
Un volume dal taglio assolutamente innovativo che racconta (tra arte, filosofia, storia e antropologia) delle storie del diritto. I protagonisti di queste storie sono: scomunicati e inquisitori, penitenti e confessori, uomini infami e persone dabbene, teologi e giuristi, gesuiti e luterani, scienziati e polemisti, domenicani e musulmani, giudicabili e condannati, minorati e guardamatti, alienisti e alienati. Muti attaccapanni, corpi viventi che vengono alla vita impigliati in una fitta ragnatela di parole e di cose. Una ragnatela tessuta con gli attrezzi del linguaggio, che si fa forte dello scudo della norma, fa vanto delle sue categorie universali, si muove all’unisono con i pensieri che le istituzioni pensano, giorno dopo giorno battezza, denomina e rinomina i comportamenti umani.
Migliorino va alla ricerca di una declinazione del corpo che, da superficie della scrittura, sia visto invece esso stesso come scrittura di un testo, anzi come spazio aperto, come luogo di esistenza.
Francesco Migliorino è professore ordinario di Storia del diritto medievale e moderno nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania. Tra i suoi interessi di studio: l’alchimia e la magia medievale, la testualità della canonistica classica, i codici di comportamento nell’agire sociale pubblico, la psicoanalisi nelle riviste penali degli anni trenta. Tra i suoi saggi monografici: Fama e infamia (Giannotta, Catania 1985); In terris Ecclesiae (Il Cigno Galileo Galilei, Roma 1992); Mysteria concursus (Giuffrè, Milano 1999). È anche autore di un cortometraggio dal titolo Aria. Voci scritture immagini dal manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il corpo come testo
Storie del diritto
Francesco Migliorino
Un tentativo di declinazione del corpo come spazio aperto, come luogo di esistenza.
Editore: Bollati Boringhieri
Anno 2008
Collana «Nuova Cultura - Introduzioni»
Prezzo €16,00
172 Pagine
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