Questi racconti di Turi Vasile sono scritti in pienezza di luce. Il vecchio io autobiografico de L’Ombra torna a essere, per le misteriose metamorfosi del destino umano, un bambino ammalato di nostomanìa, abbacinato nell’eden di una Messina che sempre risorge, come l’Araba fenice, dalle sue ceneri.
Non c’è scrittore in Italia altrettanto disarmato e disarmante, ché la mano di Vasile, nel mentre scrive, anziché chiudersi, si apre, mostrando ogni linea, ogni vena. Non ci sono segreti, in questi racconti; e anche la vita fuggitiva, e il mistero della morte e del dolore, sono accettati con bonomia, con lacrime di bambino con la faccia di vecchio. I racconti di Vasile sono aperti come un ventaglio.
Tutto vi è detto con pudore e sincerità: la disperazione per la moglie Silvana, chiusa nella torre della malattia; l’affanno degli anni, che hanno perso la giovanile dispnea causata dalla “lissa”, e hanno trovato l’altra dispnea, quella di chi ha il cuore malato; i tanti ricordi che risorgono intatti da un luogo che non esiste, se non nell’anima; la certezza barcollante per un Dio che solo in quanto “essere” pensabile diviene possibile.
Con questo memoriale lirico e familiare, Turi Vasile scrive uno dei suoi libri più commoventi. E, nonostante in uno dei racconti più belli di questa raccolta un uomo perda la propria ombra, solo alla fine quest’uomo capirà che, senza la propria ombra, si muore per davvero. L’ombra è su di noi, e dobbiamo portarla addosso come un doppio siamese. Sono pochi gli scrittori che sanno “dialogare con le ombre” come Vasile – e, sempre, anche i morti sembrano vivi, nei suoi racconti. Aleggia sull’opera di questo scrittore un nuovo mito, quello di Margite, colui che sapeva fare tutto, ma tutto faceva male.
È, chiaramente, una riconferma del grande mito dello scrittore come dilettante. Senza grancasse e senza sociologia – sorretto soltanto da una lingua tersa e immediata, da un’attitudine al sogno che lo pone al fianco dei grandi lirici greci, e da un’attenzione al quotidiano miracolosa, e all’epifanico dettaglio minimo – Vasile si riconferma uno dei nostri grandi scrittori, proprio perché raramente s’era vista così tanta luce nella disperazione, sia pure addolcita da lontani gesti perduti, e da un Dio lontano che, in certi momenti, sembra avere la stessa faccia del suo buon padre. A.D.C.
«Con questa nuova raccolta di racconti, Turi Vasile scrive uno dei suoi libri più commoventi. Non ci sono segreti, in questo memoriale lirico. Anche la vita fuggitiva, e il mistero della morte e del dolore, sono accettati con bonomia, con lacrime di bambino e con la faccia di vecchio. E pure se sopra ogni dolore emerge lo strazio per la moglie Silvana, ormai chiusa nella torre della malattia, siamo davanti a un Amore che miracolosamente si compie e rinnova da più sessant’anni, un Amore antico che, totale e disarmante, pur crescendo di pari passo con l’angoscia “quella della morte che ci separerà” mai prima d’ora si era fatto portatore di così tanta luce nella disperazione. Luce che ritroviamo nella dolce immagine giovanile di Silvana “... a specchiarsi accanto a me e a sorridermi, anticipando la resurrezione del corpo.”»
Francesca Ottaviani, redazione Hacca
Turi Vasile: regista, produttore e scrittore, ha pubblicato, tra le altre cose: Paura del vento e altri racconti (Sellerio, 1987), Un villano a Cinecittà (Sellerio, 1993), L’ultima sigaretta (Sellerio, 1996), Male non fare (Sellerio, 1997), Il ponte sullo stretto (Sellerio, 1999), La valigia di fibra (Sellerio, 2002), Morgana (Avagliano, 2007) e Silvana (Avagliano, 2008).
"L'ombra"
di Turi Vasile
EDIZIONI HACCA
Pagine: 166
Prezzo: 14,00
ISBN: 978-88-89920-32-9
Anno: agosto 2009
collana Novecento.0
sabato 12 settembre 2009
venerdì 11 settembre 2009
"I due dogmi" di Roberto Satolli e Paolo Vineis
Un invito al dialogo costruttivo tra “persone di buona volontà”, nella convinzione che la complessità dei problemi legati alla vita vieti la contrapposizione tra un campo laico arroccato nella difesa della scienza, e un campo religioso chiuso nella salvaguardia di principi astratti drammaticamente inadeguati.
La scienza si scontra sempre più spesso con posizioni che si oppongono alle sue conquiste in nome della religione o dell’etica. Il più delle volte questa opposizione si risolve in un doppio dogmatismo. Da una parte l’inflessibilità di chi, soprattutto nella gerarchia cattolica odierna, ritiene di avere accesso a una verità trascendente o comunque superiore alle conoscenze empiriche. Dall’altra si contrappone la rigidità di quanti, dall’interno del mondo scientifico, tendono a presentare le proprie conoscenze come certezze, ignorandone o fingendo di ignorarne i limiti. I guasti di queste due debolezze travestite da dogmi si vedono nel dibattito, ormai quasi quotidiano, su argomenti come il cambiamento climatico, le cellule staminali, il prolungarsi artificiale e magari indesiderato della vita e della morte. Quasi tutti abbiamo la sensazione di essere “agiti” in queste discussioni, senza mai realmente capire quali sono i fatti e quali sarebbero le decisioni giuste.
Il libro non pretende di dare risposte, ma afferma alcuni semplici presupposti che consentono di condividere un metodo di deliberazione partecipata sui temi rilevanti per la società intera. Il primo è che la scienza non è una ricetta per trovare risposte “giuste” ai dilemmi etici e politici della società contemporanea. Il secondo è che le conoscenze prodotte dalla scienza sono comunque quanto di meglio abbiamo a disposizione per illuminare (non dettare) le scelte e soprattutto per scartare le opzioni non più sostenibili.
Roberto Satolli, medico, ha lasciato la professione ospedaliera per dedicarsi interamente all’informazione e comunicazione sulla salute. Nel 1993 ha fondato l’agenzia Zelig di informazione, comunicazione e formazione medica. È responsabile dal 2001 dell’Unità operativa comunicazione e informazione nell’ambito del Sistema nazionale linee guida; membro del Consiglio direttivo del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica e del Comitato di indirizzo Cochrane italiano; presidente, dal 2005, del Comitato etico indipendente dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Tra gli ultimi suoi libri: Dizionario storico della salute (con Giorgio Cosmacini e Giuseppe Gaudenzi, Einaudi 1997), La clonazione e il suo doppio (con Fabio Terragni, Garzanti 1998), Lettera a un medico sulle cure dell’uomo (Laterza 2003). Con Feltrinelli ha pubblicato, nel 1992, Vita morte miracoli – medicina, genetica, diritto: conflitti e prospettive (con Stefano Nespor e Amedeo Santosuosso).
Paolo Vineis, medico, è professore di Epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra e professore aggiunto di Epidemiologia alla Columbia University di New York; dirige la sezione di Scienze della vita alla Fondazione ISI di Torino. Il suo campo principale di attività è la ricerca sulle cause ambientali dei tumori e l’interazione con la suscettibilità genetica. Ha pubblicato più di 400 articoli scientifici e alcuni libri: Il crepuscolo della probabilità (Einaudi 1999), Equivoci bioetici (Codice 2006). Ha curato, The Molecular Epidemiology of Chronic Diseases (con Chris Wild e Seymour Garte, Wiley 2008).
"I due dogmi"
Oggettività della scienza e integralismo etico
di Roberto Satolli e Paolo Vineis
Contributi: Ignazio Marino
FELTRINELLI
Collana: Campi del sapere
Pagine: 192
Prezzo: Euro 16
La scienza si scontra sempre più spesso con posizioni che si oppongono alle sue conquiste in nome della religione o dell’etica. Il più delle volte questa opposizione si risolve in un doppio dogmatismo. Da una parte l’inflessibilità di chi, soprattutto nella gerarchia cattolica odierna, ritiene di avere accesso a una verità trascendente o comunque superiore alle conoscenze empiriche. Dall’altra si contrappone la rigidità di quanti, dall’interno del mondo scientifico, tendono a presentare le proprie conoscenze come certezze, ignorandone o fingendo di ignorarne i limiti. I guasti di queste due debolezze travestite da dogmi si vedono nel dibattito, ormai quasi quotidiano, su argomenti come il cambiamento climatico, le cellule staminali, il prolungarsi artificiale e magari indesiderato della vita e della morte. Quasi tutti abbiamo la sensazione di essere “agiti” in queste discussioni, senza mai realmente capire quali sono i fatti e quali sarebbero le decisioni giuste.
Il libro non pretende di dare risposte, ma afferma alcuni semplici presupposti che consentono di condividere un metodo di deliberazione partecipata sui temi rilevanti per la società intera. Il primo è che la scienza non è una ricetta per trovare risposte “giuste” ai dilemmi etici e politici della società contemporanea. Il secondo è che le conoscenze prodotte dalla scienza sono comunque quanto di meglio abbiamo a disposizione per illuminare (non dettare) le scelte e soprattutto per scartare le opzioni non più sostenibili.
Roberto Satolli, medico, ha lasciato la professione ospedaliera per dedicarsi interamente all’informazione e comunicazione sulla salute. Nel 1993 ha fondato l’agenzia Zelig di informazione, comunicazione e formazione medica. È responsabile dal 2001 dell’Unità operativa comunicazione e informazione nell’ambito del Sistema nazionale linee guida; membro del Consiglio direttivo del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica e del Comitato di indirizzo Cochrane italiano; presidente, dal 2005, del Comitato etico indipendente dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Tra gli ultimi suoi libri: Dizionario storico della salute (con Giorgio Cosmacini e Giuseppe Gaudenzi, Einaudi 1997), La clonazione e il suo doppio (con Fabio Terragni, Garzanti 1998), Lettera a un medico sulle cure dell’uomo (Laterza 2003). Con Feltrinelli ha pubblicato, nel 1992, Vita morte miracoli – medicina, genetica, diritto: conflitti e prospettive (con Stefano Nespor e Amedeo Santosuosso).
Paolo Vineis, medico, è professore di Epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra e professore aggiunto di Epidemiologia alla Columbia University di New York; dirige la sezione di Scienze della vita alla Fondazione ISI di Torino. Il suo campo principale di attività è la ricerca sulle cause ambientali dei tumori e l’interazione con la suscettibilità genetica. Ha pubblicato più di 400 articoli scientifici e alcuni libri: Il crepuscolo della probabilità (Einaudi 1999), Equivoci bioetici (Codice 2006). Ha curato, The Molecular Epidemiology of Chronic Diseases (con Chris Wild e Seymour Garte, Wiley 2008).
"I due dogmi"
Oggettività della scienza e integralismo etico
di Roberto Satolli e Paolo Vineis
Contributi: Ignazio Marino
FELTRINELLI
Collana: Campi del sapere
Pagine: 192
Prezzo: Euro 16
giovedì 10 settembre 2009
"Murad Murad" di Suad Amiry
"Cosa abbiamo fatto nelle ultime dieci stramaledette ore? Perché ci hanno sparato? Perché ci hanno rincorsi, picchiati e arrestati se siamo ancora “dalla nostra parte”, sulla nostra terra, sul versante della Cisgiordania? Se il muro separa la Palestina da Israele, perché ci molestano in casa nostra?" L’avventura di un gruppo di palestinesi alla ricerca di lavoro clandestino in terra di Israele.
Cambiare sesso. Suad Amiry sa benissimo che è questo l’unico modo per raccontare la paradossale condizione dei lavoratori palestinesi costretti a superare il confine con Israele per trovare lavoro. E così fa. Suad si traveste da uomo e raggiunge nottetempo un villaggio vicino a Ramallah da dove comincia il suo viaggio, lungo le strade costeggiate di olivi che conducono in Israele, insieme al fido Mohammad, a Murad – sfrontato, grezzo, tamarro, un ragazzo come tanti – e ai loro amici. Ridono, scherzano, parlano del lavoro che, forse, li aspetta al di là del confine, ma la testa è sempre altrove: ai soldati israeliani che potrebbero arrestarli da un momento all’altro, alla diffida che riceverebbero se venissero presi e che sancirebbe una “carcerazione preventiva”, alla pallottola sparata da qualche cecchino nascosto tra gli alberi.
Quando, dopo una marcia sulle colline e una serie di traversie, riescono infine a superare il muro e a mettere piede in Israele, è tardi: il lavoro non c’è più. Si confondono con i civili israeliani e salgono su un autobus per cominciare il viaggio di ritorno verso casa. Davanti a loro un paesaggio non ignoto ma visto forse per la prima volta con occhi diversi: tutto quello che era stato “palestinese” non c’è più, non c’è più memoria dell’architettura, delle coltivazioni, della vita quotidiana di un popolo che lì è vissuto per secoli.
Suad Amiry è un’architetta palestinese, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah. Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Dal 1981 insegna archittettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese.
"Murad Murad"
di Suad Amiry
FELTRINELLI
Traduzione: Maria Nadotti
Collana: Varia
Pagine: 176
Prezzo: Euro 14,5
In libreria dal 9 settembre 2009
Appuntamenti con Suad Amiry:
- incontro con l'autrice per la presentazione del nuovo libro "Murad Murad" l' 01/10/2009, alle ore 18.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica, Galleria Colonna 31/35 a Roma.
- incontro con l'autrice per la presentazione del libro "Murad Murad" il 02/10/2009, alle ore 18.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica, Piazza dei Martiri a Napoli.
- "La scrittura al tempo della guerra". Incontro con l'autrice al Festival Internazionale, il 03/10/2009, alle ore 11.30, presso il Cinema Apollo a Ferrara.
