È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista, ma il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Un lavoro che è stato definito dal “Guardian” “Il libro più importante dell’anno.”
In una società c’è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All’origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza.
Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati.
Ne emerge un’inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l’effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale.
La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo, contro il modello di sperequazione offerto da paesi come Stati Uniti e Inghilterra, non a caso baricentro di una terribile crisi economica e sociale.
Kate Pickett è Senior Lecturer all’University of York e lavora presso il National Institute for Health Research. Ha studiato Antropologia a Cambridge, Scienze nutrizionali alla Cornell ed Epidemiologia a Berkeley, prima di lavorare per quattro anni come assistant professor alla University of Chicago.
Richard Wilkinson ha studiato Storia economica alla London School of Economics, prima di specializzarsi in Epidemiologia. È professore emerito alla University of Nottingham Medical School e professore onorario allo University College di Londra. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre dieci lingue.
"La misura dell'anima"
Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici
di Kate Pickett e Richard Wilkinson
Traduzione: Adele Oliveri
Collana: Serie Bianca
Pagine: 304
Prezzo: Euro 18
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