restrittive nella legislazione sui brevetti e scarsa attenzione all'osservanza dei principi etici nella sperimentazione. Insomma, sembra proprio che ad incoraggiare l'oscuro business multinazionale sempre più spesso ci pensino, fatalmente, coloro che per primi se ne dovrebbero guardare. Con chiarezza, abilità narrativa e una puntuale casistica a supporto, Sonia Shah ci prende per mano in un'impareggiabile e sconvolgente indagine, frutto di anni di ricerche sul campo da un capo all'altro del mondo, dall'Africa alla Russia, dall'India ai paesi dell'Est europeo.
Scrive l'autrice: "Nelle strade di Lagos e nelle sale ove si tengono i convegni internazionali sull'AIDS, i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo accusano gli scienziati occidentali di usarli come ‘"cavie" per i loro esperimenti. I cacciatori di corpi non si curano di questo grido di protesta che si alza sempre più forte; ma – lo fanno a proprio rischio e pericolo".
tratto da www.nuovimondi.info
Sonia Shah è una rinomata scrittrice e giornalista d'inchiesta. Scrive per The Washington Post, The Boston Globe, New Scientist, The Nation. In Italia ha pubblicato "Oro nero. Breve storia del petrolio" (Mondadori, 2005).
Cacciatori di corpi
di Sonia Shah
Pagine 280
Formato 17,5 x 21
ISBN 88-89091-44-4
Prezzo in libreria 17,5€
mercoledì 19 novembre 2008
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