Cambiare sesso. Suad Amiry sa benissimo che è questo l’unico modo per raccontare la paradossale condizione dei lavoratori palestinesi costretti a superare il confine con Israele per trovare lavoro. E così fa. Suad si traveste da uomo e raggiunge nottetempo un villaggio vicino a Ramallah da dove comincia il suo viaggio, lungo le strade costeggiate di olivi che conducono in Israele, insieme al fido Mohammad, a Murad – sfrontato, grezzo, tamarro, un ragazzo come tanti – e ai loro amici. Ridono, scherzano, parlano del lavoro che, forse, li aspetta al di là del confine, ma la testa è sempre altrove: ai soldati israeliani che potrebbero arrestarli da un momento all’altro, alla diffida che riceverebbero se venissero presi e che sancirebbe una “carcerazione preventiva”, alla pallottola sparata da qualche cecchino nascosto tra gli alberi.
Quando, dopo una marcia sulle colline e una serie di traversie, riescono infine a superare il muro e a mettere piede in Israele, è tardi: il lavoro non c’è più. Si confondono con i civili israeliani e salgono su un autobus per cominciare il viaggio di ritorno verso casa. Davanti a loro un paesaggio non ignoto ma visto forse per la prima volta con occhi diversi: tutto quello che era stato “palestinese” non c’è più, non c’è più memoria dell’architettura, delle coltivazioni, della vita quotidiana di un popolo che lì è vissuto per secoli.
Suad Amiry è un’architetta palestinese, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah. Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Dal 1981 insegna archittettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese.
"Murad Murad"
di Suad Amiry
FELTRINELLI
Traduzione: Maria Nadotti
Collana: Varia
Pagine: 176
Prezzo: Euro 14,5
In libreria dal 9 settembre 2009
Appuntamenti con Suad Amiry:
- incontro con l'autrice per la presentazione del nuovo libro "Murad Murad" l' 01/10/2009, alle ore 18.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica, Galleria Colonna 31/35 a Roma.
- incontro con l'autrice per la presentazione del libro "Murad Murad" il 02/10/2009, alle ore 18.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica, Piazza dei Martiri a Napoli.
- "La scrittura al tempo della guerra". Incontro con l'autrice al Festival Internazionale, il 03/10/2009, alle ore 11.30, presso il Cinema Apollo a Ferrara.
martedì 8 settembre 2009
"Piccolo dizionario del cinema" di Marie-Thérèse Journot
Da «saturazione» a «stacco», a «zoom», da «acusmatico» a «diegesi», a «Dogma»: oltre 500 lemmi cinematografici, corredati da una spiegazione sintetica e accessibile anche al profano. Questo piccolo dizionario di Marie-Thérèse Journot vuole essere uno strumento di uso quotidiano, pratico ed essenziale, per chi non soltanto desidera conoscere il significato dei termini tecnici ma si propone anche di acquisire le nozioni di base della storia e della critica del cinema.
Marie-Thérèse Journot insegna all’Università della Sorbonne Nouvelle - Paris III.
"Piccolo dizionario del cinema"
di Marie-Thérèse Journot
ED. LINDAU
Collana «Strumenti»
ISBN 978-88-7180-709-6
Pagine 208
Euro 14,50
Marie-Thérèse Journot insegna all’Università della Sorbonne Nouvelle - Paris III.
"Piccolo dizionario del cinema"
di Marie-Thérèse Journot
ED. LINDAU
Collana «Strumenti»
ISBN 978-88-7180-709-6
Pagine 208
Euro 14,50
lunedì 7 settembre 2009
"Santa Mafia" di Petra Reski
Così svelo la Gomorra tedesca – "Se andiamo avanti così in pochi anni la ’ndrangheta si mangia la Germania”. Petra Reski ha i titoli per dirlo: da vent’anni scrive articoli sulle cosche. Ora però il suo ultimo libro è diventato un caso. Scomodo anche per lei.
– Io Donna, Corriere della Sera
Petra descrive gli affari dei mammasantissima della ’ndrangheta in Italia e nel suo paese: alberghi, pizzerie, strutture di lusso ma anche finanziarie, conti correnti e investimenti. Fa nomi e cognomi dei boss e dei loro referenti e protettori politici, descrive i raffinati meccanismi del riciclaggio raccogliendo inchieste fatte in Italia e il parere di magistrati che da anni sono impegnati sul difficile fronte della lotta alla mafia finanziaria.
– L’Unità
Duisburg, agosto 2007. Davanti al ristorante Da Bruno vengono ritrovati i cadaveri di sei uomini, tutti calabresi, crivellati da 70 proiettili. Sarà chiamata la Strage di Ferragosto: il primo segno evidente della penetrazione delle mafie italiane nel mondo, della lenta ma inarrestabile colonizzazione portata avanti dai “cafoni” in Francia, Spagna e Germania. Ed è proprio qui, nel cuore produttivo d’Europa, che la mafia ha da tempo indirizzato i propri traffici, non solo per farli fruttare ma soprattutto per “ripulirli”: alberghi, pizzerie, ristoranti di lusso ma anche conti correnti e finanziarie.
Il libro di Petra Reski, da vent’anni corrispondente in Italia per la stampa tedesca, è un lungo viaggio di ritorno da Palermo a Duisburg. La ricostruzione di un mosaico di luoghi, persone e vicende che parte dalla Sicilia e sale seguendo le rotte della criminalità: Calabria, Campania, su fino al ricco nord-est. E poi ancora oltralpe, nella sua Germania, terra di elezione della mafia, dove non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono ammessi l’uso intensivo delle intercettazioni e la confisca dei beni.
Nell’edizione originale il libro è uscito censurato per volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, intervenuta su richiesta di alcuni personaggi i cui nomi sono ben noti perché figurano nelle informative di polizia (sia italiane che tedesche), nei documenti giudiziari, in numerosi resoconti giornalistici. Tuttavia, di loro non si può parlare in un libro; la gente deve continuare a ignorare il problema. L’edizione italiana poteva scegliere di eliminare semplicemente queste parti del testo; invece ha deciso di riportare le medesime righe nere sulle parole che sono costate a Petra Reski intimidazioni e minacce. Perché il lettore abbia una chiara immagine del bavaglio con cui il potere cerca costantemente di ridurre al silenzio il giornalismo più coraggioso.
Petra Reski è nata in Germania, nella regione della Ruhr, ha studiato a Trier, Münster e Parigi e si è laureata in letteratura francese, scienze politiche e sociologia. Ha vinto il concorso della scuola di giornalismo di Amburgo, la prestigiosa Henri-Nannen-Schule, e ha iniziato la sua carriera come reporter per il settimanale Stern. Attualmente è corrispondente culturale per Die Zeit e altre testate tedesche, mensili e settimanali, tra cui Geo, Focus, Merian, e ha pubblicato svariati libri. Arrivata in Italia nel 1989 per scrivere un reportage sulla primavera a Palermo, decide di rimanervi “per comprendere quelle che sono le contraddizioni di questa terra anche attraverso la mafia”. Da allora non ha mai più smesso di occuparsene. Il suo sito è www.petrareski.com In Germania è stata eletta Miglior Giornalista del 2008 nella categoria “reporter” proprio a seguito della pubblicazione di questo libro. In Italia, per il suo impegno “al servizio dei grandi valori del giornalismo”, ha ricevuto a Nocera Inferiore il Premio Civitas 2009 da parte dell’associazione ANDE, che premia donne distintesi per il loro impegno nella lotta alla mafia, e l’ Amalfi Coast Media Award, il premio internazionale del giornalismo.
Il libro verrà presentato:
a Bologna, sabato 12 settembre, alle ore 21.15, presso la Libreria Feltrinelli, in piazza Galvani, 1/h. Con l'autrice, Petra Reski, interverrà Roberto Morrione, giornalista.
domenica 13 settembre 2009, alle ore 21.00, presso la Sala Dibattiti Centrale della Festa dell'Unità di Bologna (Parco Nord - via Stalingrado). Con l'autrice interverranno Antonio Ingroia Magistrato, Procuratore aggiunto di Palermo, Roberta Bussolari del Coordinamento Libera Emilia Romagna, Roberto Morrione, giornalista, Direttore di Libera Informazione, Rita Ghedini, Senatrice del Partito Democratico. Modera il dibattito Raffaele Donini, giornalista e Consigliere Provinciale Partito Democratico Provincia di Bologna
lunedì 14 settembre, alle ore 21.00, presso la Sala Rossa deella Festa dell'Unità di Modena (Ponte Alto - Stradello Anesino). Con l'autrice, Petra Reski, interverrà Maurizio Torrealta.
– Io Donna, Corriere della Sera
Petra descrive gli affari dei mammasantissima della ’ndrangheta in Italia e nel suo paese: alberghi, pizzerie, strutture di lusso ma anche finanziarie, conti correnti e investimenti. Fa nomi e cognomi dei boss e dei loro referenti e protettori politici, descrive i raffinati meccanismi del riciclaggio raccogliendo inchieste fatte in Italia e il parere di magistrati che da anni sono impegnati sul difficile fronte della lotta alla mafia finanziaria.
– L’Unità
Duisburg, agosto 2007. Davanti al ristorante Da Bruno vengono ritrovati i cadaveri di sei uomini, tutti calabresi, crivellati da 70 proiettili. Sarà chiamata la Strage di Ferragosto: il primo segno evidente della penetrazione delle mafie italiane nel mondo, della lenta ma inarrestabile colonizzazione portata avanti dai “cafoni” in Francia, Spagna e Germania. Ed è proprio qui, nel cuore produttivo d’Europa, che la mafia ha da tempo indirizzato i propri traffici, non solo per farli fruttare ma soprattutto per “ripulirli”: alberghi, pizzerie, ristoranti di lusso ma anche conti correnti e finanziarie.
Il libro di Petra Reski, da vent’anni corrispondente in Italia per la stampa tedesca, è un lungo viaggio di ritorno da Palermo a Duisburg. La ricostruzione di un mosaico di luoghi, persone e vicende che parte dalla Sicilia e sale seguendo le rotte della criminalità: Calabria, Campania, su fino al ricco nord-est. E poi ancora oltralpe, nella sua Germania, terra di elezione della mafia, dove non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono ammessi l’uso intensivo delle intercettazioni e la confisca dei beni.
Nell’edizione originale il libro è uscito censurato per volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, intervenuta su richiesta di alcuni personaggi i cui nomi sono ben noti perché figurano nelle informative di polizia (sia italiane che tedesche), nei documenti giudiziari, in numerosi resoconti giornalistici. Tuttavia, di loro non si può parlare in un libro; la gente deve continuare a ignorare il problema. L’edizione italiana poteva scegliere di eliminare semplicemente queste parti del testo; invece ha deciso di riportare le medesime righe nere sulle parole che sono costate a Petra Reski intimidazioni e minacce. Perché il lettore abbia una chiara immagine del bavaglio con cui il potere cerca costantemente di ridurre al silenzio il giornalismo più coraggioso.
Petra Reski è nata in Germania, nella regione della Ruhr, ha studiato a Trier, Münster e Parigi e si è laureata in letteratura francese, scienze politiche e sociologia. Ha vinto il concorso della scuola di giornalismo di Amburgo, la prestigiosa Henri-Nannen-Schule, e ha iniziato la sua carriera come reporter per il settimanale Stern. Attualmente è corrispondente culturale per Die Zeit e altre testate tedesche, mensili e settimanali, tra cui Geo, Focus, Merian, e ha pubblicato svariati libri. Arrivata in Italia nel 1989 per scrivere un reportage sulla primavera a Palermo, decide di rimanervi “per comprendere quelle che sono le contraddizioni di questa terra anche attraverso la mafia”. Da allora non ha mai più smesso di occuparsene. Il suo sito è www.petrareski.com In Germania è stata eletta Miglior Giornalista del 2008 nella categoria “reporter” proprio a seguito della pubblicazione di questo libro. In Italia, per il suo impegno “al servizio dei grandi valori del giornalismo”, ha ricevuto a Nocera Inferiore il Premio Civitas 2009 da parte dell’associazione ANDE, che premia donne distintesi per il loro impegno nella lotta alla mafia, e l’ Amalfi Coast Media Award, il premio internazionale del giornalismo.
Il libro verrà presentato:
a Bologna, sabato 12 settembre, alle ore 21.15, presso la Libreria Feltrinelli, in piazza Galvani, 1/h. Con l'autrice, Petra Reski, interverrà Roberto Morrione, giornalista.
domenica 13 settembre 2009, alle ore 21.00, presso la Sala Dibattiti Centrale della Festa dell'Unità di Bologna (Parco Nord - via Stalingrado). Con l'autrice interverranno Antonio Ingroia Magistrato, Procuratore aggiunto di Palermo, Roberta Bussolari del Coordinamento Libera Emilia Romagna, Roberto Morrione, giornalista, Direttore di Libera Informazione, Rita Ghedini, Senatrice del Partito Democratico. Modera il dibattito Raffaele Donini, giornalista e Consigliere Provinciale Partito Democratico Provincia di Bologna
lunedì 14 settembre, alle ore 21.00, presso la Sala Rossa deella Festa dell'Unità di Modena (Ponte Alto - Stradello Anesino). Con l'autrice, Petra Reski, interverrà Maurizio Torrealta.
sabato 5 settembre 2009
"La regina del mondo" di Jacques Julliard
Il potere dell'opinione pubblica
prefazione di Ferruccio De Bortoli
La regina del mondo è l’opinione pubblica che è entrata di forza nella democrazia rappresentativa attraverso i sondaggi, i manifesti, internet, il rifiuto delle caste…
L’autore esplora le radici e le conseguenze del fenomeno. In Francia il libro ha sollecitato un acceso dibattito e vinto il premio per il miglior libro politico del 2008.
L’uomo ordinario irrompe sulla scena. Un cittadino che non è più definito unicamente dai propri interessi economici e materiali, dalle ideologie o dalla cultura, «ma da un cocktail di tutto questo, nel quale hanno un ruolo decisivo la passione, l’emotività, l’immediatezza». Un cittadino a cui i parlamenti non bastano più. Sostiene Julliard che «la Rete è una chance. Ma anche un grande rischio: internet abolisce la diseguaglianza nell’opinione». Ma se pensiamo a Obama, all’importanza della democrazia d’opinione durante la sua campagna elettorale, non possiamo non chiederci che cosa sta cambiando e cosa ne sarà della democrazia oggi.
