giovedì 19 marzo 2009

"Alla ricerca della speranza perduta" di Costanzo Preve e Luigi Tedeschi

Perché un incontro tra esponenti di opposte fazioni di destra e di sinistra, protagoniste nei decenni passati di una guerra civile latente, perpetuatasi, negli animi di molta parte del popolo italiano, dal ’45 in poi?

Non si tratta, per quanto concerne il dialogo istauratosi tra Preve e Tedeschi, di effettuare un’autocritica di maniera, quasi che il passato ideologico di entrambi costituisse una sorta di peccato originale esorcizzabile. Semmai di mettere in discussione se stessi, con tutto il proprio patrimonio culturale e spirituale, vagliando la validità delle convinzioni di ciascuno alla luce dell’analisi delle tematiche del mondo contemporaneo, con lo scopo di elaborare concetti di comune condivisione che avessero valore filosofico veritativo.

I due autori dunque non rinnegano le appartenenze di origine, ma considerano tale patrimonio culturale un elemento di partenza, il cui superamento deve essere realizzato tramite la riflessione su quei contenuti che possano essere fecondi per affermare il primato della politica sull’economia, dell’universalismo comunitario sul relativismo individualista. E’ una posizione del tutto diversa dallo spirito decadente che pervade oggi il mondo delle appartenenze ideologiche identitarie di destra e sinistra, ridotte ormai al ruolo di testimoni di un’epoca esaurita, che ripropone un passato mitico–ideale ormai scomparso (nel caso della destra), oppure la visione utopica di un futuro fuori della storia (nel caso della sinistra).

Preve e Tedeschi non si propongono però di creare nuove ideologie, ossia nuove improbabili verità assolute, né, una volta individuato nel capitalismo globale il nemico storico di riferimento, costruire un sistema ad esso uguale e contrario, dai contenuti quindi non originari ma derivati. Intendono invece porre le premesse per il superamento del sistema capitalista fuoriuscendo dall’economicismo, dall’individualismo, dall’utilitarismo connaturati alla società del capitalismo assoluto sulla base del pensiero comunitarista, quale espressione filosofica della natura sociale dell’uomo.

E’ tipico di queste crisi epocali, il verificarsi del trasformismo di massa, che induce i vecchi militanti di ieri a saltare sul treno del progresso e trasformarsi in nuovi profeti apologetici delle sorti ineluttabilmente magnifiche del vincitore di turno. Diverso è l’atteggiamento dei due coautori di questo libro, quello cioè di coloro che sono saltati giù da un treno impazzito che corre verso mete indefinibili, secondo un percorso obbligato, trascinando con se coattivamente l’intera umanità e travolgendo uomini e cose che ostacolino la sua folle corsa. Quello tra Preve e Tedeschi potrebbe allora rivelarsi come il dialogo tra due solitudini: solitudine peraltro volontaria, di chi ha preso coscienza di questa fase di transizione che stiamo vivendo, tra la fine dell’epoca ideologica e la prospettiva di nuove realtà politiche e sociali ancora in formazione, atte a contrastare il capitalismo assoluto. Tali due solitudini non sono però una fuga dalla realtà, e d’altra parte un incontro avvenuto sulla base della emarginazione costituirebbe la prova evidente della scarsa validità delle idee su cui si articola. I due autori intendono invece vivere il nostro tempo e vivere la politica, ma riscoprendone il significato più autentico, come azione comune delle aggregazioni sociali volta alla trasformazione del reale, non come acquiescenza passiva all’esistente.

L’intento primario del libro è di elaborare spunti critici e argomenti di dialogo di carattere intellettuale ed etico morale prima che politico. Di creare un modello sperimentale, fecondo di idee e progetti e con la possibilità di generare nuove forme di aggregazione in quanto aperto al contributo di tutti coloro che si riconoscano in questa esigenza di resistenza al capitalismo assoluto.

La riflessione si concentra particolarmente sulla condizione umana generalizzata nella società capitalista: quella dell’individuo produttore–consumatore. Dinanzi al nichilismo implicito in essa, l’unica forma di resistenza estrema è rappresentata dal rifiuto. Il rifiuto cioè delle logiche economiciste che presiedono alla vita sia del singolo che della società, che diviene un atto di resistenza contro il non-senso dell’esistenza, conseguenza della disintegrazione di un tessuto sociale degenerato in atomismo individuale. Tale rifiuto, inteso come primario atto morale di resistenza che determina la necessaria fuoriuscita dalla omologazione collettiva, rappresenta la premessa di una sensibilità, di una diversa visione di se stessi e del mondo, atta a rigenerare il senso etico della vita comunitaria, inclusa la riscoperta delle proprie radici storico–culturali in quanto idee-guida della resistenza al mondo globalizzato.

Il libro si rivolge a quanti avvertono l’attuale disorientamento collettivo, dinanzi al quale le velleità di protesta generica si rivelano impotenti, e che abbiano preso coscienza della necessità del superamento delle categorie obsolete di destra e sinistra. Ci sono molti che, pur non riuscendo ancora a rimuovere i pregiudizi ideologici (presenti in ognuno di noi) che offuscano un’interpretazione obiettiva del nostro tempo, hanno smesso di sperare in un diverso avvenire, per legittima sfiducia e disgusto verso il mondo del consumo globalizzato. La pubblicazione di questo libro è però testimonianza di come sia possibile vivere il proprio tempo, conservando la dignità della propria appartenenza e contemporaneamente superare le contrapposizioni di destra e sinistra, oggi divenute false e strumentali alla sussistenza di un sistema teso alla distruzione del patrimonio ideale e culturale dei popoli e alla negazione delle radici storiche del ‘900. Le idee, da sempre, possono essere diffuse e condivise universalmente. Appartengono a ciascuno che le professi, quindi non sono di proprietà di nessuno, tantomeno della destra e della sinistra che ne rappresentano la negazione assoluta.

D’altra parte, la “quarta guerra mondiale in atto nel XXI secolo”, delineata in questo libro, non è tra la destra e la sinistra, ma tra libertà–comunità–universalismo, da un lato, e schiavitù–individualismo–relativismo, dall’altro.

"Alla ricerca della speranza perduta"
di Costanzo Preve e Luigi Tedeschi
Edizione Settimo Sigillo
pp. 295
euro 25,00

Il libro verrà presentato a Bologna, il 28 Marzo 2009, alla Sala dell’Angelo, in Via San Mamolo, 24 (ore 15.30), durante la conferenza organizzata dall'Associazione “Anchesetuttinoino”, dal titolo "Comunitarismo come alternativa alla Globalizzazione". Interverranno gli autori del testo, Costanzo Preve (filosofo) e Luigi Tedeschi (Direttore della rivista Italicum). Modera il dibattito Eduardo Zarelli (Direttore casa editrice Arianna), introduce Manuel Zanarini della Associazione "Anchesetuttinoino".

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