sabato 28 febbraio 2009

"Almeno il cappello" di Andrea Vitali

Ad accogliere i viaggiatori che d’estate sbarcano sul molo di Bellano dal traghetto Savoia, c’è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l’intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi.
Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d’accordo il podestà Parpaiola, il segretario comunale Fainetti, il segretario della locale sezione del partito Bongioanni, il parroco e tutti i notabili della zona.
Un insieme di imprevedibili circostanze – assai fortunato per alcuni, e invece piuttosto sfortunato per altri – può forse portare verso Bellano il ragionier Onorato Geminazzi, che vive sull’altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte Estenuata e la numerosa prole.
Almeno il cappello racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell’impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice. A ritmo di valzer e mazurca, con il contorno di marcette e inni, Andrea Vitali s’inventa un’altra storia tutta italiana, fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori. E la Scrive con la passione per l’intrigo, il brio e il buonumore, la verità e la semplicità che servono per farci capire la ricchezza e gli imprevisti che punteggiano tutte le nostre vite.

Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L’ombra di Marinetti (1995, premio Piero Chiara), Aria del lago (2001) e, con Garzanti, Una finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio letterario Bruno Gioffrè 2004), Un amore di zitella (2004), La signorina Tecla Manzi (2004, premio Dessì), La figlia del podestà (2005, premio Bancarella 2006), Il procuratore (2006, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990), Olive comprese (2006), Il segreto di Ortelia (2007), La modista (2008, premio Enest Hemingway) e Dopo lunga e penosa malattia (2008).
Nel 2008 gli è stato conferito il Premio Letterario Boccaccia per l’opera omnia.

"Almeno il cappello"
di Andrea Vitali
Garzanti
2009
405 p.
Prezzo di copertina € 17,60

Il libro verrà presentato giovedì 5 marzo 2009, alle ore 18.30, a Roma, presso la "Libreria Enoarcano", in via delle Paste 106. Con l'autore interverrà Andrea Camilleri. Modera l'incontro Maria Grazia Capulli.

venerdì 27 febbraio 2009

"Nucleare: se lo conosci lo eviti" di Marco Bersani

A volte ritornano. Con gli stessi argomenti. Con la stessa potenza economica, politica e massmediatica. Il Governo Berlusconi si appresta a rilanciare la produzione in grande scala dell’energia nucleare, nonostante il popolo italiano si sia già pronunciato contro a larghissima maggioranza nel referendum del 1987.
Come questo libro dimostra dettagliatamente, oggi come allora, gli argomenti portati a favore sono inconsistenti: non è vero che il nucleare sarà l’energia del futuro, che è economicamente competitivo, che serva a ridurre le emissioni di gas serra, che non ci siano alternative.
Mentre sono drammaticamente veri i ripetuti incidenti e la produzione di scorie altamente radioattive che irresponsabilmente consegneremo alle prossime diecimila generazioni. Senza contare la proliferazione del nucleare militare, di cui l’uso "civile" è figlio riconosciuto.
Venti anni fa un forte movimento sconfisse la follia nucleare, ma non riuscì a costruire un altro modello energetico e di società. Oggi, un nuovo movimento antinucleare dovrà nascere nei territori e nelle piazze di questo Paese.

Marco Bersani: laureato in Filosofia, è Dirigente comunale dei servizi sociali. Socio fondatore di Attac Italia, è membro del Consiglio nazionale dell'associazione. Fra i portavoce del Genoa social forum nel luglio del 2001, sempre attivo nei movimenti di lotta per la difesa dei beni comuni, è fra i promotori del Forum italiano dei Movimenti per l'acqua. Nel 2007 ha pubblicato "Acqua in movimento" (Edizioni Alegre).


"Nucleare: se lo conosci lo eviti"
di Marco Bersani
Edizioni Alegre
p. 120
euro 12,00,
DA MARTEDI' 3 MARZO IN LIBRERIA

giovedì 26 febbraio 2009

"Il sogno e l'approdo. Racconti di stranieri in Sicilia" di Attanasio, Calaciura, Camarrone, Piazzese, Savatteri e Zaouali

L’Isola crocevia di strade di mare, di incroci di viaggi e approdi provvisori, terra di culture diverse: il tema dello straniero e il Mediterraneo in sei racconti inediti con al centro la Sicilia.

«La Sicilia taglia in due il Mediterraneo» scriveva Braudel per spiegare il destino storico dell’Isola: di crocevia di strade di mare, di incroci di viaggi e approdi provvisori. È forse difficile, prima di tutto per i siciliani stessi, immaginarsi come terra di semplici immigrati, come immobile luogo di accoglienza. Più naturale vedersi come terra di stranieri, in cui nuovi approdi aggiungono altre lontananze alla lontananza essenziale, nuovi esotismi ai già esistenti. In cui il viaggio per arrivare si interseca con altri viaggi, senza concludersi con un definitivo arrivo. Per questo, quando si è chiesto a sei famosi scrittori siciliani di scrivere un racconto ciascuno sul tema dello straniero e il Mediterraneo, con al centro la Sicilia, nessuno di loro ha scelto la cifra realistica, personaggi e vicende ordinari, ma tutti hanno giocato con l’associazione tra l’essere stranieri in Sicilia e il perdersi, e l’indefinito, il cercare di sospenderne il tempo, il sogno. Maria Attanasio racconta di un condominio fantascientifico, una specie di utopia negativa in cui una donna estraniata si ritrova prigioniera. Giosuè Calaciura immagina un approdo sognato di migranti che sfocia nella visione disperata, nell’allucinazione. Davide Camarrone mette sulla bocca di una donna-memoria la vicenda di un giornalista (un figlio di immigrati cittadino italiano) che vuole ripercorrere la strada dei suoi fratelli verso la Sicilia e si perde nelle nuove Auschwitz che ci fronteggiano ancora con la domanda di Primo Levi: chiedetevi se questo è un uomo. Santo Piazzese ricorda un verosimile viaggio segreto nella «luccicante oscurità», forse per espiare forse per seduzione, del fisico danese Niels Bohr a Palermo. Gaetano Savatteri raffigura un vecchio senatore Alessandro Manzoni a cui raccontano di una colonna infame eretta poca fa in Sicilia. Lilia Zaouali inscena una commedia degli equivoci piena si speranza sull’«orientalismo», cioè sui costumi dell’Oriente immaginati dagli occidentali, ma stavolta l’invenzione e la proiezione di un tradizionalismo esotico avvengono tra una figlia che vive a Palermo e la madre tunisina venuta in visita.