La prefazione di Ferruccio de Bortoli spiega quanto l’opinione pubblica pesa in Italia.
Jacques Julliard, storico e giornalista, direttore all’École des Hautes Études in scienze sociali, è editorialista del «Nouvel Observateur». I suoi lavori vertono sul sindacalismo rivoluzionario e sulle culture politiche nella Francia contemporanea.
"La regina del mondo"
di Jacques Julliard
MARSILIO
pp. 112
2009
isbn: 978-88-317-9750-4
prefazione di Ferruccio De Bortoli
La regina del mondo è l’opinione pubblica che è entrata di forza nella democrazia rappresentativa attraverso i sondaggi, i manifesti, internet, il rifiuto delle caste…
L’autore esplora le radici e le conseguenze del fenomeno. In Francia il libro ha sollecitato un acceso dibattito e vinto il premio per il miglior libro politico del 2008.
L’uomo ordinario irrompe sulla scena. Un cittadino che non è più definito unicamente dai propri interessi economici e materiali, dalle ideologie o dalla cultura, «ma da un cocktail di tutto questo, nel quale hanno un ruolo decisivo la passione, l’emotività, l’immediatezza». Un cittadino a cui i parlamenti non bastano più. Sostiene Julliard che «la Rete è una chance. Ma anche un grande rischio: internet abolisce la diseguaglianza nell’opinione». Ma se pensiamo a Obama, all’importanza della democrazia d’opinione durante la sua campagna elettorale, non possiamo non chiederci che cosa sta cambiando e cosa ne sarà della democrazia oggi.
La prefazione di Ferruccio de Bortoli spiega quanto l’opinione pubblica pesa in Italia.
Jacques Julliard, storico e giornalista, direttore all’École des Hautes Études in scienze sociali, è editorialista del «Nouvel Observateur». I suoi lavori vertono sul sindacalismo rivoluzionario e sulle culture politiche nella Francia contemporanea.
"La regina del mondo"
di Jacques Julliard
MARSILIO
pp. 112
2009
isbn: 978-88-317-9750-4
"La Controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico" di Baldacci e Frabboni
Un’accorata e radicale denuncia dei nuovi progetti di Controriforma per la scuola.
La "Riforma Gelmini" finirà per colpire gravemente la Scuola pubblica. Ha già iniziato a demolire due sue antiche architravi: il diritto di tutti allo studio e la qualità dell'istruzione.
E la sta privando dei suoi due fondamentali princìpi di riferimento: la Persona e la Cultura. In cambio, la Controriforma del ministro - perché di questo si tratta - propone la medicina miracolistica del binomio scuola-azienda, destinata a ridurre la Scuola al ruolo di ruota di scorta delle imprese.
I provvedimenti di questa Controriforma non si giustificano né in rapporto alle esigenze di sviluppo civile di uno Stato democratico, né in relazione alla crescita del sistema socio-economico.
Nell'epoca attuale, la forza civile, democratica ed economica di un Paese è legata alla qualità delle competenze acquisiste nella formazione. Perciò, occorre garantire a tutti un'alfabetizzazione culturale forte fin dall'inizio della Scuola primaria.
Il ritorno al maestro unico, la soppressione delle compresenze, l'accorpamento dei plessi scolastici - con il conseguente depauperamento degli spazi laborario-atelier -finiranno invece per indebolire l'efficacia della Scuola e per rendere più fragile l'alfabetizzazione dei nostri alunni. Il tenore delle competenze assicurate dall'istruzione di base tenderà ad abbassarsi, e ciò renderà più cagionevole la salute socio-economica del nostro Paese, e più incerte le sue prospettive di sviluppo civile e democratico.
(tratto da www.francoangeli.it)
Massimo Baldacci è professore ordinario di Pedagogia generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università "Carlo Bo" di Urbino. Aderisce al problematicismo pedagogico di marca critica e razionalista.
Franco Frabboni è professore ordinario di Pedagogia all'Università di Bologna. La sua ricerca aderisce alle ragioni teoriche ed empiriche del razionalismo critico di impostazione problematicista.
La Controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico
di Massimo Baldacci , Franco Frabboni
FRANCO ANGELI
Collana: Il mestiere della pedagogia
pp. 128
1a edizione 2009
La "Riforma Gelmini" finirà per colpire gravemente la Scuola pubblica. Ha già iniziato a demolire due sue antiche architravi: il diritto di tutti allo studio e la qualità dell'istruzione.
E la sta privando dei suoi due fondamentali princìpi di riferimento: la Persona e la Cultura. In cambio, la Controriforma del ministro - perché di questo si tratta - propone la medicina miracolistica del binomio scuola-azienda, destinata a ridurre la Scuola al ruolo di ruota di scorta delle imprese.
I provvedimenti di questa Controriforma non si giustificano né in rapporto alle esigenze di sviluppo civile di uno Stato democratico, né in relazione alla crescita del sistema socio-economico.
Nell'epoca attuale, la forza civile, democratica ed economica di un Paese è legata alla qualità delle competenze acquisiste nella formazione. Perciò, occorre garantire a tutti un'alfabetizzazione culturale forte fin dall'inizio della Scuola primaria.
Il ritorno al maestro unico, la soppressione delle compresenze, l'accorpamento dei plessi scolastici - con il conseguente depauperamento degli spazi laborario-atelier -finiranno invece per indebolire l'efficacia della Scuola e per rendere più fragile l'alfabetizzazione dei nostri alunni. Il tenore delle competenze assicurate dall'istruzione di base tenderà ad abbassarsi, e ciò renderà più cagionevole la salute socio-economica del nostro Paese, e più incerte le sue prospettive di sviluppo civile e democratico.
(tratto da www.francoangeli.it)
Massimo Baldacci è professore ordinario di Pedagogia generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università "Carlo Bo" di Urbino. Aderisce al problematicismo pedagogico di marca critica e razionalista.
Franco Frabboni è professore ordinario di Pedagogia all'Università di Bologna. La sua ricerca aderisce alle ragioni teoriche ed empiriche del razionalismo critico di impostazione problematicista.
La Controriforma della scuola. Il trionfo del mercato e del mediatico
di Massimo Baldacci , Franco Frabboni
FRANCO ANGELI
Collana: Il mestiere della pedagogia
pp. 128
1a edizione 2009
giovedì 3 settembre 2009
"Oltre il muro" di Anna Chiarloni
Qual è il volto della nuova capitale a vent'anni dalla riunificazione della Germania?
Berlino resta un luogo simbolico, cuore pulsante di una realtà in continua trasformazione. La città scala il muro del tempo rivelando la ricerca di un'identità nazionale sia nei segni remoti di una tradizione dispersa che nei linguaggi più innovativi della modernità europea.
Attraverso la penna di studiosi tra i più accreditati nelle varie discipline, dall'architettura al cinema e alla letteratura, i saggi qui raccolti narrano di memoria e demolizione, congedi e vessilli di un orizzonte urbano in transito verso il futuro.
Crocevia di grandi migrazioni Berlino si ripropone come laboratorio di idee e culture diverse, realtà composita di libertà e nostalgia, tesa a sanare le ferite inflitte dalla storia.
Anna Chiarloni insegna Letteratura tedesca all'Università degli Studi di Torino. Fra le sue pubblicazioni: Christa Wolf, Stampatori, Torino 1990; Grenzfallgedichte, Aufbau, Berlino 1991 (con H. Pankoke); Nuovi poeti tedeschi, Einaudi, Torino 1994; Germania '89. Cronache letterarie della riunificazione tedesca, FrancoAngeli, Milano 1998.
"Oltre il muro"
Berlino e i linguaggi della riunificazione
di Anna Chiarloni
FRANCO ANGELI
Contributi di Eva Banchelli, Tomà Berlanda, Cristina Bianchetti, Rita Calabrese, Fabrizio Cambi, Liza Candidi T.C., Gerhard Friedrich, Matteo Galli, Antonella Gargano, Hannes Krauss, Domenico Mugnolo, Daniela Nelva, Manuela Poggi
Collana: Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino
Argomenti: Letteratura - Storia politica e diplomatica - Storia urbana e del territorio - Storia della cultura e del costume
Livello: Studi, ricerche
pp. 208
1a edizione 2009
Berlino resta un luogo simbolico, cuore pulsante di una realtà in continua trasformazione. La città scala il muro del tempo rivelando la ricerca di un'identità nazionale sia nei segni remoti di una tradizione dispersa che nei linguaggi più innovativi della modernità europea.
Attraverso la penna di studiosi tra i più accreditati nelle varie discipline, dall'architettura al cinema e alla letteratura, i saggi qui raccolti narrano di memoria e demolizione, congedi e vessilli di un orizzonte urbano in transito verso il futuro.
Crocevia di grandi migrazioni Berlino si ripropone come laboratorio di idee e culture diverse, realtà composita di libertà e nostalgia, tesa a sanare le ferite inflitte dalla storia.
Anna Chiarloni insegna Letteratura tedesca all'Università degli Studi di Torino. Fra le sue pubblicazioni: Christa Wolf, Stampatori, Torino 1990; Grenzfallgedichte, Aufbau, Berlino 1991 (con H. Pankoke); Nuovi poeti tedeschi, Einaudi, Torino 1994; Germania '89. Cronache letterarie della riunificazione tedesca, FrancoAngeli, Milano 1998.
"Oltre il muro"
Berlino e i linguaggi della riunificazione
di Anna Chiarloni
FRANCO ANGELI
Contributi di Eva Banchelli, Tomà Berlanda, Cristina Bianchetti, Rita Calabrese, Fabrizio Cambi, Liza Candidi T.C., Gerhard Friedrich, Matteo Galli, Antonella Gargano, Hannes Krauss, Domenico Mugnolo, Daniela Nelva, Manuela Poggi
Collana: Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino
Argomenti: Letteratura - Storia politica e diplomatica - Storia urbana e del territorio - Storia della cultura e del costume
Livello: Studi, ricerche
pp. 208
1a edizione 2009
martedì 1 settembre 2009
"Il sistema sceneggiatura" di Luca Bandirali ed Enrico Terrone
IL SISTEMA SCENEGGIATURA
Scrivere e descrivere i film.
il nuovo libro di Luca Bandirali e Enrico Terrone
DAL 17 SETTEMBRE IN LIBRERIA
Negli ultimi trent’anni la teoria del cinema si è occupata soprattutto del contesto del film, delle poetiche degli autori e degli atteggiamenti degli spettatori, lasciando che l’analisi delle strutture narrative divenisse appannaggio dei manuali di sceneggiatura.
Il tentativo di rispondere alla domanda teorica «che cos’è una storia per il cinema?» […] si è trovato sempre più spesso a passare attraverso le risposte alla domanda pratica «come funziona una sceneggiatura?», e quindi attraverso le riflessioni delle persone che le sceneggiature le scrivevano e le leggevano per mestiere.
Così ai formalisti russi (Propp, Jakobson) e ai narratologi francesi (Greimas, Genette), peraltro tutti teorici della letteratura più che del cinema, si sono progressivamente sostituiti i nomi degli story analyst e degli script consultant americani, i cosiddetti «neoaristotelici» […].
Questa mutazione del sistema di riferimento ha due conseguenze principali, una virtuosa e una viziosa.
L’aspetto virtuoso consegue dall’impostazione empirica e pragmatica degli story analyst, che non sono professori rinchiusi nella turris eburnea a vedere sempre gli stessi dieci film, ma professionisti che lavorano a stretto contatto con le grandi produzioni hollywoodiane, le quali offrono loro uno sterminato repertorio di «case studies» e soprattutto un sostanzioso banco di prova per la verificabilità delle ipotesi e dei modelli.
Ma da questa supremazia della prassi deriva anche l’aspetto vizioso della narratologia degli story analyst, ovvero la sua mancanza di rigore, di universalità e di sistematicità, e quindi la sua tendenza a ridursi a un bagaglio di trucchi e formule per imparare a scrivere «una grande sceneggiatura», dove l’enfasi è posta sul prescrivere come deve funzionare la trama del film da farsi, assai più che sullo spiegare come funzionano le trame dei film che già esistono.
Il sistema sceneggiatura si propone invece l’obiettivo di restituire lo studio delle strutture narrative alla teoria del cinema, facendo tesoro delle acquisizioni della manualistica degli story analyst, riformulate però all’interno di un discorso rigoroso e sistematico.
Il sistema sceneggiatura è animato dunque dalla volontà di trasformare gli strumenti pratici dei neoaristotelici in una macchina ideale, perfetta, paradigmatica, capace di spiegare «come funziona una sceneggiatura, che cos’è una storia per il cinema» in generale, nei termini concettuali di una teoria.
Di questa «macchina per scrivere e descrivere i film» le parti del libro analizzano le differenti componenti.
Nei capitoli iniziali ci si sofferma sul «telaio» della narrazione cinematografica, che consiste nelle definizioni basilari (storia e sceneggiatura, cap. 1), nei principi generativi (story concept e tema, cap. 2), e negli elementi costitutivi (personaggio e mondo, cap. 3). Da qui, si passa alla «dinamica», cioè al «motore» in grado di mettere in movimento la storia: questo «motore narrativo» è formato da uno schema basilare (il plot, cap. 4) e dalla sua attuazione (struttura in tre atti, cap. 5), il cui studio approfondito contempla la possibilità di varianti (le strutture alternative, cap. 6) e di versioni (il viaggio dell’eroe, cap. 7). Quindi è la volta della «carrozzeria» della storia, che consiste nella costruzione dei singoli segmenti (la scena, cap. 8) che sostanziano gli schemi narrativi traducendone le fasi e gli snodi in azioni concrete.
Infine si tratta di capire come avviene la «guida» della macchina, cioè con quali operazioni il discorso narrativo tiene le redini della storia (plot D, cap. 9); al che, si potrà tracciare una mappa delle principali «strade» che la macchina narrativa è solita percorrere (i generi, cap. 10).
