venerdì 23 aprile 2010

"Il ritorno del dinosauro" di Piero Dorfles

«Mi sembrano vecchi quelli che pensano che la conoscenza della storia, della letteratura del passato, dei processi sociali e culturali che ci hanno preceduto non servano per vivere nel presente. Ci deve essere una strada per coniugare progresso tecnologico e cultura. E non voglio tornare indietro: voglio andare avanti, in un mondo che abbia più cultura, più consapevolezza, più coscienza di sé. Mi ribello perché senza ribellione c’è accettazione, e se non ci si riscuote, si soccombe. Se non si riflette, si progetta, si analizza e si critica, allora sì che si è estinti.»
Piero Dorfles

Piero Dorfles appartiene a una generazione che è cresciuta e si è formata prima dell'avvento dei computer. Per certi versi è un dinosauro, anche se non è certo un passatista, o un oppositore del progresso. Tuttavia osserva come il declino del valore della cultura, che trova un terreno fertile nell'espansione delle nuove tecnologie, ha avuto un'enorme influenza sui processi della comunicazione e dell'istruzione, oltre che sulla nostra identità e sui rapporti personali.
Prendendo spunto dal cinema, dalla televisione e dai fumetti, Piero Dorfles ci aiuta a capire come le contraddizioni della modernità rischiano di impoverire la nostra vita interiore e il nostro ruolo sociale. Quello che propone Il ritorno del dinosauro - illustrandoci dall'interno il funzionamento delle istituzioni del nostro paese - è una prospettiva in cui la cultura può rappresentare un antidoto all'involuzione in corso. Perché in un contesto in rapidissima mutazione, solo la cultura - ovvero saper progettare il futuro senza perdere il contatto con le nostre radici - può aiutarci a compiere scelte consapevoli e dare un senso e una direzione alla nostra esperienza.


Piero Dorfles
è giornalista e critico letterario. In Rai da quarant’anni, ha curato diversi programmi radiofonici e televisivi tra cui Il baco del millennio e La banda. Ha affiancato Patrizio Roversi e Neri Marcorè nella conduzione della fortunata trasmissione televisiva Per un pugno di libri. È autore di saggi dedicati al mondo della comunicazione come Carosello e l’Atlante della radio e della televisione.


Il ritorno del dinosauro
di Pietro Dorfles
Garzanti

martedì 16 marzo 2010

"Un inverno italiano" di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Chi meglio di Andrea Camilleri può raccontare la tragicommedia che stiamo vivendo? Saverio Lodato ha dato voce al più popolare scrittore italiano, che commenta giorno per giorno, dal novembre 2008 al maggio 2009, fatti, misfatti, personaggi e figurine che hanno invaso le cronache di giornali e tv.

Ecco in scena le bravate di “Piccolo Cesare” insieme con il terremoto e la passerella elettorale, l’infinita emergenza extracomunitaria e i provvedimenti disumani del governo, la pena e lo sciacallaggio sul dramma di Eluana, la Chiesa di Tettamanzi (ma anche quella del papa), l’incivile polemica sul biotestamento, la ridicola censura a Vauro, il lodo Alfano che grazia Berlusconi…

Un Camilleri controcorrente, tra storia e cronaca, tradizione e racconto. Con il gusto di trovare le parole giuste per ribaltare la grammatica di quello che siamo diventati.

Andrea Camilleri
è nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel settembre 1925.
Dopo oltre trent'anni di lavoro come produttore e regista televisivo e radiofonico in RAi, nel 1978 pubblica il suo primo romanzo: da allora non abbandonerà più la letteratura. Ha pubblicato oltre cinquanta volumi tra romanzi storici e civili, romanzi polizieschi e la serie che ha come protagonista il commissario Montalbano.
Foto di Stefano Corso.

Saverio Lodato Giornalista e scrittore, lavora per “l’Unità”. Tra i suoi libri, per Mondadori: La mafia ha vinto (con Tommaso Buscetta); Ho ucciso Giovanni Falcone (con Giovanni Brusca). Per Rizzoli: Trent'anni di mafia; Intoccabili (con Marco Travaglio); La linea della palma (con Andrea Camilleri).

"Un inverno Italiano"
di Andrea Camilleri e Saverio Lodato
Editore: Chiarelettere.


venerdì 1 gennaio 2010

"La misura dell'anima" di Kate Pickett e Richard Wilkinson

È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista, ma il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Un lavoro che è stato definito dal “Guardian” “Il libro più importante dell’anno.”

In una società c’è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All’origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza.
Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati.

Ne emerge un’inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l’effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale.

La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo, contro il modello di sperequazione offerto da paesi come Stati Uniti e Inghilterra, non a caso baricentro di una terribile crisi economica e sociale.

Kate Pickett è Senior Lecturer all’University of York e lavora presso il National Institute for Health Research. Ha studiato Antropologia a Cambridge, Scienze nutrizionali alla Cornell ed Epidemiologia a Berkeley, prima di lavorare per quattro anni come assistant professor alla University of Chicago.

Richard Wilkinson ha studiato Storia economica alla London School of Economics, prima di specializzarsi in Epidemiologia. È professore emerito alla University of Nottingham Medical School e professore onorario allo University College di Londra. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre dieci lingue.


"La misura dell'anima"
Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici
di Kate Pickett e Richard Wilkinson
Traduzione: Adele Oliveri
Collana: Serie Bianca
Pagine: 304
Prezzo: Euro 18