"Il sogno e l'approdo. Racconti di stranieri in Sicilia"
di Attanasio, Calaciura, Camarrone, Piazzese, Savatteri e Zaouali
SELLERIO
Collana: Il contesto
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2354-X
Pagine: 216
Prezzo: 12.00 Euro

Il libro verrà presentato giovedì 26 febbraio, alle ore 18.30, a Palermo, alla libreria Feltrinelli di Via Cavour 135.

Salvatore Ferlita presenta il volume “Il sogno e l’approdo” pubblicato dalla casa editrice Sellerio. Gli scrittori Maria Attanasio, Davide Camarrone, Giosuè Calaciura, Santo Piazzese, Gaetano Savatteri e Lilia Zaouali si confrontano in questo libro sul tema del rapporto tra la Sicilia e lo straniero.
Dai loro racconti verranno tratti degli spettacoli teatrali che il Circuito teatrale regionale siciliano metterà in scena nel corso del 2009 in sei teatri della provincia siciliana - Biancavilla di Sicilia, Caltagirone, Comiso, Modica, Racalmuto e Villafrati - nell’ambito del progetto “Scenario Mediterraneo” realizzato con il sostegno dell’Assessorato al Turismo della Regione Sicilia.
Partecipa all’incontro l’Assessore al Turismo della Regione Sicilia On. Titti Bufardeci.

mercoledì 25 febbraio 2009

"New Italian Epic" di Wu Ming

New Italian Epic
Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro


Nella narrativa italiana sta accadendo qualcosa. Qualcosa di grosso. In meno di sei mesi un «memorandum» di teoria letteraria, pubblicato on-line, viene scaricato da piú di trentamila persone. Il dibattito si accende: tra scrittori e lettori, in rete e sui giornali, in incontri e conferenze, in Italia e all'estero. L'oggetto di tanto ragionare si chiama New Italian Epic.

Questo libro racconta come e perché, negli ultimi anni, molti romanzi italiani si siano attratti e incontrati fino a formare una vasta nebulosa, un «campo elettrostatico» letterario. È la nebulosa della «nuova epica italiana», come ha proposto di battezzarla Wu Ming dopo il primo avvistamento, nella primavera del 2008. Come un corpo celeste, attendeva solo di essere «scoperta» e descritta. Non è un movimento di autori, ma un dialogo tra libri. Opere diverse, ma costruite su un comune sentire, una rinnovata fiducia nella parola e nel raccontare, un'etica della narrazione che porta a unire attitudine pop e ricerca di storie complesse, sguardi obliqui sulla realtà e visioni di mondi alternativi, sovversione della lingua ed esperimenti «transmediali».
Ad aprire questa raccolta è l'ormai noto «memorandum» sul New Italian Epic, in una versione riveduta e ampliata. A seguire, due lunghi interventi esplorano la dimensione sociale e politica di questo nuovo approccio al mestiere di raccontare. Mestiere descritto come pratica di resistenza, perché «l'unica alternativa per non subire una storia è raccontare mille storie alternative».

«La letteratura non deve, non deve mai, non deve mai credersi in pace».

Wu Ming (in cinese mandarino «anonimo» o «non famoso») è un collettivo di narratori fondato a Bologna nel gennaio 2000, al momento composto da cinque persone i cui nomi anagrafici, benché non segreti, non rivestono alcuna importanza. Wu Ming ritiene che le storie siano «asce di guerra da disseppellire» e scava nel terreno fertile delle intersezioni tra Storia e Mito. Fondatori del gruppo sono i quattro autori di Q («western teologico», a firma «Luther Blissett», pubblicato da Einaudi nel 1999) e l'autore di Havana Glam (romanzo di viaggi nel tempo, voodoo e rock'n'roll, a firma «Wu Ming 5», pubblicato da Fanucci nel 2001). Wu Ming è anche curatore e co-autore dell'autobiografia di Vitaliano Ravagli, antifascista imolese e veterano delle guerre di liberazione in Indocina (Asce di guerra, Tropea 2000 ed Einaudi Stile libero 2005). Nel 2002 ha pubblicato 54 (Stile libero, 2002, e Super ET, 2008) e nel 2003 Giap!, volume che raccoglie parte del lavoro narrativo e mitologico del collettivo tra il 2000 e il 2003 (Einaudi). Nel 2007 Wu Ming ha pubblicato il romanzo Manituana per Einaudi Stile libero (nuova edizione nei «Super ET», 2009) e nel 2008 ha scritto un racconto per l'antologia Crimini italiani. Nel 2009 è uscito New Italian Epic (Einaudi Stile libero) dedicato al dibattito sul NIE, che è possibile seguire anche sul sito carmillaonline.com
Wu Ming cura una newsletter telematica gratuita, Giap. Ci si può iscrivere dal sito www.wumingfoundation.com

"New Italian Epic"
di Wu Ming
2009
Stile libero
EINAUDI
pp. XIV-208
euro 14,50
ISBN 8806196782

martedì 24 febbraio 2009

"Qui è proibito parlare" di Boris Pahor

Piazza Grande era vuota, smarrita, dominata da una lieve brezza che con abile astuzia riusciva a raggirare l'estate. Sui chiaroscuri della facciata del palazzo comunale le ombre si andavano addensando, le due statue di Mihec e Jakec impugnavano immobili il martello, pronte a lasciarlo cadere sulla campana di bronzo al momento opportuno...