Resta da stabilire a chi sia destinata questa «macchina per scrivere e descrivere i film».
La risposta è implicita nella formulazione stessa: il Sistema riguarda chi i film li vuole scrivere – sceneggiatori e aspiranti tali – perché capire come funziona un film è il modo migliore per imparare a progettarne uno; ma il libro riguarda ancor più chi i film vuole imparare a descriverli: a riconoscere come sono fatti, a capire come funzionano o come non funzionano, ad acquisire gli strumenti utili per analizzare, valutare, interpretare un’opera cinematografica con cognizione di causa. Dunque Il sistema sceneggiatura non si rivolge solo agli sceneggiatori, ma anche agli script consultant, ai critici cinematografici, agli studiosi e agli studenti.
Soprattutto si rivolge allo spettatore appassionato di cinema – qualunque sia il modo in cui questa passione si manifesta, fosse anche semplicemente guardando dei film – nella convinzione che la conoscenza di strutture e principi offra la possibilità di trasformare l’oggetto della propria passione in una disciplina che sarà fonte di piacere e conoscenza.
Luca Bandirali è docente di Storia e Tecnica della Sceneggiatura presso l’Università del Salento e ha scritto insieme a Sabina Guzzanti la sceneggiatura del film Le ragioni dell’aragosta (2007).
Enrico Terrone insegna Storia e critica del cinema presso l’Università del Piemonte Orientale e collabora con il Labont (Laboratorio di Ontologia) dell’Università di Torino.
Sono entrambi redattori di «Segnocinema».Per Lindau hanno scritto: Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza (2008).
"Il sistema sceneggiatura"
di Luca Bandirali ed Enrico Terrone
Edizioni Lindau
«Saggi»
pag. 326
euro 22
ISBN 978-88-7180-831-4
INTERVISTA AGLI AUTORI
Perché un libro sulla sceneggiatura?
Il cinema nella nostra società è stato ed è usato principalmente per raccontare storie, e quindi abbiamo ritenuto che un discorso adeguato sui film richieda come punto di partenza una riflessione approfondita sul funzionamento di queste storie. Ci interessava stabilire quali fossero le loro parti essenziali e i loro procedimenti di costruzione, partendo dall'impianto generale, cioè dalla domanda: «Che cosa deve necessariamente succedere perché ci sia una storia?», per arrivare fino ai minimi dettagli: «Come è fatto il mondo abitato dai personaggi di una storia? Attraverso quali traiettorie si dipana la storia? In che modo queste traiettorie sono scomposte in scene? Come funziona, presa singolarmente, ciascuna scena?»
A quali categorie di film si riferisce il vostro studio?
La risposta può sembrare presuntuosa ma è sincera: a tutti i film narrativi, da quelli più «commerciali» a quelli più «sperimentali», dai «classici» ai «contemporanei». Il nostro sistema comprende una molteplicità di sfumature e sfaccettature, ed è concepito per rendere ragione di qualsiasi film che rientri nell’alveo della narrazione, come dimostra il vasto repertorio di esempi al quale abbiamo fatto ricorso.
A quale lettore vi rivolgete?Non esiste individuo che non si confronti con delle narrazioni, di qualsivoglia genere. Nella nostra società le narrazioni dominanti sono quelle cinematografiche in senso lato (film e serie tv). Il nostro «sistema» è concepito dunque per un lettore-spettatore che, fatta l'esperienza della visione del film o della serie televisiva, abbia desiderio di coglierne e comprenderne i meccanismi, ad esempio al fine di corroborare i suoi giudizi sul film con argomentazioni fondate, anche semplicemente nel corso di una conversazione all’uscita dalla sala. Pensiamo al fatto che comunemente il discorso sui film è incentrato sulla storia che essi raccontano; crediamo in tal senso che possa essere molto interessante affrontare questo discorso così diffuso e condiviso con degli strumenti adeguati. È come conoscere la lingua di un paese, quando lo si visita; di solito se ne fa un'esperienza più piena e soddisfacente.
Dunque il libro serve soltanto per capire più in profondità i film e per discuterne con competenza?
No, serve a questo, ma non soltanto a questo. C'è un altro livello di lettura altrettanto importante: è quello a cui si accede quando si prova a scrivere una propria storia, e ci si rende conto che oltre alla cosiddetta ispirazione, c'è un gran bisogno di regole, coordinate, procedimenti, che servono a dare veramente forma all'idea narrativa che si ha; in questo caso, il "sistema" per leggere una narrazione altrui diventa il sistema per produrne una propria nel miglior modo.
Scrivere e descrivere i film.
il nuovo libro di Luca Bandirali e Enrico Terrone
DAL 17 SETTEMBRE IN LIBRERIA
Negli ultimi trent’anni la teoria del cinema si è occupata soprattutto del contesto del film, delle poetiche degli autori e degli atteggiamenti degli spettatori, lasciando che l’analisi delle strutture narrative divenisse appannaggio dei manuali di sceneggiatura.
Il tentativo di rispondere alla domanda teorica «che cos’è una storia per il cinema?» […] si è trovato sempre più spesso a passare attraverso le risposte alla domanda pratica «come funziona una sceneggiatura?», e quindi attraverso le riflessioni delle persone che le sceneggiature le scrivevano e le leggevano per mestiere.
Così ai formalisti russi (Propp, Jakobson) e ai narratologi francesi (Greimas, Genette), peraltro tutti teorici della letteratura più che del cinema, si sono progressivamente sostituiti i nomi degli story analyst e degli script consultant americani, i cosiddetti «neoaristotelici» […].
Questa mutazione del sistema di riferimento ha due conseguenze principali, una virtuosa e una viziosa.
L’aspetto virtuoso consegue dall’impostazione empirica e pragmatica degli story analyst, che non sono professori rinchiusi nella turris eburnea a vedere sempre gli stessi dieci film, ma professionisti che lavorano a stretto contatto con le grandi produzioni hollywoodiane, le quali offrono loro uno sterminato repertorio di «case studies» e soprattutto un sostanzioso banco di prova per la verificabilità delle ipotesi e dei modelli.
Ma da questa supremazia della prassi deriva anche l’aspetto vizioso della narratologia degli story analyst, ovvero la sua mancanza di rigore, di universalità e di sistematicità, e quindi la sua tendenza a ridursi a un bagaglio di trucchi e formule per imparare a scrivere «una grande sceneggiatura», dove l’enfasi è posta sul prescrivere come deve funzionare la trama del film da farsi, assai più che sullo spiegare come funzionano le trame dei film che già esistono.
Il sistema sceneggiatura si propone invece l’obiettivo di restituire lo studio delle strutture narrative alla teoria del cinema, facendo tesoro delle acquisizioni della manualistica degli story analyst, riformulate però all’interno di un discorso rigoroso e sistematico.
Il sistema sceneggiatura è animato dunque dalla volontà di trasformare gli strumenti pratici dei neoaristotelici in una macchina ideale, perfetta, paradigmatica, capace di spiegare «come funziona una sceneggiatura, che cos’è una storia per il cinema» in generale, nei termini concettuali di una teoria.
Di questa «macchina per scrivere e descrivere i film» le parti del libro analizzano le differenti componenti.
Nei capitoli iniziali ci si sofferma sul «telaio» della narrazione cinematografica, che consiste nelle definizioni basilari (storia e sceneggiatura, cap. 1), nei principi generativi (story concept e tema, cap. 2), e negli elementi costitutivi (personaggio e mondo, cap. 3). Da qui, si passa alla «dinamica», cioè al «motore» in grado di mettere in movimento la storia: questo «motore narrativo» è formato da uno schema basilare (il plot, cap. 4) e dalla sua attuazione (struttura in tre atti, cap. 5), il cui studio approfondito contempla la possibilità di varianti (le strutture alternative, cap. 6) e di versioni (il viaggio dell’eroe, cap. 7). Quindi è la volta della «carrozzeria» della storia, che consiste nella costruzione dei singoli segmenti (la scena, cap. 8) che sostanziano gli schemi narrativi traducendone le fasi e gli snodi in azioni concrete.
Infine si tratta di capire come avviene la «guida» della macchina, cioè con quali operazioni il discorso narrativo tiene le redini della storia (plot D, cap. 9); al che, si potrà tracciare una mappa delle principali «strade» che la macchina narrativa è solita percorrere (i generi, cap. 10).
Resta da stabilire a chi sia destinata questa «macchina per scrivere e descrivere i film».
La risposta è implicita nella formulazione stessa: il Sistema riguarda chi i film li vuole scrivere – sceneggiatori e aspiranti tali – perché capire come funziona un film è il modo migliore per imparare a progettarne uno; ma il libro riguarda ancor più chi i film vuole imparare a descriverli: a riconoscere come sono fatti, a capire come funzionano o come non funzionano, ad acquisire gli strumenti utili per analizzare, valutare, interpretare un’opera cinematografica con cognizione di causa. Dunque Il sistema sceneggiatura non si rivolge solo agli sceneggiatori, ma anche agli script consultant, ai critici cinematografici, agli studiosi e agli studenti.
Soprattutto si rivolge allo spettatore appassionato di cinema – qualunque sia il modo in cui questa passione si manifesta, fosse anche semplicemente guardando dei film – nella convinzione che la conoscenza di strutture e principi offra la possibilità di trasformare l’oggetto della propria passione in una disciplina che sarà fonte di piacere e conoscenza.
Luca Bandirali è docente di Storia e Tecnica della Sceneggiatura presso l’Università del Salento e ha scritto insieme a Sabina Guzzanti la sceneggiatura del film Le ragioni dell’aragosta (2007).
Enrico Terrone insegna Storia e critica del cinema presso l’Università del Piemonte Orientale e collabora con il Labont (Laboratorio di Ontologia) dell’Università di Torino.
Sono entrambi redattori di «Segnocinema».Per Lindau hanno scritto: Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza (2008).
"Il sistema sceneggiatura"
di Luca Bandirali ed Enrico Terrone
Edizioni Lindau
«Saggi»
pag. 326
euro 22
ISBN 978-88-7180-831-4
INTERVISTA AGLI AUTORI
Perché un libro sulla sceneggiatura?
Il cinema nella nostra società è stato ed è usato principalmente per raccontare storie, e quindi abbiamo ritenuto che un discorso adeguato sui film richieda come punto di partenza una riflessione approfondita sul funzionamento di queste storie. Ci interessava stabilire quali fossero le loro parti essenziali e i loro procedimenti di costruzione, partendo dall'impianto generale, cioè dalla domanda: «Che cosa deve necessariamente succedere perché ci sia una storia?», per arrivare fino ai minimi dettagli: «Come è fatto il mondo abitato dai personaggi di una storia? Attraverso quali traiettorie si dipana la storia? In che modo queste traiettorie sono scomposte in scene? Come funziona, presa singolarmente, ciascuna scena?»
A quali categorie di film si riferisce il vostro studio?
La risposta può sembrare presuntuosa ma è sincera: a tutti i film narrativi, da quelli più «commerciali» a quelli più «sperimentali», dai «classici» ai «contemporanei». Il nostro sistema comprende una molteplicità di sfumature e sfaccettature, ed è concepito per rendere ragione di qualsiasi film che rientri nell’alveo della narrazione, come dimostra il vasto repertorio di esempi al quale abbiamo fatto ricorso.
A quale lettore vi rivolgete?Non esiste individuo che non si confronti con delle narrazioni, di qualsivoglia genere. Nella nostra società le narrazioni dominanti sono quelle cinematografiche in senso lato (film e serie tv). Il nostro «sistema» è concepito dunque per un lettore-spettatore che, fatta l'esperienza della visione del film o della serie televisiva, abbia desiderio di coglierne e comprenderne i meccanismi, ad esempio al fine di corroborare i suoi giudizi sul film con argomentazioni fondate, anche semplicemente nel corso di una conversazione all’uscita dalla sala. Pensiamo al fatto che comunemente il discorso sui film è incentrato sulla storia che essi raccontano; crediamo in tal senso che possa essere molto interessante affrontare questo discorso così diffuso e condiviso con degli strumenti adeguati. È come conoscere la lingua di un paese, quando lo si visita; di solito se ne fa un'esperienza più piena e soddisfacente.
Dunque il libro serve soltanto per capire più in profondità i film e per discuterne con competenza?
No, serve a questo, ma non soltanto a questo. C'è un altro livello di lettura altrettanto importante: è quello a cui si accede quando si prova a scrivere una propria storia, e ci si rende conto che oltre alla cosiddetta ispirazione, c'è un gran bisogno di regole, coordinate, procedimenti, che servono a dare veramente forma all'idea narrativa che si ha; in questo caso, il "sistema" per leggere una narrazione altrui diventa il sistema per produrne una propria nel miglior modo.
giovedì 30 luglio 2009
"Papi. Uno scandalo politico" di Gomez, Lillo e Travaglio
«È strano che molti media in Italia non parlino dello scandalo di Berlusconi mentre tutto il mondo ne parla. La gente dovrebbe sapere che cosa succede. E non credo che si tratti di gossip, ma di informazione.»
David Grossman, scrittore israeliano, 1° luglio 2009
«Urge la nomina di un ministro del gossip con delega alla censura.»
Altan, «L’espresso», 25 luglio 2009
«Quella sera in Sardegna Tony mi disse: qualsiasi cosa succeda, tu evita che mi facciano delle foto vicino a Silvio con la bandana. Stai in mezzo tu, sennò la stampa britannica mi uccide.»
Cherie Blair, moglie di Tony Blair, Che tempo che fa, Rai3, 23 maggio 2009
Così si sceglie la nuova classe politica italiana. Prima nelle residenze del Cavaliere, poi al Parlamento europeo o negli enti locali. Tra escort, ballerine, modelle e tanta musica. Dal vivo. Uno spettacolo come in tv, quella che piace al premier. Con l’aggiunta di personaggi alla Gianpi Tarantini, grande navigatore nel mare della politica truccata a colpi di mazzette e party da jet set, tra cocaina e frequentazioni pericolose. Telefonate su telefonate e testimonianze dirette. A partire da quella di Patrizia D’Addario, la squillo all’ultimo momento esclusa dalle elezioni europee. Questo libro ricostruisce fatti privati che diventano pubblici ed espongono Papi-Silvio a ogni sorta di ricatto, trascinando l’Italia al punto più basso del suo discredito internazionale.
Peter Gomez è inviato de L’espresso. È autore, con Marco Travaglio, di REGIME, INCIUCIO, LE MILLE BALLE BLU, pubblicati da Bur. Con Lirio Abbate ha pubblicato I COMPLICI (Fazi 2007).
Marco Lillo è giornalista de L’espresso. Con Peter Gomez e Marco Travaglio ha scritto BAVAGLIO (Chiarelettere 2008).
Marco Travaglio è autore, tra l’altro, di MANI SPORCHE (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez) SE LI CONOSCI LI EVITI (con Peter Gomez) e ITALIA ANNOZERO (con Vauro e Beatrice Borromeo) pubblicati da Chiarelettere. Di grande successo il suo spettacolo teatrale PROMEMORIA (libro e dvd, Promomusic).
Travaglio e Gomez, insieme a Pino Corrias, sono in rete con il blog http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
"Papi. Uno scandalo politico".
di Gomez, Lillo e Travaglio
Chiarelettere
Principio Attivo
euro 15
pagine 334
In libreria
David Grossman, scrittore israeliano, 1° luglio 2009
«Urge la nomina di un ministro del gossip con delega alla censura.»
Altan, «L’espresso», 25 luglio 2009
«Quella sera in Sardegna Tony mi disse: qualsiasi cosa succeda, tu evita che mi facciano delle foto vicino a Silvio con la bandana. Stai in mezzo tu, sennò la stampa britannica mi uccide.»
Cherie Blair, moglie di Tony Blair, Che tempo che fa, Rai3, 23 maggio 2009
Così si sceglie la nuova classe politica italiana. Prima nelle residenze del Cavaliere, poi al Parlamento europeo o negli enti locali. Tra escort, ballerine, modelle e tanta musica. Dal vivo. Uno spettacolo come in tv, quella che piace al premier. Con l’aggiunta di personaggi alla Gianpi Tarantini, grande navigatore nel mare della politica truccata a colpi di mazzette e party da jet set, tra cocaina e frequentazioni pericolose. Telefonate su telefonate e testimonianze dirette. A partire da quella di Patrizia D’Addario, la squillo all’ultimo momento esclusa dalle elezioni europee. Questo libro ricostruisce fatti privati che diventano pubblici ed espongono Papi-Silvio a ogni sorta di ricatto, trascinando l’Italia al punto più basso del suo discredito internazionale.
Peter Gomez è inviato de L’espresso. È autore, con Marco Travaglio, di REGIME, INCIUCIO, LE MILLE BALLE BLU, pubblicati da Bur. Con Lirio Abbate ha pubblicato I COMPLICI (Fazi 2007).
Marco Lillo è giornalista de L’espresso. Con Peter Gomez e Marco Travaglio ha scritto BAVAGLIO (Chiarelettere 2008).
Marco Travaglio è autore, tra l’altro, di MANI SPORCHE (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez) SE LI CONOSCI LI EVITI (con Peter Gomez) e ITALIA ANNOZERO (con Vauro e Beatrice Borromeo) pubblicati da Chiarelettere. Di grande successo il suo spettacolo teatrale PROMEMORIA (libro e dvd, Promomusic).
Travaglio e Gomez, insieme a Pino Corrias, sono in rete con il blog http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
"Papi. Uno scandalo politico".
di Gomez, Lillo e Travaglio
Chiarelettere
Principio Attivo
euro 15
pagine 334
In libreria
venerdì 10 luglio 2009
"Un altro mondo" di Carlo Vangelista
"'Non voglio vedere niente, Mumbua. Non c'è niente che possa cambiare le cose,' disse Andrea. Mumbua gli sorrise. 'Le cose non cambiano mai. Cambiamo noi.'" Un romanzo che racconta con grandezza e generosità di scenari, di temi, di personaggi memorabili la distanza che ci divide dalla semplice ed evidente sostanza dell’amore.
Andrea vive insieme a Livia una esistenza smemorata, molle, remissiva, in mezzo ad amici che, come lui, più di lui, ricamano finzioni intorno al buio del cuore, all’abisso di sentimenti inespressi. Tanti anni prima il padre di Andrea ha abbandonato la famiglia e si è trasferito in Kenya, lasciando dietro di sé solo silenzio. E ora arriva una sua lettera: vorrebbe rivedere il figlio prima di cedere alla morte.
Andrea è più rancorosamente curioso che animato da pietà filiale, ma ci va. Va in Africa. E là scopre di avere un fratello, più orfano di lui. Il padre ha lasciato a entrambi una eredità difficile. Comincia a quel punto un viaggio che è una vera e propria avventura dentro l’immensità e la maestà di un continente derelitto, e dentro la devastata interiorità di un giovane uomo che al fratello-figlio, al piccolo Charlie, deve aprire uno spazio o lasciarlo fuori da sé per sempre, nero e bastardo. In fondo, a una decina di ore di volo c’è il suo mondo che lo aspetta e dove tutto può ricominciare – come prima, come sempre. E se invece fosse possibile un altro mondo? Se sulla scacchiera dell’esistenza ci si potesse muovere senza l’ingombro di fantasmi, finalmente pieni di vento e di memoria?
Per maggiori approfondimenti, il blog di Carla Vangelista e tanto altro ancora vai su www.carlavangelista.it, il sito ufficiale di Carla Vangelista.
Un altro mondo di Carla Vangelista diventa un film
Sarà Silvio Muccino, alla sua seconda prova come regista dopo Parlami d’amore, a portare sullo schermo il nuovo romanzo di Carla Vangelista uscito per Feltrinelli nella primavera del 2009.
Le riprese dovrebbero partire a settembre tra Nairobi e Roma.
"E' un film sulla paternità - dice il regista -. Interpreto il ruolo di un ragazzo moderno un po' debosciato, Andrea, che ha una compagna anoressica-bulimica di nome Livia. Ad un certo punto ricevo una lettera da mio padre in Kenya e quando lo raggiungo scopro di avere un fratellino nero".
Il 22 luglio alle ore 21.30 Carla Vangelista presenterà Un altro mondo. A parlare del libro insieme a lei Barbara Palombelli mentre Muccino - accompagnato al pianoforte da Stefano Arnaldi - leggerà brani dal libro. La serata si terrà a Roma, al Teatro India di Lungotevere Vittorio Gassman.
Carla Vangelista è nata e vive a Roma. Sceneggiatrice - Troppi equivoci (2006), Signorinaeffe (2007), Parlami d’amore (2008) –, nel 2006 ha scritto con Silvio Muccino Parlami d’amore (Rizzoli).
"Un altro mondo"
di Carla Vangelista
FELTRINELLI
Collana: I Canguri
Pagine: 264
Prezzo: Euro 16
In libreria dal 26 marzo 2009
Andrea vive insieme a Livia una esistenza smemorata, molle, remissiva, in mezzo ad amici che, come lui, più di lui, ricamano finzioni intorno al buio del cuore, all’abisso di sentimenti inespressi. Tanti anni prima il padre di Andrea ha abbandonato la famiglia e si è trasferito in Kenya, lasciando dietro di sé solo silenzio. E ora arriva una sua lettera: vorrebbe rivedere il figlio prima di cedere alla morte.
Andrea è più rancorosamente curioso che animato da pietà filiale, ma ci va. Va in Africa. E là scopre di avere un fratello, più orfano di lui. Il padre ha lasciato a entrambi una eredità difficile. Comincia a quel punto un viaggio che è una vera e propria avventura dentro l’immensità e la maestà di un continente derelitto, e dentro la devastata interiorità di un giovane uomo che al fratello-figlio, al piccolo Charlie, deve aprire uno spazio o lasciarlo fuori da sé per sempre, nero e bastardo. In fondo, a una decina di ore di volo c’è il suo mondo che lo aspetta e dove tutto può ricominciare – come prima, come sempre. E se invece fosse possibile un altro mondo? Se sulla scacchiera dell’esistenza ci si potesse muovere senza l’ingombro di fantasmi, finalmente pieni di vento e di memoria?
Per maggiori approfondimenti, il blog di Carla Vangelista e tanto altro ancora vai su www.carlavangelista.it, il sito ufficiale di Carla Vangelista.
Un altro mondo di Carla Vangelista diventa un film
Sarà Silvio Muccino, alla sua seconda prova come regista dopo Parlami d’amore, a portare sullo schermo il nuovo romanzo di Carla Vangelista uscito per Feltrinelli nella primavera del 2009.
Le riprese dovrebbero partire a settembre tra Nairobi e Roma.
"E' un film sulla paternità - dice il regista -. Interpreto il ruolo di un ragazzo moderno un po' debosciato, Andrea, che ha una compagna anoressica-bulimica di nome Livia. Ad un certo punto ricevo una lettera da mio padre in Kenya e quando lo raggiungo scopro di avere un fratellino nero".
Il 22 luglio alle ore 21.30 Carla Vangelista presenterà Un altro mondo. A parlare del libro insieme a lei Barbara Palombelli mentre Muccino - accompagnato al pianoforte da Stefano Arnaldi - leggerà brani dal libro. La serata si terrà a Roma, al Teatro India di Lungotevere Vittorio Gassman.
Carla Vangelista è nata e vive a Roma. Sceneggiatrice - Troppi equivoci (2006), Signorinaeffe (2007), Parlami d’amore (2008) –, nel 2006 ha scritto con Silvio Muccino Parlami d’amore (Rizzoli).
"Un altro mondo"
di Carla Vangelista
FELTRINELLI
Collana: I Canguri
Pagine: 264
Prezzo: Euro 16
In libreria dal 26 marzo 2009
giovedì 9 luglio 2009
"Ricordi. Da Budapest a Parigi" di François Fejtö
Una riflessione storica, e insieme il racconto della storia di un uomo al servizio della libertà. Il ricordo autobiografico si mescola con la passione civile, l’analisi impietosa, l’incessante interrogativo sul bene e il male della nostra società. Nato a Budapest sotto Francesco Giuseppe e diventato cittadino francese alla fine degli anni Trenta, Fejtö, è stato testimone di tutti gli eventi che hanno scosso l’Europa nel corso del Novecento. la fine dell'impero austro-ungarico, la nascita del nazismo e le persecuzioni antisemite, le ore tragiche delle purghe staliniane e della rivoluzione ungherese.
Traduzione di Aridea Fezzi Price
Introduzione di Maurizio Serra
«Già da qualche tempo si aveva l’impressione di vivere in un mondo che stava per chiudere»: in realtà sono molti i mondi che lo storico e scrittore Fejtö ha visto chiudere nella sua vita centenaria di «passeggero del Novecento». Si comincia «col crepuscolo di un mondo», il dorato tramonto dell’impero austro-ungarico con cui si aprono questi ricordi: quel bacino di multiculturalismo e di multietnicità, compreso tra la Galizia e Trieste, che l’autore bambino attraversava senza passaporto, parlando varie lingue diverse come se ognuna fosse la propria. Si finisce con la Parigi capitale intellettuale, da dove discutere di tutti i rivolgimenti dell’Europa, dal Nazismo alla caduta dell’ultimo impero, il Sovietico, come esule, testimone appassionato, giornalista militante e storico dalle analisi preveggenti. Un vita divisa in due da «francese d’Ungheria». Ma forse Fejtö quel mondo mitteleuropeo non ha mai davvero lasciato, pur essendo l’ultimo cosmopolita, definito «meticcio culturale», passato senza perdere distacco critico e libertà da tutti gli impegni culturali dei suoi tempi, e pur avendo vissuto in ogni capitale e frequentato ogni gruppo su e giù per l’Europa in cui valesse la pena conversare. Così le sue pagine conservano tutta la potenze evocativa delle memorie di chi è nato nella parte orientale dell’Europa, ed ha visto la storia normalmente irrompere nella sua esistenza quotidiana e l’esilio come concreta possibilità di ogni domani. Riescono a rappresentare, di una vita che sembra sintetizzare al meglio l’Uomo europeo, tutto il dramma e la poesia, la nostalgie e il furore, il terrore e il senso di libertà. E il secolo corre nei suoi Ricordi come se un protagonista, dalla parola briosa e dal giudizio umano, mai fazioso ma sempre impegnato, commentasse con il lettore le pagine del quotidiano del giorno dopo gli avvenimenti.
François Fejtö è nato nel 1909 in Ungheria, a Nagykanizsa, da famiglia ebraica. Dal 1955 è naturalizzato francese. È internazionalmente noto per la sua Histoire des démocracies populaires (1969) e considerato altresì uno dei maggiori esperti di storia dell'impero austro-ungarico, su cui ha scritto libri di enorme successo. Tra i titoli pubblicati in Italia Requiem per un impero defunto (1990), Fine delle democrazie popolari. L'Europa orientale dopo la rivoluzione del 1989 (1990) e Dio e il suo ebreo (2000). Con questa casa editrice ha pubblicato l'intervista Il passeggero del secolo (con Maurizio Serra, 2001), Viaggio sentimentale (2003) e Dio l'uomo e il diavolo. Meditazioni sul male nel corso della storia (2007).