Principale porto dell'impero austro-ungarico, Trieste aveva visto cobitare per secoli culturi diverse. Integrata nel Regno d'Italia alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo non solo sul suolo italiano ma anche in Europa, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire. E' in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Alle spalle ha una storia familiare dolorosa, e ora, a Trieste, cerca un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova e il rancore per un mondo che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l'incontro con Danilo sul molo del porto a segnare la svolta della sua vita. Maturo e determinato, l'uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino della resistenza al fascimo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell'amore. Abbandonandosi a una passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un'intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a trovare la forza di prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le conseguenze.

Boris Pahor: nato nel 1913 a Trieste dove vive tuttora, dopo la laurea a Padova ha insegnato Lettere italiane e slovene nella città giuliana. Durante la seconda guerra mondiale ha collaborato con la resistenza antifascista slovena ed è stato deportato nei campi di concentramento nazisti, esperienza che lo ha segnato fortemente e di cui si trova traccia in gran parte della sua ricchissima produzione letteraria. I suoi libri, scritti in sloveno, sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo e perfino in esperanto. Segnalato più volte all’Accademia di Svezia che assegna il Nobel per la letteratura, insignito nel 1992 del Premio Preseren, il massimo riconoscimento sloveno, per la sua attività letteraria, già nominato in Francia Officier de l’Ordre des Arts e des Lettres dal ministero della Cultura, nel 2007 Boris Pahor ha ricevuto la Legion d’Onore da parte del presidente della Repubblica francese. In italiano, oltre a Necropoli (Fazi Editore 2008), sono stati pubblicati Il rogo nel porto, La villa sul lago e Il petalo giallo. Nel 2008 Boris Pahor ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia, il Premio Napoli e il Premio Latisana per il Nordest e Necropoli è stato nominato “Libro dell’anno” di Fahreneit – Radio 3.


"Qui è proibito parlare"
di Boris Pahor
traduzione di Martina Clerici
collana: le strade
pagine 352
ISBN 978-88-8112-178-6
2009
prezzo in libreria € 19,00

lunedì 23 febbraio 2009

"Credere all'invisibile" di Cesare Viviani

Ha conservato il suo colore rosa il fiore nel buio della notte.
Quando una lama lo tagliò non ci fu terrore, non ci fu dolore,
per il fiore fu come un improvviso colpo di vento.


Con questa sua nuova raccolta Cesare Viviani fa un passo ulteriore nel percorso di ascolto e di meditazione che caratterizza i suoi ultimi libri. La forma è più immediata. Sono poesie brevi, con una sola voce, affabile e colloquiale anche nel proporre temi elevati, come i limiti dell'umano, la pulsione all'autenticità, il confronto con l'angoscia della fine.
L'«invisibile» di Viviani non è qualche cosa di trascendente, ma è ciò che, innervato nella concretezza della natura, resta indecifrabile, incomprensibile, irriconoscibile. E dunque credere, più che l'oggettivazione di una fede, è rispettare, accettare, affidarsi alla vita. In questi versi diretti e spesso sorprendenti per clausole inattese, la via maestra è l'umiltà: rinunciare alla presunzione umana significa trovare il giusto posto di se stessi e delle cose, e sapere che tutte le esperienze, anche quelle estreme, fanno parte di un ciclo e non hanno niente di eccezionale: sono natura.
Sotterranea e parallela al discorso cosmico-esistenziale, scorre una riflessione poetica in cui il medesimo atteggiamento interiore vede con distacco ogni ironia narcisistica e abilità verbale: perché un animale nel suo habitat - dicono i versi di una poesia significativamente dedicata a Mario Luzi - è più vicino all'«invisibile» di qualsiasi ambiziosa invenzione letteraria.

Cesare Viviani è nato a Siena nel 1947. Vive a Milano. I suoi libri di poesia sono: L'ostrabismo cara (Feltrinelli 1973), Piumana (Guanda 1977), L'amore delle parti (Mondadori 1981), Summulae 1966-1972 (Scheiwiller 1983), Merisi (Mondadori 1986), Preghiera del nome (Mondadori 1990, premio Viareggio), L'opera lasciata sola (Mondadori 1993), Cori non io 1975-1977 (Crocetti 1994), Una comunità degli animi (Mondadori 1997), Silenzio dell'universo (Einaudi 2000), Passanti (Mondadori 2002), La forma della vita (Einau-di 2005), Credere all'invisibile (Einaudi 2009) e un'antologia dei suoi testi poetici, Poesie, uscita negli Oscar Mondadori nel 2003. Tra i suoi libri di saggistica letteraria: La voce inimitabile (il melangolo 2004).

"Credere all'invisibile"
di Cesare Viviani
2009
Collezione di poesia
EINAUDI
pp. 98
ISBN 8806192701

domenica 22 febbraio 2009

"La frattura originaria" di Ines Testoni

Psicologia della mafia tra nichilismo e omnicrazia

Il libro analizza la struttura di ideologie e sistemi di ragione che – nell’Occidente indicato da Severino come nichilismo che prima pensa la verità indubitabile poi la sua crisi irreversibile – radicalizza la frattura nei rapporti di genere, tra intimità e politica. Nello spazio della grecità, in cui accadono rivoluzioni essenziali – pólis, democrazia, coscienza tragica, storiografia – emerge l’apparire dell’ontologia che strappa il senso del vivere e del morire al mito, gettando nel terrore la loro rappresentazione e quindi lo stesso significato del nascere. Per tale angoscia, la precedente condizione della donna è rimasta incagliata alla soglia della tragedia, tanto che ancor oggi la massa femminile sembra psicologicamente incapace di farsi carico delle implicazioni che una cultura di cui l’uomo è stato l’unico interprete comporta in termini di violenza. Il testo rintraccia in quell’empasse la causa dell’attuale situazione di squilibrio sociale nelle differenze di genere. La mafia viene intesa come anticultura che, per potere di sfruttamento e fini di lucro, tramite ideologie in declino che mantengono la donna in uno stato di subordinata idiozia, dissipa le sue volontà di crescita, facendo perno sul bisogno di appagamento dei bisogni primari dell’animale umano. La risoluzione è rintracciata nella rivoluzione che la donna può adesso! attuare elaborando la colpa della maternità a partire dal sapere razionale dell’“eternità” e del senso dell’“esser già da sempre salvi”.