"Ricordi. Da Budapest a Parigi"
Titolo originale: Mémoires: de Budapest à Paris
di Francois Fejto
SELLERIO
Traduttore: Aridea Fezzi Price
Lingua Originale: francese
Collana: La nuova diagonale
Num. di collana: 79
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2392-2
Pagine: 440
Prezzo: 20.00 Euro
In libreria il 9 luglio
Traduzione di Aridea Fezzi Price
Introduzione di Maurizio Serra
«Già da qualche tempo si aveva l’impressione di vivere in un mondo che stava per chiudere»: in realtà sono molti i mondi che lo storico e scrittore Fejtö ha visto chiudere nella sua vita centenaria di «passeggero del Novecento». Si comincia «col crepuscolo di un mondo», il dorato tramonto dell’impero austro-ungarico con cui si aprono questi ricordi: quel bacino di multiculturalismo e di multietnicità, compreso tra la Galizia e Trieste, che l’autore bambino attraversava senza passaporto, parlando varie lingue diverse come se ognuna fosse la propria. Si finisce con la Parigi capitale intellettuale, da dove discutere di tutti i rivolgimenti dell’Europa, dal Nazismo alla caduta dell’ultimo impero, il Sovietico, come esule, testimone appassionato, giornalista militante e storico dalle analisi preveggenti. Un vita divisa in due da «francese d’Ungheria». Ma forse Fejtö quel mondo mitteleuropeo non ha mai davvero lasciato, pur essendo l’ultimo cosmopolita, definito «meticcio culturale», passato senza perdere distacco critico e libertà da tutti gli impegni culturali dei suoi tempi, e pur avendo vissuto in ogni capitale e frequentato ogni gruppo su e giù per l’Europa in cui valesse la pena conversare. Così le sue pagine conservano tutta la potenze evocativa delle memorie di chi è nato nella parte orientale dell’Europa, ed ha visto la storia normalmente irrompere nella sua esistenza quotidiana e l’esilio come concreta possibilità di ogni domani. Riescono a rappresentare, di una vita che sembra sintetizzare al meglio l’Uomo europeo, tutto il dramma e la poesia, la nostalgie e il furore, il terrore e il senso di libertà. E il secolo corre nei suoi Ricordi come se un protagonista, dalla parola briosa e dal giudizio umano, mai fazioso ma sempre impegnato, commentasse con il lettore le pagine del quotidiano del giorno dopo gli avvenimenti.
François Fejtö è nato nel 1909 in Ungheria, a Nagykanizsa, da famiglia ebraica. Dal 1955 è naturalizzato francese. È internazionalmente noto per la sua Histoire des démocracies populaires (1969) e considerato altresì uno dei maggiori esperti di storia dell'impero austro-ungarico, su cui ha scritto libri di enorme successo. Tra i titoli pubblicati in Italia Requiem per un impero defunto (1990), Fine delle democrazie popolari. L'Europa orientale dopo la rivoluzione del 1989 (1990) e Dio e il suo ebreo (2000). Con questa casa editrice ha pubblicato l'intervista Il passeggero del secolo (con Maurizio Serra, 2001), Viaggio sentimentale (2003) e Dio l'uomo e il diavolo. Meditazioni sul male nel corso della storia (2007).
"Ricordi. Da Budapest a Parigi"
Titolo originale: Mémoires: de Budapest à Paris
di Francois Fejto
SELLERIO
Traduttore: Aridea Fezzi Price
Lingua Originale: francese
Collana: La nuova diagonale
Num. di collana: 79
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2392-2
Pagine: 440
Prezzo: 20.00 Euro
In libreria il 9 luglio
mercoledì 8 luglio 2009
"Il Club Bilderberg" di Daniel Estulin
Dal 1954 e una sola volta all’anno, un gruppo ristretto di persone si ritrova per decidere segretamente il futuro politico ed economico dell’umanità. Nessun giornalista ha mai avuto accesso alle riunioni che fino a poco tempo fa si sono svolte presso l’Hotel Bilderberg, in una piccola cittadina olandese. Nessuna notizia è mai filtrata da quelle stanze, anche se – come dimostrano le pagine di questo libro – è durante questi incontri che vengono prese le decisioni più rilevanti per il futuro di tutti noi.
Oggi arriva finalmente anche in Italia il libro che racconta la vera storia di uno dei più potenti e segreti organi decisionali del mondo: il Club Bilderberg.
Risultato di un’indagine serrata durata oltre 15 anni, la rigorosa e documentata inchiesta di Daniel Estulin, tra storia e attualità, svela per la prima volta quello che non era mai stato detto prima, rendendo noti i giochi di potere che si svolgono a nostra insaputa e a scapito della legittima volontà e autodeterminazione dei Popoli.
Dalla privacy armata che la protegge, la classe dirigente globale detta l'indirizzo su politica, economia e conseguenti implicazioni militari.
L'inchiesta di Estulin dimostra come il Club Bilderberg sia stato coinvolto nelle decisioni internazionali più rilevanti della storia recente, dal Piano Marshall allo scandalo Watergate, fino ai recenti conflitti nel Medio Oriente. E' da questa élite che emergono le figure chiave dello scacchiere internazionale – presidenti statunitensi, direttori di agenzie come la CIA o l'FBI, i vertici dei maggiori gruppi finanziari, economici e dell'informazione – così come da questi incontri nascono le linee guida della globalizzazione.
Pubblicato in Spagna nel 2005, aggiornato al 2009 in questa prima pubblicazione italiana, "Il Club BIlderberg" è già stato tradotto in 48 lingue, diffondendosi in 70Paesi.
Daniel Estulin vive in Spagna ed è un prestigioso giornalista investigativo. Da quando ha realizzato ciò che nessun altro prima di lui si era mai spinto a fare, svelando i segreti del Club Bilderberg, è diventato una delle voci più rappresentative dell’informazione indipendente e anticonformista.
"Il Club Bilderberg"
La storia segreta dei padroni del mondo
di Daniel Estulin
ARIANNA EDITRICE
Pagine 384
Prezzo € 18,50
Oggi arriva finalmente anche in Italia il libro che racconta la vera storia di uno dei più potenti e segreti organi decisionali del mondo: il Club Bilderberg.
Risultato di un’indagine serrata durata oltre 15 anni, la rigorosa e documentata inchiesta di Daniel Estulin, tra storia e attualità, svela per la prima volta quello che non era mai stato detto prima, rendendo noti i giochi di potere che si svolgono a nostra insaputa e a scapito della legittima volontà e autodeterminazione dei Popoli.
Dalla privacy armata che la protegge, la classe dirigente globale detta l'indirizzo su politica, economia e conseguenti implicazioni militari.
L'inchiesta di Estulin dimostra come il Club Bilderberg sia stato coinvolto nelle decisioni internazionali più rilevanti della storia recente, dal Piano Marshall allo scandalo Watergate, fino ai recenti conflitti nel Medio Oriente. E' da questa élite che emergono le figure chiave dello scacchiere internazionale – presidenti statunitensi, direttori di agenzie come la CIA o l'FBI, i vertici dei maggiori gruppi finanziari, economici e dell'informazione – così come da questi incontri nascono le linee guida della globalizzazione.
Pubblicato in Spagna nel 2005, aggiornato al 2009 in questa prima pubblicazione italiana, "Il Club BIlderberg" è già stato tradotto in 48 lingue, diffondendosi in 70Paesi.
Daniel Estulin vive in Spagna ed è un prestigioso giornalista investigativo. Da quando ha realizzato ciò che nessun altro prima di lui si era mai spinto a fare, svelando i segreti del Club Bilderberg, è diventato una delle voci più rappresentative dell’informazione indipendente e anticonformista.
"Il Club Bilderberg"
La storia segreta dei padroni del mondo
di Daniel Estulin
ARIANNA EDITRICE
Pagine 384
Prezzo € 18,50
martedì 7 luglio 2009
"Moltitudine inarrestabile" di Paul Hawken
Come è nato il più grande movimento al mondo e perché nessuno se ne è accorto.
Ogni giorno, in ogni paese, nascono organizzazioni impegnate nella difesa della giustizia sociale e nella promozione della sostenibilità ecologica. Sono piccole, piccolissime, non vengono rilevate dai media tradizionali, il potere politico spesso le ignora o cerca di intralciare e sminuire la loro attività.
Queste associazioni non si riconoscono nelle ideologie tradizionali e non fanno riferimento a leader o a istituzioni centrali. Hanno obiettivi che dipendono dal contesto in cui operano e dalla sua storia. Si servono di tecnologie per comunicare e creare network sempre più estesi, e costituiscono il più importante movimento nella storia dell’umanità.
Proprio come il sistema immunitario, i cui anticorpi si attivano ogni volta che la nostra salute viene messa in pericolo, Moltitudine inarrestabile dà conto della risposta di milioni di persone alle minacce che vengono portate all’integrità della nostra casa, la Terra, e a quella dei suoi abitanti, tutti noi.
Dall’Australia all’Italia, dal Brasile alla Cina, dagli Stati Uniti alla Russia: in tutto il mondo, milioni di uomini e di donne agiscono nella convinzione che le ferite alla Natura sono ferite inferte a ciascuno di noi. Gestione dell’acqua, tutela della biodiversità, diritti dell’infanzia e dei lavoratori, impegno per uno sviluppo più sostenibile e per contrastare il riscaldamento globale, tutela dei patrimoni linguistici e culturali che danno forma ai luoghi in cui viviamo: migliaia di organizzazioni collegate tra loro in reti fluide, dinamiche e capaci di rapidi adattamenti operano in questi e in moltissimi altri settori.
Paul Hawken ricostruisce le radici di questi movimenti e, per la prima volta, ne fornisce le coordinate e le metafore con cui descriverli, lasciandoci la convinzione che i loro risultati saranno una delle più grandi eredità che il nostro tempo potrà offrire alle generazioni che verranno.
Paul Hawken, ecologista, imprenditore e giornalista. Dall’età di vent’anni ha dedicato la sua vita alla sostenibilità e a cambiare il rapporto tra business e ambiente. Ha scritto sei libri, tutti classici del pensiero ecologista, e attualmente lavora in un’organizzazione no profit. Vive a Cascade Creek, in California. Per Edizioni Ambiente ha pubblicato Capitalismo Naturale (nuova edizione 2007), un grande classico della sostenibilità giunto alla quarta ristampa, scritto con Amory Lovins e L. Hunter Lovins. Per info: www.wiserearth.org
Moltitudine inarrestabile
Come è nato il più grande movimento al mondo e perché nessuno se ne è accorto
di Paul Hawken
EDIZIONI AMBIENTE
2009
pagine: 368
euro 18,00
ISBN 978-88-96238-08-0
Ogni giorno, in ogni paese, nascono organizzazioni impegnate nella difesa della giustizia sociale e nella promozione della sostenibilità ecologica. Sono piccole, piccolissime, non vengono rilevate dai media tradizionali, il potere politico spesso le ignora o cerca di intralciare e sminuire la loro attività.
Queste associazioni non si riconoscono nelle ideologie tradizionali e non fanno riferimento a leader o a istituzioni centrali. Hanno obiettivi che dipendono dal contesto in cui operano e dalla sua storia. Si servono di tecnologie per comunicare e creare network sempre più estesi, e costituiscono il più importante movimento nella storia dell’umanità.
Proprio come il sistema immunitario, i cui anticorpi si attivano ogni volta che la nostra salute viene messa in pericolo, Moltitudine inarrestabile dà conto della risposta di milioni di persone alle minacce che vengono portate all’integrità della nostra casa, la Terra, e a quella dei suoi abitanti, tutti noi.
Dall’Australia all’Italia, dal Brasile alla Cina, dagli Stati Uniti alla Russia: in tutto il mondo, milioni di uomini e di donne agiscono nella convinzione che le ferite alla Natura sono ferite inferte a ciascuno di noi. Gestione dell’acqua, tutela della biodiversità, diritti dell’infanzia e dei lavoratori, impegno per uno sviluppo più sostenibile e per contrastare il riscaldamento globale, tutela dei patrimoni linguistici e culturali che danno forma ai luoghi in cui viviamo: migliaia di organizzazioni collegate tra loro in reti fluide, dinamiche e capaci di rapidi adattamenti operano in questi e in moltissimi altri settori.
Paul Hawken ricostruisce le radici di questi movimenti e, per la prima volta, ne fornisce le coordinate e le metafore con cui descriverli, lasciandoci la convinzione che i loro risultati saranno una delle più grandi eredità che il nostro tempo potrà offrire alle generazioni che verranno.
Paul Hawken, ecologista, imprenditore e giornalista. Dall’età di vent’anni ha dedicato la sua vita alla sostenibilità e a cambiare il rapporto tra business e ambiente. Ha scritto sei libri, tutti classici del pensiero ecologista, e attualmente lavora in un’organizzazione no profit. Vive a Cascade Creek, in California. Per Edizioni Ambiente ha pubblicato Capitalismo Naturale (nuova edizione 2007), un grande classico della sostenibilità giunto alla quarta ristampa, scritto con Amory Lovins e L. Hunter Lovins. Per info: www.wiserearth.org
Moltitudine inarrestabile
Come è nato il più grande movimento al mondo e perché nessuno se ne è accorto
di Paul Hawken
EDIZIONI AMBIENTE
2009
pagine: 368
euro 18,00
ISBN 978-88-96238-08-0
lunedì 6 luglio 2009
"L'affaire Moro" di Leonardo Sciascia
Pubblicato nell’autunno del 1978, mentre ribollivano le polemiche sul caso Moro, e altre suscitandone, questo libro potrebbe anche esser letto come «opera letteraria».
Ma l’autore – come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla «affaire» – ha continuato a viverlo come «opera di verità» e perciò lo si ripubblica (non più col rischio delle polemiche, ma del silenzio) con l’aggiunta della relazione di minoranza (di assoluta minoranza) presentata in Commissione e al Parlamento.
Una relazione che l’autore ha voluto al possibile stringare, nella speranza che abbia la sorte di esser largamente letta: qual di solito non hanno le voluminosissime relazioni che vengono fuori dalle inchieste parlamentari.
Leonardo Sciascia (1983)
"L'affaire Moro"
di Leonardo Sciascia
SELLERIO
Collana: La rosa dei venti
Num. di collana: 2
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2400-7
Pagine: 216
Prezzo: 8.00 Euro
Ma l’autore – come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla «affaire» – ha continuato a viverlo come «opera di verità» e perciò lo si ripubblica (non più col rischio delle polemiche, ma del silenzio) con l’aggiunta della relazione di minoranza (di assoluta minoranza) presentata in Commissione e al Parlamento.