Ines Testoni, professoressa di Psicologia sociale all’Università di Padova, centra il nucleo della propria ricerca sul nesso cultura-sofferenza giungendo a sostenere la necessità di fondare la ricerca psicologica sulla riflessione sistematica che solo la filosofia garantisce. È autrice di numerosi articoli scientifici e di una decina di testi, tra i quali: Psicologia del nichilismo (1997), Il dio cannibale. Anoressia e culture del corpo (2001), Il sacrificio del corpo (2002), Autopsia filosofica. Il momento giusto per morire tra suicidio razionale ed eternità (2007).


"La frattura originaria"
Psicologia della mafia tra nichilismo e omnicrazia
di Ines Testoni
Prefazione di Emanuele Severino
LIGUORI EDITORE
ISBN: 978-88-207-4155-6
eISBN: 978-88-207-4246-1
ed.: 2008
pp.: 368
€ 25,50
€ 13,50

sabato 21 febbraio 2009

"Profondo nero" di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

MISTERO ITALIANO
MATTEI, DE MAURO, PASOLINI: UN’UNICA PISTA.


“La Loggia P2 è stata fondata da Eugenio Cefis che l’ha gestita fino a quando è rimasto presidente della Montedison.”
Secondo una nota riservata del Sismi agli atti dell’inchiesta di Pavia del pm Vincenzo Calia.

“Forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese.”
Amintore Fanfani.

“Per me i partiti sono come taxi. Salgo, pago la corsa e scendo.”
Enrico Mattei.

Le carte dell’inchiesta del pm Vincenzo Calia, conclusasi nel 2004, gli atti del processo De Mauro in corso a Palermo, nuove testimonianze (tra cui l’intervista inedita a Pino Pelosi, che per la prima volta fa i nomi dei suoi complici) e un’approfondita ricerca documentale hanno permesso agli autori di mettere insieme i tasselli di questo puzzle occulto che attraversa la storia italiana fino alla Seconda Repubblica.

Rimane una domanda: dove è finito l’Appunto 21 di Petrolio misteriosamente scomparso?

Eccolo il mistero italiano. Il giornalista De Mauro e lo scrittore Pasolini avevano in mano le informazioni giuste per raccontare la verità sul volto oscuro del potere in Italia, con nomi e cognomi.

Erano gli anni Settanta.

Il primo stava preparando la sceneggiatura del film di Francesco Rosi sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni che osò sfidare le compagnie petrolifere internazionali. Il secondo stava scrivendo il romanzo Petrolio, una denuncia contro la destra economica e la strategia della tensione, di cui il poeta parlò anche in un famoso articolo sul “Corriere della Sera” (“Cos’è questo golpe”).

(tratto da www.chiarelettere.it)


Giuseppe Lo Bianco è caposervizio all’Ansa di Palermo. Ha scritto anche per “Il Giornale di Sicilia” e “L’Ora” e oggi collabora con “L’espresso” e “Micro-Mega”.

Sandra Rizza ha lavorato come cronista giudiziaria all’Ansa di Palermo. Ha esordito a “L’Ora” e scritto anche per “Panorama”, “La Stampa” e “il manifesto”. Oggi collabora con “L’espresso” e “MicroMega”.

Insieme hanno scritto RITA BORSELLINO. LA SFIDA SICILIANA (2006) e IL GIOCO GRANDE. IPOTESI SU PROVENZANO (2006), pubblicati da Editori Riuniti. Sono autori de L’AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO (Chiarelettere 2007, tre edizioni, 25.000 copie).

"Profondo nero"
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
Chiarelettere Editore
Principio Attivo
pagine 310
prezzo 14,60

venerdì 20 febbraio 2009

"Dalle oligarchie alla democrazia partecipata" di Piero Di Giorgi

In un’ottica sistemica, in cui interagiscono politica, economia, psicologia, sociologia, antropologia, una riflessione sui temi della globalizzazione, della crisi della politica e della democrazia.

Questo libro discute le tematiche della globalizzazione, della crisi della politica e della democrazia in un’ottica sistemica, facendo interagire discipline diverse. L’autore si sofferma sul tema della democrazia partecipativa. La storia è stata finora una storia di élites. Oggi di fronte alla crisi della rappresentanza occorre lavorare per cercare di costruire un’esperienza inedita di democrazia dal basso. La ideologia liberista sta mostrando, nelle dimensioni attuali della crisi finanziaria, la fragilità della sua mitologia. Per questa e per altre ragioni ci troviamo di fronte al rischio di una catastrofe ambientale e antropologica. Le decisioni sono prese da oligarchie formate da qualche centinaio di persone, le cui scelte agiscono sulla qualità della vita di miliardi di persone. La globalizzazione neoliberista non è soltanto nemica delle classi più deboli, mette addiruttura a rischio la stessa vita dell’umanità. Serve un grande sforzo per creare un’economia alternativa che privilegi i beni comuni e garantisca i diritti umani fondamentali; e una teoria sociale, che realizzi una nuova sintesi tra persona e comunità, tra diritti civili e sociali, tra democrazia politica ed economica. La crisi che minaccia la democrazia è soprattutto la sfiducia e l’indifferenza delle persone. Dobbiamo pertanto riscoprire il legame sociale che tiene insieme gli uomini. Una società in cui libertà e uguaglianza, diritti civili e diritti sociali si coniugano insieme, scaturisce dal fatto che l’uomo riconosce nell’altro uomo il suo simile, sente in se stesso l’intera umanità.

Piero Di Giorgi, nato a Mazara del Vallo (TP), ha insegnato Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Roma «La Sapienza», e successivamente Storia della psicologia e Psicopedagogia differenziale nell’Università di Palermo. Psicologo e avvocato, pubblicista e collaboratore di riviste e giornali, ha scritto tra l’altro: Il bambino e le sue istituzioni: la famiglia e la scuola, Roma 1975; Adolescenza e famiglia, Roma 1979; Il contributo di Marx alla psicologia, Roma 1983; La crisi del ruolo dei genitori, Roma 1996; L’educazione affettiva a scuola, Roma 1997; Persona, globalizzazione e democrazia partecipativa, Milano 2004.

"Dalle oligarchie alla democrazia partecipata"
di Piero Di Giorgi
Sellerio
Collana: Tutto e subito
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2364-7
Pagine: 348
Prezzo: 20.00 Euro

giovedì 19 febbraio 2009

"Dalla parte dei cattivi" di Marina Dal Ferro

Pensieri, considerazioni, urla raccolte qua e là nei confronti di un paese che sembra non sapere da dove viene e dove sta andando. Parole mai dette, rabbia inespressa di una donna qualunque che racconta come, anche nel proprio mondo, ci si possa sentire senza radici, inascoltati, violentati e soli. Flash di quotidianità crudi, senza falsi buonismi, in cui ognuno di noi si può riconoscere.


Marina Dal Ferro : nasce a Thiene nel 1953. Arrivata a 54 anni si rende conto di essere insoddisfatta del mondo che la circonda, inizia quindi a scrivere esternando la sua rabbia da tempo repressa.

Marina Del Ferro
Dalla parte dei cattivi
Considerazioni di una donna qualunque
Altromondoeditore
Prezzo: 11,00 €
Pagine: 114
Codice ISBN: 978-88-6281-274-0

Venerdì 20 febbraio Marina Dal Ferro presenterà "Dalla parte dei cattivi" al caffè Bon Bon, in Piazza Cavalieri di Vittorio veneto, 1, a Torrebelvicino (VI) (ore 20).

mercoledì 18 febbraio 2009

"Il riformismo e il suo rovescio" di Paolo Favilli

"Tutto si è compiuto velocemente. Posizioni e parole d'ordine sino a poco prima giudicate eretiche, diventavano pane quotidiano. Autori e dottrine che fino a quel momento avevano costituito il nucleo di un'educazione compatta e condivisa venivano di colpo dimenticati. Uomini e donne con alle spalle decenni di impegno appassionato, staccati d'un tratto e senza una parola dalla propria storia - dal lungo cammino che aveva prodotto la costruzione del loro "se stessi" - e fissati di colpo in una nuova identità, rispetto alla quale tutto il prima era nulla, fuori di un inservibile (e imbarazzante) accumulo di detriti".
Ecco, quello che oggi viene chiamato "riformismo" nasce da questa deflagrazione così ben descritta da Aldo Schiavone, studioso e protagonista dell'evento che tutto ha creduto di azzerare.
Il riformismo di oggi dunque, e questa è la tesi argomentata nel libro, non ha alcun elemento di continuità con il riformismo storico della tradizione socialista. Ne è invece l'esatto rovescio. Non ci troviamo di fronte "alla trasformazione o all'evoluzione di un'identità - processo di per sé naturale ed inevitabile, perché le identità sono sempre dinamiche e soggette a sviluppo - ma all'acquisizione in blocco dell'identità altrui" (G. Santomassimo).

Paolo Favilli: studioso delle culture del socialismo italiano, in particolare delle culture economiche, insegna Storia Contemporanea e Teoria della ricerca storica all'Università di Genova. È direttore del Dipartimento di Studi Umanistici. Tra i suoi libri: Il socialismo italiano e la teoria economica di Marx (Bibliopolis-Fondazione Feltrinelli, 1980), Herausgabe und Verbreitung der Werke von Karl Marx und Friedrich Engels in Italien (Schriften aus dem Karl-Marx-Haus, 1988), Il labirinto della "grande riforma". Socialismo e questione tributaria nell'Italia liberale (FrancoAngeli, 1990), Storia del marxismo italiano (dalle origini alla grande guerra) (FrancoAngeli, 1996, 20002), Marxismo e storia. Saggio sull'innovazione storiografica in Italia (1945-1970) (FrancoAngeli, 2006).

Il riformismo e il suo rovescio.
Saggio di politica e storia
di Paolo Favilli
Franco Angeli
Collana Saggi di storia
pp. 208
1a edizione 2009 (Cod.1337.17)
Prezzo: € 20,00
Codice ISBN 13: 9788856805260

martedì 17 febbraio 2009

"L'onda anomala. Alla ricerca dell'autopolitica" di AA.VV.

Il movimento studentesco "L'onda anomala" è stato, in termini di partecipazione, il più grande nella storia italiana. Scoppiato in piena crisi economica ha contribuito a cambiare il clima politico del paese, controbilanciando i tentativi di egemonia culturale della destra resi possibili anche da una sinistra scompaginata e resa inerme dalle elezioni dell'aprile 2008.
Il testo ne racconta gli sviluppi, le idee, le emozioni, le speranze e le frustrazioni, con interviste ai protagonisti, testimonianze dirette e pubblicazione dei documenti prodotti.
I saggi di intellettuali, ricercatori e studenti provano infine ad analizzare le forti diversità dell'Onda rispetto a movimenti studenteschi del passato e le trasformazioni che l'Università ha subito dopo un decennio di riforme di Centrodestra e Centrosinistra. Diversità che riguardano innanzitutto gli studenti trasformati da futuri intellettuali a precari in formazione.

Per vedere il promo clicca qui

Gli autori:
Cinzia Arruzza, Giulio Calella, Salvatore Cannavò, Daniele D'Ambra, Antonio Montefusco, Giorgio Sestili, Massimiliano Tomba, Giovanna Vertova.

"L'onda anomala. Alla ricerca dell'autopolitica".
di AA. VV.
Edizioni Alegre
144 pg.
13,00 € con Dvd in omaggio.

lunedì 16 febbraio 2009

"I miracoli della vita" di James Graham Ballard

Un grande scrittore, la sua autobiografia. L’occasione per scoprire di che cosa è fatta una ricerca di verità che dura da tutta una vita.