Una relazione che l’autore ha voluto al possibile stringare, nella speranza che abbia la sorte di esser largamente letta: qual di solito non hanno le voluminosissime relazioni che vengono fuori dalle inchieste parlamentari.
Leonardo Sciascia (1983)
"L'affaire Moro"
di Leonardo Sciascia
SELLERIO
Collana: La rosa dei venti
Num. di collana: 2
Anno: 2009
ISBN: 88-389-2400-7
Pagine: 216
Prezzo: 8.00 Euro
domenica 5 luglio 2009
"Besancenot, la nostra sinistra" di Olivier Besancenot e Flavia D'Angeli
La sinistra francese è in movimento e Olivier Besancenot ne rappresenta il volto più dinamico e interessante. La sua formazione politica, Il Nuovo Partito Anticapitalista, sta riscuotendo consensi inaspettati e Besancenot è indicato dai francesi come l'esponente di sinistra più convincente per contrastare la destra.
Questo libro ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita dell'Npa, e presenta per la prima volta in Italia Besancenot attraverso un intervista con Flavia D'Angeli. I due hanno la stessa età e danno vita ad un comnfronto sull'attuale fase del capitalismo globale e su quale debba essere la sinistra del futuro.
Olivier Besancenot è il giovane dirigente del Nuovo Partito Anticapitalista, recentemente nato sulle ceneri della Lcr francese. Ha 34 anni ed è stato due volte candidato alle elezioni presidenziali, nel 2002 e nel 2007. Ha da poco guidato l'Npa alle elezioni europee. Pur svolgendo un ruolo di primo piano nella politica francese, continua a lavorare alle Poste.
Flavia D’Angeli ha 35 anni. Nel 2008 è stata candidata premier per Sinistra Critica dopo una lunga esperienza politica in Rifondazione comunista e nei movimenti sociali, dalla Pantera al movimento no global. Laureata in Lettere è un’insegnante precaria.
"Besancenot, la nostra sinistra"
L'esempio francese e la sinistra del futuro
Olivier Besancenot dialoga con Flavia D'Angeli.
EDIZIONI ALEGRE
Pag. 128.
euro 12,00.
Questo libro ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita dell'Npa, e presenta per la prima volta in Italia Besancenot attraverso un intervista con Flavia D'Angeli. I due hanno la stessa età e danno vita ad un comnfronto sull'attuale fase del capitalismo globale e su quale debba essere la sinistra del futuro.
Olivier Besancenot è il giovane dirigente del Nuovo Partito Anticapitalista, recentemente nato sulle ceneri della Lcr francese. Ha 34 anni ed è stato due volte candidato alle elezioni presidenziali, nel 2002 e nel 2007. Ha da poco guidato l'Npa alle elezioni europee. Pur svolgendo un ruolo di primo piano nella politica francese, continua a lavorare alle Poste.
Flavia D’Angeli ha 35 anni. Nel 2008 è stata candidata premier per Sinistra Critica dopo una lunga esperienza politica in Rifondazione comunista e nei movimenti sociali, dalla Pantera al movimento no global. Laureata in Lettere è un’insegnante precaria.
"Besancenot, la nostra sinistra"
L'esempio francese e la sinistra del futuro
Olivier Besancenot dialoga con Flavia D'Angeli.
EDIZIONI ALEGRE
Pag. 128.
euro 12,00.
sabato 4 luglio 2009
"Per amore dell'acqua. Flow" di Irena Salina
DVD + Libro. Manca l’acqua, mancherà sempre di più… la chiamano “21st Century’s global water crisis”. Un meraviglioso, appassionato, approfondito, poetico documentario, un film scientifico e militante… sull’acqua. Con li libro For Love of Water.
Il film
Film sull’acqua o meglio: sul nostro pianeta, grande corpo filtrante che da milioni di anni ha preservato, utilizzato, riciclato, purificato acqua. Ma noi negli ultimi cinquant’anni, sporcando e rendendo inutilizzabili ogni giorno miliardi di metri cubi d’acqua, siamo riusciti ad avvelenare le falde, uccidere i fiumi, inaridire il mare.
Manca l’acqua, mancherà sempre di più.
Già oggi sono milioni gli esseri umani che non hanno accesso ad alcuna fonte di acqua potabile e saranno sempre di più e si batteranno e faranno guerre per avere l’acqua.
Flow ha raccolto dati, ascoltato testimonianze, cercato storie per comporre un quadro completo di quello che gli esperti chiamano “21st Century’s global water crisis”.
Ci sono i grandi cartelli mondiali dell’acqua, che mirano a una privatizzazione globale delle risorse idriche, ci sono gli scienziati che spiegano perché stiamo raggiungendo il punto di non ritorno, ci sono gli attivisti che lottano contro le multinazionali, c’è la (nostra) quotidiana stupidità di comprare acqua in bottiglia meno pura e meno sana di quella che esce dai nostri rubinetti. E, come ha calcolato uno studio voluto dalle Nazioni Unite, “meno della metà di quanto il mondo spende per comprare acqua in bottiglia, basterebbe per dare acqua pulita a tutta l’umanità”.
Su tutto questo la poesia limpida e stillante dell’elemento da cui tutto trae vita.
Irena Salina , regista, è nata in Francia e ha cominciato a lavorare come giornalista a quindici anni in una radio privata di Parigi. Emigrata in Usa, ha lavorato alla produzione di numerosi film, prima di passare alla regia. Il suo primo film Ghost Bird: The Life and Art of Judith Deim (2000) racconta la straordinaria vita dell’artista Judith Deim.
"Per amore dell'acqua. Flow"
di Irena Salina
FELTRINELLI
Collana: Real Cinema
Contenuto: DVD + libro di 96 pagine
Prezzo: Euro 14,9
In libreria dal 18 giugno 2009
Il film
Film sull’acqua o meglio: sul nostro pianeta, grande corpo filtrante che da milioni di anni ha preservato, utilizzato, riciclato, purificato acqua. Ma noi negli ultimi cinquant’anni, sporcando e rendendo inutilizzabili ogni giorno miliardi di metri cubi d’acqua, siamo riusciti ad avvelenare le falde, uccidere i fiumi, inaridire il mare.
Manca l’acqua, mancherà sempre di più.
Già oggi sono milioni gli esseri umani che non hanno accesso ad alcuna fonte di acqua potabile e saranno sempre di più e si batteranno e faranno guerre per avere l’acqua.
Flow ha raccolto dati, ascoltato testimonianze, cercato storie per comporre un quadro completo di quello che gli esperti chiamano “21st Century’s global water crisis”.
Ci sono i grandi cartelli mondiali dell’acqua, che mirano a una privatizzazione globale delle risorse idriche, ci sono gli scienziati che spiegano perché stiamo raggiungendo il punto di non ritorno, ci sono gli attivisti che lottano contro le multinazionali, c’è la (nostra) quotidiana stupidità di comprare acqua in bottiglia meno pura e meno sana di quella che esce dai nostri rubinetti. E, come ha calcolato uno studio voluto dalle Nazioni Unite, “meno della metà di quanto il mondo spende per comprare acqua in bottiglia, basterebbe per dare acqua pulita a tutta l’umanità”.
Su tutto questo la poesia limpida e stillante dell’elemento da cui tutto trae vita.
Irena Salina , regista, è nata in Francia e ha cominciato a lavorare come giornalista a quindici anni in una radio privata di Parigi. Emigrata in Usa, ha lavorato alla produzione di numerosi film, prima di passare alla regia. Il suo primo film Ghost Bird: The Life and Art of Judith Deim (2000) racconta la straordinaria vita dell’artista Judith Deim.
"Per amore dell'acqua. Flow"
di Irena Salina
FELTRINELLI
Collana: Real Cinema
Contenuto: DVD + libro di 96 pagine
Prezzo: Euro 14,9
In libreria dal 18 giugno 2009
venerdì 3 luglio 2009
"Leggere Lacan" di Slavoj Žižek
La psicoanalisi è morta? Se spesso in questo inizio di XXI secolo la domanda è stata più che altro retorica e la risposta inequivocabilmente affermativa, Slavoj Žižek in questa sua breve e incisiva introduzione al pensiero di Lacan, si lancia arditamente controcorrente: non solo la psicoanalisi gode di ottima salute, ma, anzi, solo ora, in questa nostra società che spinge al godimento a tutti i costi, le intuizioni freudiane si rivelano in tutta la loro lungimiranza e lucida esattezza.
Žižek parte proprio dal lacaniano «ritorno a Freud», un ritorno sostanziale, per illustrare il pensiero dello psicoanalista francese. Così, se con Lacan la psicoanalisi è fondamentalmente un processo di lettura, Žižek in ciascun capitolo utilizza un passo dell’opera del maestro come strumento esegetico, chiave di lettura di altri testi filosofici o letterari, di fenomeni della contemporaneità, di manifestazioni della cultura pop: dalla politica estera americana all’ultimo Kubrick, da Shakespeare a Nietzsche, da 21 grammi ad Alien. Perché la psicoanalisi rimane, prima di qualsiasi applicazione clinica, uno strumento formidabile per mettere l’individuo a confronto con la dimensione più radicale dell’esistenza umana
Slavoj Žižek è ricercatore in Sociologia presso l’Università di Lubjana e insegna presso la Svizzera European Graduate School. Voce autorevole della filosofia contemporanea, Žižek si distingue per la sua capacità di creare un ponte tra la riflessione filosofica e la cultura pop. Tra i suoi ultimi libri tradotti in italiano, ricordiamo Il cuore perverso del cristianesimo (Meltemi, Roma 2006), La violenza invisibile (Rizzoli, Milano 2007), L’osceno eccesso del potere (Nottetempo, Roma 2009).
"Leggere Lacan"
Guida perversa al vivere contemporaneo.
di Slavoj Zizek
Traduzione di Marta Nijhuis
I testi di Lacan come chiave per capire l’oggi
BOLLATI BORINGHIERI
Anno 2009
Collana «Nuova Cultura - Introduzioni»
Prezzo €15,00
144 Pagine
Žižek parte proprio dal lacaniano «ritorno a Freud», un ritorno sostanziale, per illustrare il pensiero dello psicoanalista francese. Così, se con Lacan la psicoanalisi è fondamentalmente un processo di lettura, Žižek in ciascun capitolo utilizza un passo dell’opera del maestro come strumento esegetico, chiave di lettura di altri testi filosofici o letterari, di fenomeni della contemporaneità, di manifestazioni della cultura pop: dalla politica estera americana all’ultimo Kubrick, da Shakespeare a Nietzsche, da 21 grammi ad Alien. Perché la psicoanalisi rimane, prima di qualsiasi applicazione clinica, uno strumento formidabile per mettere l’individuo a confronto con la dimensione più radicale dell’esistenza umana
Slavoj Žižek è ricercatore in Sociologia presso l’Università di Lubjana e insegna presso la Svizzera European Graduate School. Voce autorevole della filosofia contemporanea, Žižek si distingue per la sua capacità di creare un ponte tra la riflessione filosofica e la cultura pop. Tra i suoi ultimi libri tradotti in italiano, ricordiamo Il cuore perverso del cristianesimo (Meltemi, Roma 2006), La violenza invisibile (Rizzoli, Milano 2007), L’osceno eccesso del potere (Nottetempo, Roma 2009).
"Leggere Lacan"
Guida perversa al vivere contemporaneo.
di Slavoj Zizek
Traduzione di Marta Nijhuis
I testi di Lacan come chiave per capire l’oggi
BOLLATI BORINGHIERI
Anno 2009
Collana «Nuova Cultura - Introduzioni»
Prezzo €15,00
144 Pagine
giovedì 2 luglio 2009
"La fortuna non esiste" di Mario Calabresi
"La fortuna non esiste" di Mario Calabresi è il libro più votato dai visitatori de "Il Circolo Pickwick" nel mese di giugno.
«Non importa quante volte cadi. Quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi.»
Come si esce da una crisi, come si supera una perdita, un insuccesso, un fallimento? C'è chi ha avuto la forza di rimettersi in piedi dopo che l'azienda in cui lavorava ha chiuso, chi ha rifiutato di arrendersi dopo che la recessione lo aveva costretto a vendere la casa in cui viveva e a partire per chissà dove, chi ha ritrovato la forza di andare avanti dopo che un lutto sembrava avergli tolto una ragione per vivere.
Due anni in viaggio attraverso l'America, trentasei Stati, l'elezione presidenziale più emozionante che si ricordi e tante vite di gente comune. Ma al centro di tutto questo per Mario Calabresi c'è una sola domanda: che cosa accade nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi? Magari con fatica, con dolore, ma con tenacia incrollabile e soprattutto senza aspettare la fortuna? Qual è il segreto di una nazione e della sua gente, capace da sempre - ma oggi più che mai - di reinventarsi da zero, di darsi una seconda chance, di eleggere un presidente nero contro ogni previsione, di rimettersi in cammino anche dopo che la più grave recessione del dopoguerra ha travolto la vita di milioni di persone?
Dopo il successo di "Spingendo la notte più in là", Calabresi ci emoziona di nuovo con un racconto di vita in prima persona, una storia fatta di storie vere, storie di persone incontrate in una lunga traversata degli Stati Uniti alla ricerca di chi ha saputo nascere due volte. Un viaggio al centro della domanda che tutti prima o poi ci siamo posti: che cosa succede quando cadi? E poi, come fai a rialzarti?
Mario Calabresi (Milano 1970), giornalista, ha lavorato come cronista parlamentare all'Ansa e alla redazione romana della «Stampa». È stato caporedattore centrale della «Repubblica» e poi corrispondente da New York per lo stesso quotidiano. Ha seguito tutta la campagna presidenziale americana e l'elezione di Barack Obama. Dal 6 maggio 2009 è direttore de "La Stampa". Nel 2007 ha pubblicato con Mondadori Strade blu "Spingendo la notte più in là", tradotto in Germania, Francia e Stati Uniti.
"La fortuna non esiste"
di Mario Calabresi
Mondadori
2009
Collana:Strade blu
Pagine: 168
Prezzo: 16.50 €
ISBN: 978880458897
«Non importa quante volte cadi. Quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi.»