Tutta l’opera di James G. Ballard è un’autobiografia segreta. Utilizzando se stesso come lente su cui far convergere i raggi della contemporaneità, Ballard ha costruito una delle mappe più acute dell’immaginario tardomoderno: media landscape e geometrie dell’atrocità, tecnologia e sessualità. Ma ha sempre tenuto nascosta quella lente. Adesso la svela, in questa straordinaria autobiografia. Solo adesso, che si sente vicino alla fine, può raccontare direttamente la sua infanzia a Shanghai, i lunghi anni dell’apprendistato alla vita nel campo di prigionia di Lunghua, la morte prematura e insensata della moglie, la dedizione ai figli. Come ogni autobiografia, neanche questa racconta la “verità”, inaccessibile per definizione, ma diventa un’inestimabile chiave di lettura per tutti gli altri suoi libri.


J. G. Ballard è stato all’avanguardia della narrativa inglese. Nato nel 1930 a Shangai, dove suo padre lavorava, dopo l’attacco di Pearl Harbor è internato con la famiglia in un campo di prigionia e solo nel 1946 riesce a tornare in Inghilterra con i suoi.

"I miracoli della vita"
di James Graham Ballard
Feltrinelli
Traduzione di Antonio Caronia
Collana: I Canguri
Pagine: 240
Prezzo: Euro 17

venerdì 13 febbraio 2009

"Non vi lascerò orfani" di Daria Bignardi

Questo libro, pur raccontando una morte, parla della vita. E ci dice che è sempre meglio dare che non dare, anche quando si sbaglia. Perché in una famiglia l'unica cosa che fa davvero male è l'assenza, è il non dare, mentre il caos e il calore delle esperienze condivise rafforzano le nostre radici e la nostra identità. Attraverso il lessico famigliare, quel codice privato di parole e modi di dire che rende ogni famiglia unica, Non vi lascerò orfani racconta come può essere intensa una vita anche quando è segnata dall'ansia e dall'insicurezza.
La morte è quella di Giannarosa, la madre irruente e apprensiva: è lei l'insuperabile latinista che nel 1944, sotto i bombardamenti, incontra il giovane Ludovico. Tra loro è subito furentismo, un entusiasmo amoroso travolgente. Vico è del 1914: un uomo d'altri tempi che ama andare a caccia e fare il galante con le signore. Ed è innamorato delle due figlie femmine: la più piccola, Daria, e la maggiore Donatella, complici e sempre alleate. Poi c'è Micione, il fratello- gatto, che dorme sul televisore e sul più bello lascia cadere la coda davanti allo schermo, suscitando cori di proteste da parte della famiglia: Micione, la coda!
Daria Bignardi scava nella memoria, dove nulla va perduto e si rivelano legami inattesi: i nonni repubblicani, i parenti fascisti, lo zio santo, la casa di Castel San Pietro senza acqua calda, e ancora Ferrara, Bologna, Cingoli. Tutto - persone e luoghi - ha lasciato qualcosa. La nebbia della pianura padana, Jesus Christ Superstar, Contadin Fortunato, lo scheletro del soldato tedesco in cantina, il gatto Alonzo, i fantasmi che alzano i materassi, l'occupazione della scuola e l'antenato Corrado Govoni. Persino Bengasi e Massaua hanno lasciato qualcosa, e forse è per questo che Ludovico non ne parla volentieri. E anche i Devo, Fabrizio De André e i Supertramp. Tutto è storia individuale, di una famiglia, di un'epoca: tutto ha lasciato un segno e ci ha resi ciò che siamo.
Ma ogni cosa gira intorno al rapporto complicato tra madre e figlia, che - come spesso accade - è fatto di trasporto e identificazione ma anche di bisogno di separarsi, di quella necessità di scrivere il proprio destino che spesso sta alla base dei conflitti. Come nella canzone di Claudio Lolli: "Bisogna andare fino in fondo, in fondo a tutto, in fondo a noi, in fondo agli argini del mondo, alla paura che mi fai".
Con appassionata nostalgia, in equilibrio tra commozione e divertimento, Daria Bignardi racconta una vicenda dolce e ironica, affascinante come una foto in bianco e nero, viva come un abbraccio: una storia proiettata all'improvviso sullo schermo della memoria quando la protagonista scompare. La storia di un amore più forte dell'assenza, un racconto in cui sarà inevitabile per chiunque, pur nell'assoluta singolarità della voce narrante, riconoscersi.

Daria Bignardi, giornalista e autrice di programmi televisivi, è nata a Ferrara. A ventitré anni è andata a vivere a Milano, da dove ha collaborato con molti giornali, da "Panorama" a "Sette" a "La Stampa". Dal 1991 lavora per la televisione e la radio. Ha diretto per due anni il mensile "Donna", di Hachette Rusconi. Da aprile 2005 alla fine del 2008 ha scritto e condotto il programma "Le invasioni barbariche" per La7. Scrive da diversi anni per "Vanity Fair".


"Non vi lascerò orfani"
di Darioa Bignardi
Mondadori
Anno: 2009
Collana:Scrittori italiani e stranieri
Pagine: 168
Prezzo: 17.50 €
ISBN: 978880458538

giovedì 12 febbraio 2009

"Corrispondenti di guerra" di Mario Soldati

I reportage dal fronte di Soldati, inviato dell’“Avanti!” e dell’“Unità”, tracciano un’apologia dell’esercito italiano impegnato a fianco di quello alleato all’indomani dell’armistizio. Un parziale correttivo all’immagine dei militari tutti in fuga nel «tentativo di trovare un’anima eroica alla rinascente Italia».

A cura di Emiliano Morreale

Roma, 9 settembre 1944. Al Teatro Valle si spengono le luci di scena del varietà satirico intitolato al destriero bianco di Mussolini: Il suo cavallo, per l’appunto. Nella città da poco liberata, lo spettacolo va alla meno peggio. Sembra però che il pubblico «continui a divertirsi molto alla imitazione di Mussolini fatta da Campanini». Se ne stupisce Steno: «Strano che il Duce ancora non abbia stancato». Ed è Steno che, con la collaborazione di Castellani, Soldati e Longanesi, ha messo su lo spettacolo. L’ultima scena si è chiusa. Dietro le quinte, si accende il polverone di luce che annuncia la serata mondana. Di questo nuovo e incongruo palcoscenico approfitta Soldati, per recitare la parte dell’istrione, godendo di darsi in palinodia. Si rivolge agli amici e, quasi per sfida, «annuncia che parte come inviato speciale per il fronte»: sulle piste degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione; là dove si combatte contro le truppe tedesche che, tra varie atrocità, continuano a occupare il paese, lontano da una capitale che sgangheratamente ride della sua recente pagliacciata storica e intanto crede di emanciparsi parlando un italiano lubrificato dallo slang degli Alleati: «La paffuta e dipinta dattilografa, assunta quindici giorni fa, vi risponde in cattivo italiano, esplodendo la labiale, e mangiando l’erre, come se, ormai, fosse troppo abituata a parlare questo inglese americanizzato: crede ormai di appartenere a una razza superiore e tratta quale paria il povero postulante italiano che le sta innanzi. Non appartengono a questa classe di servi… i primi italiani combattenti a fianco degli alleati». Le corrispondenze di guerra, scritte per l’«Avanti!» e per «l’Unità», edite e inedite, in parte raccolte dallo stesso Soldati ma mai date in volume, sono il necessario complemento del libretto Fuga in Italia, pubblicato nel 1947: il libro edito racconta «una disavventura picaresca ed antieroica», una prima «fuga» da Roma, nel generale sbandamento succeduto all’armistizio fra l’Italia e gli angloamericani, e alla dispersione dell’esercito italiano; questo libro inedito è una seconda «fuga» da Roma, nel «tentativo di trovare un’anima eroica alla rinascente Italia». La prosa è rapida, sobria e ritenuta. Sulla pagina, una compassionante tenerezza per gli umili e onesti fanti di un eroismo che rifugge il monumento, muove le parole verso un’affinità con la spoglia poesia di Saba; e assimila i travet dell’esercito ai tenaci muli: animali fraterni dal «naso camuso quasi semita», che con i soldati condividono, nelle comuni fatiche della guerra, il più dignitoso dei contegni. Talvolta la pagina si arruffa, e accoglie echi da Campana. «Le vele le vele le vele», del poeta, schioccano dentro «le sigle le sigle le sigle» del reporter. Salvatore Silvano Nigro

Mario Soldati è nato a Torino nel 1906 ed è morto a Tellaro, La Spezia nel 1999. Questa casa editrice ha pubblicato 24 ore in uno studio cinematografico (1985), America primo amore (2003), I racconti del Maresciallo (2004), La verità sul caso Motta (2004), Fuga in Italia (2004), La giacca verde (2005), La finestra (2005), Il padre degli orfani (2006), Cinematografo (2006), Un viaggio a Lourdes (2006), L'amico gesuita (2008) e ah! il Mundial! (2008).



Corrispondenti di guerra
di Mario Soldati
Sellerio Editore
Collana: La memoria
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2357-4
Pagine: 136
Prezzo: 10.00 Euro

mercoledì 11 febbraio 2009

"Il trucco della bellezza" di Laura Bruzzaniti


Creme, compresse e trattamenti viaggio tra gli inganni della pubblicità

Incalzati dalla pubblicità, siamo facilmente preda di dubbi e sensi di colpa. Stiamo assumendo abbastanza vitamine? Stiamo prendendo abbastanza minerali? Siamo stanchi, stressati, nervosi e la vita sembra così difficile... non sarà una carenza di magnesio? Stiamo incrementando a sufficienza le difese naturali dei nostri figli con un probiotico ogni mattina?

I "venditori di bellezza" ce ne promettono di tutti i colori: di farci dimagrire dormendo, di toglierci le rughe, di far sparire per sempre la cellulite, di ridarci i capelli. Ci vendono pillole per far crescere il seno e pasticche per appiattire l'addome. Tutti inganni o, per dirla con il gergo della pubblicità, tutte "iperboli pubblicitarie". A colpi di poster, opuscoli, spot televisivi e messaggi sui giornali, l'industria della bellezza ci convince che non siamo abbastanza belli, e poi ci tranquillizza con la promessa di soluzioni semplici e veloci. E noi continuiamo a comprare promesse di bellezza pronta in scatola, in pasticche, in tubetto.

Perché ci vogliamo credere, perché la pubblicità si ammanta di scientificità e fa riferimento a test clinici e percentuali di efficacia, ci rassicura mostrando medici in camice bianco e persone soddisfatte dei risultati. Ci crediamo perché sempre più spesso i prodotti dei miracoli sono venduti in farmacia, e spesso li confondiamo con i farmaci. Ma soprattutto, ci crediamo perché nessuno ci avverte che sono illusioni. Ogni anno sono moltissime le pubblicità di prodotti di bellezza giudicate ingannevoli ma nessun giornale o programma televisivo ci informa; perché quello della pubblicità ingannevole è un grande segreto che nessuno ha interesse a divulgare. Così, nel silenzio generale, l'industria della bellezza continua ad attirarci con false promesse e noi continuiamo a comprare anticellulite che non combattono la cellulite, creme antirughe che in realtà sono semplici creme idratanti, pasticche per dimagrire che nel migliore dei casi non danno risultati e talvolta possono persino risultare nocive.


Laura Bruzzaniti: giornalista, si occupa di diritto dei consumatori, pubblicità, consumi e nuove tendenze di mercato. Scrive per il settimanale “Il Salvagente” e ha collaborato con “Liberazione”. Ha lavorato per i servizi di consulenza legale e informazioni ai cittadini della Commissione europea a Roma “Europe Direct” e a Londra “Euro Jus”.


IL TRUCCO DELLA BELLEZZA
di Laura Bruzzaniti
Edizioni Nuovi Mondi
Pagine 192
Formato 14 x 21
ISBN 978-88-89091-60-9
Prezzo in libreria: 10,50€

martedì 10 febbraio 2009

"La questione immorale" di Bruno Tinti

“Se oggi c'è un problema della democrazia in Italia, è più un problema di principi che di istituzioni... Dobbiamo essere democratici sempre in allarme."Norberto Bobbio, “Risorgimento”, 1958

Il problema più urgente: riformare la giustizia. Separazione delle carriere, non obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità civile dei magistrati, blocco delle intercettazioni telefoniche. Più che l’efficienza della giustizia ai politici sembra stare a cuore il controllo dei magistrati e la garanzia dell’impunità.

Questo libro spiega il come e il perché. Basta togliere l’iniziativa al pm e metterlo alle dipendenze del potere politico. O gli si può togliere il controllo della polizia giudiziaria. O limitare le intercettazioni. Mentre polizia, servizi e quindi il governo per motivi di sicurezza possono intercettare migliaia di cittadini. Un enorme archivio segreto. E nessuno dice niente.

In realtà molto si potrebbe fare per rendere più efficiente la giustizia. Subito. Tinti lo dimostra. E tutti lo sanno. Ma una giustizia che funzioni veramente fa troppa paura.

Bruno Tinti è stato Procuratore aggiunto presso la Procura di Torino. Dal dicembre 2008 ha lasciato la Magistratura. Ora, come dice lui, fa il cantastorie: scrive e racconta quello che ha imparato riguardo a leggi, politica, giustizia. Nel 2007 ha pubblicato con successo il libro Toghe rotte (ChiareLettere, 85mila copie), che è anche il titolo del suo fortunato blog sulla giustizia.


La questione immorale
di Bruno Tinti
Chiarelettere editore
Collana: reverse
Pagine: 205
euro 13,60

Il prossimo 23 febbraio Bruno Tinti presenterà "La questione immorale" nel corso della trasmissione televisiva "Le storie, diario italiano", condotta da Corrado Augias, in onda su Rai Tre, alle ore 12.45.

lunedì 9 febbraio 2009

"Storia di me" di Roberto Zaccagnini

Le canzoni in qualunque ordine si leggano daranno sempre e comunque lo stesso significato alla storia.

Storia di me è una raccolta di poesie in metrica, quindi canzoni da musicare, oltre a due racconti di fantasia. Il tutto è autobiografico. Le canzoni in qualunque ordine si leggano daranno sempre e comunque lo stesso significato alla storia. Molto spesso si percorrono più strade. Quella reale, di questo tempo, e quelle parallele. Chiamiamole pure immaginarie.

Roberto Zaccagnini è nato a Roma nel 1964. Ha iniziato a scrivere poesie all'età di dieci anni. Fin dall'adolescenza compone testi di canzoni. Ha collaborato con i gruppi musicali Rent, Axelle per l'incisione dei rispettivi album. Storia di me è la sua prima opera letteria pubblicata.

Il libro verrà presentato giovedì 19 febbraio, alle ore 18,30 presso la FNAC, all'interno del centro commerciale "Porta di Roma", in via delle Vigne 201, a Roma. Sarà presente l'autore.

"Soria di me"
di Roberto Zaccagnini
AltroMondo Editore
Prezzo: 16,00 €
Pagine: 206
Codice ISBN: 978-88-6281- 256-6

martedì 3 febbraio 2009

"Il giornale invisibile" di Sergej Dovlatov

Negli anni Ottanta il periodico in lingua russa fondato a New York da Dovlatov inaugura una stagione di grande successo. Un lungo racconto su quella attività giornalistica, una sorta di testamento esistenziale in cui si intrecciano vita e letteratura.

A cura di Laura Salmon

In Russia, dov’era nato e vissuto in età comunista, e in America dov’erano stati pubblicati i suoi libri durante l’esilio finale, Dovlatov è considerato un classico. I suoi romanzi e i suoi racconti sono infatti ritenuti la migliore testimonianza letteraria dell’Homo sovieticus d’epoca poststaliniana, quando cioè alla cupa tragedia del totalitarismo si andava sostituendo l’assurdo comico di una società in irreversibile autoconsunzione. Una situazione che – secondo Dovlatov – produceva una umanità caratteristica, esaltando all’eccesso quel certo anarchismo estetizzante, quel ribellismo individualistico, e soprattutto l’immensa riserva di autoironia propri del popolo russo, o almeno di quello spezzone di Russia in cui Dovlatov si ambientava, fatto di intellettuali e pseudo tali, dalla vita alcolica e picaresca, sempre sospesi tra il dissenso e il desiderio di sbarcare il lunario con il minimo di fatica. Personaggi che sembrano il fortunato innesto sul tronco del grande umorismo classico russo di una poetica dell’emarginazione alla Charles Bukowski. Scene di coinvolgente comicità, fatte di quadri staccati tenuti insieme in collages estremamente naturali, volti a rappresentare il caos insito nella condizione umana; storie sempre autobiografiche, allegramente pessimistiche, quasi che la vecchia URSS fosse lo scenario più adatto a esprimere l’assurdo dell’esistenza. Con un’attenzione spasmodica verso il linguaggio reale; tanto che i suoi dialoghi sono detti «una fotografia del linguaggio»: quindi la più pura raffigurazione di un tipo umano quale distillato da circostanze storicamente irripetibili. Nel Giornale invisibile si racconta di ciò che succede tra russi intorno al tentativo di fondare un periodico a New York, per la colonia degli immigrati. Perché l’Homo sovieticus, in patria o in esilio resta tale in realtà, come se fosse, assai più che il frutto di una società storica, una delle alternative dell’essere uomini. E tra le più divertenti a osservarla.

Sergej Dovlatov (1941-1990), nato da una famiglia di gente di spettacolo, dopo una giovinezza sregolata si dedicò al giornalismo, lavorando per giornali di provincia, dai quali veniva regolarmente licenziato per indisciplina. Nel 1978 emigrò negli Stati Uniti, dove furono pubblicati i suoi racconti e romanzi, prevalentemente a sfondo autobiografico, «commedie autobiografiche» pervase di umorismo instancabile e classicamente russo. Di Dovlatov, questa casa editrice ha pubblicato Straniera (1991, 1999), La valigia (1999), Compromesso (1996, 2000), Noialtri (2000), Regime speciale (2002), Il Parco di Puškin (2004), La marcia dei solitari (2006) e Il libro invisibile (2007).


"Il giornale invisibile"
di Sergej Dovlatov
Sellerio Editore
Titolo originale: Nevidimaja gazeta
Lingua Originale: russo
Collana: La memoria
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2251-9
Pagine: 180
Prezzo: 7.70 Euro