Come si esce da una crisi, come si supera una perdita, un insuccesso, un fallimento? C'è chi ha avuto la forza di rimettersi in piedi dopo che l'azienda in cui lavorava ha chiuso, chi ha rifiutato di arrendersi dopo che la recessione lo aveva costretto a vendere la casa in cui viveva e a partire per chissà dove, chi ha ritrovato la forza di andare avanti dopo che un lutto sembrava avergli tolto una ragione per vivere.
Due anni in viaggio attraverso l'America, trentasei Stati, l'elezione presidenziale più emozionante che si ricordi e tante vite di gente comune. Ma al centro di tutto questo per Mario Calabresi c'è una sola domanda: che cosa accade nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi? Magari con fatica, con dolore, ma con tenacia incrollabile e soprattutto senza aspettare la fortuna? Qual è il segreto di una nazione e della sua gente, capace da sempre - ma oggi più che mai - di reinventarsi da zero, di darsi una seconda chance, di eleggere un presidente nero contro ogni previsione, di rimettersi in cammino anche dopo che la più grave recessione del dopoguerra ha travolto la vita di milioni di persone?
Dopo il successo di "Spingendo la notte più in là", Calabresi ci emoziona di nuovo con un racconto di vita in prima persona, una storia fatta di storie vere, storie di persone incontrate in una lunga traversata degli Stati Uniti alla ricerca di chi ha saputo nascere due volte. Un viaggio al centro della domanda che tutti prima o poi ci siamo posti: che cosa succede quando cadi? E poi, come fai a rialzarti?
Mario Calabresi (Milano 1970), giornalista, ha lavorato come cronista parlamentare all'Ansa e alla redazione romana della «Stampa». È stato caporedattore centrale della «Repubblica» e poi corrispondente da New York per lo stesso quotidiano. Ha seguito tutta la campagna presidenziale americana e l'elezione di Barack Obama. Dal 6 maggio 2009 è direttore de "La Stampa". Nel 2007 ha pubblicato con Mondadori Strade blu "Spingendo la notte più in là", tradotto in Germania, Francia e Stati Uniti.
"La fortuna non esiste"
di Mario Calabresi
Mondadori
2009
Collana:Strade blu
Pagine: 168
Prezzo: 16.50 €
ISBN: 978880458897
mercoledì 1 luglio 2009
"L'unto del Signore" di Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel
”Appena suona la moneta nella cassa, l’anima salta fuori dal Purgatorio.”
Johann Tetzel, 1516
In queste pagine, Pinotti e Gümpel ripercorrono la straordinaria avventura del Cavaliere in una prospettiva originale, che ne illumina i lati oscuri caricando di nuovo senso le sue scelte politiche.
Partendo dai suoi primi passi di imprenditore, l’inchiesta racconta la vera storia della Banca Rasini e dei suoi soci, analizza le connessioni con Calvi e Sindona e le operazioni offshore, e ricostruisce le origini della Fininvest, con il suo complesso e inestricabile gioco di scatole cinesi. Attraverso preziose testimonianze inedite, rilegge la nascita di Forza Italia, i rapporti con l’Opus Dei e Cl, lo scambio di favori con la Curia, i legami con i nuovi cavalieri della finanza bianca, fino all’involuzione teocon sui grandi temi bioetici e alle battaglie in favore della famiglia.
Ferruccio Pinotti, giornalista e scrittore, ha pubblicato per BUR Poteri forti (2005), Opus Dei segreta (2006), Fratelli d’Italia (2007), Olocausto bianco (2008) e, con Luca Tescaroli, Colletti sporchi (2008). Con Udo Gümpel è autore di Berlusconi Zampanò (Random House, 2006). Il suo sito è: www.grandinchieste.it.
Udo Gümpel è giornalista e corrispondente dall’Italia per la rete televisiva tedesca Ntv del gruppo Bertelsmann.
"L'Unto del Signore"
di Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel
BUR RIZZOLI
COLLANA: BUR FUTUROPASSATO
PAGINE: 308
PREZZO: 11,00 Euro
ANNO DI PRIMA EDIZIONE: 2009
ISBN: 17028615
Il libro verrà presentato da Ferruccio Pinotti il prossimo 3 luglio a Ostiglia (MN), alle ore 21, presso il Cortile Municipale, che si trova in via Viani 16. Interverrà Marco Travaglio.
Johann Tetzel, 1516
In queste pagine, Pinotti e Gümpel ripercorrono la straordinaria avventura del Cavaliere in una prospettiva originale, che ne illumina i lati oscuri caricando di nuovo senso le sue scelte politiche.
Partendo dai suoi primi passi di imprenditore, l’inchiesta racconta la vera storia della Banca Rasini e dei suoi soci, analizza le connessioni con Calvi e Sindona e le operazioni offshore, e ricostruisce le origini della Fininvest, con il suo complesso e inestricabile gioco di scatole cinesi. Attraverso preziose testimonianze inedite, rilegge la nascita di Forza Italia, i rapporti con l’Opus Dei e Cl, lo scambio di favori con la Curia, i legami con i nuovi cavalieri della finanza bianca, fino all’involuzione teocon sui grandi temi bioetici e alle battaglie in favore della famiglia.
Ferruccio Pinotti, giornalista e scrittore, ha pubblicato per BUR Poteri forti (2005), Opus Dei segreta (2006), Fratelli d’Italia (2007), Olocausto bianco (2008) e, con Luca Tescaroli, Colletti sporchi (2008). Con Udo Gümpel è autore di Berlusconi Zampanò (Random House, 2006). Il suo sito è: www.grandinchieste.it.
Udo Gümpel è giornalista e corrispondente dall’Italia per la rete televisiva tedesca Ntv del gruppo Bertelsmann.
"L'Unto del Signore"
di Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel
BUR RIZZOLI
COLLANA: BUR FUTUROPASSATO
PAGINE: 308
PREZZO: 11,00 Euro
ANNO DI PRIMA EDIZIONE: 2009
ISBN: 17028615
Il libro verrà presentato da Ferruccio Pinotti il prossimo 3 luglio a Ostiglia (MN), alle ore 21, presso il Cortile Municipale, che si trova in via Viani 16. Interverrà Marco Travaglio.
martedì 30 giugno 2009
"Sofia 1973: Berlinguer deve morire" di Giovanni Fasanella e Corrado Incerti
Il 3 ottobre 1973, mentre era diretto all'aeroporto di Sofia al termine di una burrascosa visita ufficiale, Enrico Berlinguer rimase vittima di un incidente stradale: la sua auto venne investita da un camion.
Il segretario del PCI si salvò per miracolo, ma il suo interprete morì e Boris Velchev e Konstantin Tellalov, dirigenti del Partito Comunista Bulgaro riportarono gravi ferite. Per diciotto anni la notizia rimase avvolta nel segreto. Fu il senatore del PDS Emanuele Macaluso a rivelarla al settimanale «Panorama» nel '91, avanzando un’ipotesi clamorosa: l’incidente era stato organizzato dal KGB e dai servizi bulgari per eliminare il leader italiano. Macaluso venne smentito da quasi tutti i dirigenti del vecchio PCI; ma la vedova Berlinguer intervenne per dargli ragione.
Enrico, appena tornato dalla Bulgaria, le aveva manifestato i suoi sospetti: era convinto si fosse trattato di un attentato.
«Panorama» inviò Fasanella e Incerti a Sofia, dove raccolsero una serie impressionante di indizi e testimonianze a sostegno della tesi dell’attentato. Questo libro racconta l'indagine di allora e le novità emerse negli ultimi anni dai documenti dell’Istituto Gramsci, dalle carte del dossier Mitrokhin, da inchieste giudiziarie e da nuove testimonianze di Macaluso e della famiglia Berlinguer. Il risultato è un thriller politico dalla rigorosa documentazione, che cambierà le idee di molti sui rapporti fra il PCI di Berlinguer e il blocco sovietico.
«Fasanella e Incerti sono andati a indagare in Bulgaria. E hanno raccolto una serie di indizi che giustificano ampiamente i sospetti».
Indro Montanelli, «il Giornale», 11 novembre 1991
«Un prodotto raro nella pubblicistica italiana: un’inchiesta giornalistica documentata, nella quale gli autori mostrano di padroneggiare eventi e contesti, illuminano fatti e personaggi, ricostruiscono universi ideali e culturali […]. I due autori hanno raccolto una messe copiosa di testimonianze e indizi che conforta la tesi dell’attentato, di cui del resto Berlinguer per primo ebbe subito percezione. Tuttavia, non si limitano a ricostruire un episodio oscuro, ma ci restituiscono, con un racconto affascinante e informato, il quadro dei rapporti fra il PCI e il PCUS negli anni Settanta, le loro differenze e le aspre tensioni, i temi del loro contrasto».
dalla prefazione di Giuseppe Vacca
Giovanni Fasanella dal 1988 è giornalista parlamentare di «Panorama». Tra i suoi libri: Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro (con G. Pellegrino, Einaudi, 2000), Il misterioso intermediario. Igor Markevic e il caso Moro (con G. Rocca, Einaudi, 2003), Che cosa sono le BR (con A. Franceschini, Bur-Rizzoli, 2004). Nel 2006 Fazi ha pubblicato in volume il seguito delle ricerche condotte con Giuseppe Rocca sulla figura di Igor Markevic.
Corrado Incerti, da sempre giornalista per diverse testate nazionali, impegnato soprattutto nelle inchieste sul terrorismo italiano e internazionale, nel 1980 entra nella redazione del settimanale «Panorama», del quale, per vent'anni, è inviato per servizi in Italia e all'estero.
"Sofia 1973: Berlinguer deve morire"
di Giovanni Fasanella e Corrado Incerti
FAZI EDITORE
collana le terre
pagine 128
ISBN 88-8112-630-3
data di uscita 01/05/2005
prezzo in libreria € 12,00
Il segretario del PCI si salvò per miracolo, ma il suo interprete morì e Boris Velchev e Konstantin Tellalov, dirigenti del Partito Comunista Bulgaro riportarono gravi ferite. Per diciotto anni la notizia rimase avvolta nel segreto. Fu il senatore del PDS Emanuele Macaluso a rivelarla al settimanale «Panorama» nel '91, avanzando un’ipotesi clamorosa: l’incidente era stato organizzato dal KGB e dai servizi bulgari per eliminare il leader italiano. Macaluso venne smentito da quasi tutti i dirigenti del vecchio PCI; ma la vedova Berlinguer intervenne per dargli ragione.
Enrico, appena tornato dalla Bulgaria, le aveva manifestato i suoi sospetti: era convinto si fosse trattato di un attentato.
«Panorama» inviò Fasanella e Incerti a Sofia, dove raccolsero una serie impressionante di indizi e testimonianze a sostegno della tesi dell’attentato. Questo libro racconta l'indagine di allora e le novità emerse negli ultimi anni dai documenti dell’Istituto Gramsci, dalle carte del dossier Mitrokhin, da inchieste giudiziarie e da nuove testimonianze di Macaluso e della famiglia Berlinguer. Il risultato è un thriller politico dalla rigorosa documentazione, che cambierà le idee di molti sui rapporti fra il PCI di Berlinguer e il blocco sovietico.
«Fasanella e Incerti sono andati a indagare in Bulgaria. E hanno raccolto una serie di indizi che giustificano ampiamente i sospetti».
Indro Montanelli, «il Giornale», 11 novembre 1991
«Un prodotto raro nella pubblicistica italiana: un’inchiesta giornalistica documentata, nella quale gli autori mostrano di padroneggiare eventi e contesti, illuminano fatti e personaggi, ricostruiscono universi ideali e culturali […]. I due autori hanno raccolto una messe copiosa di testimonianze e indizi che conforta la tesi dell’attentato, di cui del resto Berlinguer per primo ebbe subito percezione. Tuttavia, non si limitano a ricostruire un episodio oscuro, ma ci restituiscono, con un racconto affascinante e informato, il quadro dei rapporti fra il PCI e il PCUS negli anni Settanta, le loro differenze e le aspre tensioni, i temi del loro contrasto».
dalla prefazione di Giuseppe Vacca
Giovanni Fasanella dal 1988 è giornalista parlamentare di «Panorama». Tra i suoi libri: Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro (con G. Pellegrino, Einaudi, 2000), Il misterioso intermediario. Igor Markevic e il caso Moro (con G. Rocca, Einaudi, 2003), Che cosa sono le BR (con A. Franceschini, Bur-Rizzoli, 2004). Nel 2006 Fazi ha pubblicato in volume il seguito delle ricerche condotte con Giuseppe Rocca sulla figura di Igor Markevic.
Corrado Incerti, da sempre giornalista per diverse testate nazionali, impegnato soprattutto nelle inchieste sul terrorismo italiano e internazionale, nel 1980 entra nella redazione del settimanale «Panorama», del quale, per vent'anni, è inviato per servizi in Italia e all'estero.
"Sofia 1973: Berlinguer deve morire"
di Giovanni Fasanella e Corrado Incerti
FAZI EDITORE
collana le terre
pagine 128
ISBN 88-8112-630-3
data di uscita 01/05/2005
prezzo in libreria € 12,00
lunedì 29 giugno 2009
"Pechino è in coma" di Ma Jian
Dai Wei, in coma da dieci anni, è doppiamente prigioniero. Il 4 giugno 1989 è stato colpito alla testa da un proiettile durante la rivolta di piazza Tienanmen.
Da allora “vive” su un letto di ferro: prigioniero del proprio corpo, prigioniero della polizia, che aspetta il suo risveglio per arrestarlo. Tutto ciò che rimane a Dai Wei per non perdere il contatto con il mondo è la sua acutissima sensibilità per le piccole cose che gli succedono intorno e una dolorosa e poetica capacità di dialogare con il proprio corpo.
Mentre Dai Wei giace, immobile nel cambiamento, assistito dalla madre, la capitale della Cina cambia e lui ripercorre i giorni della rivolta studentesca – ma anche il decennio della Rivoluzione culturale – attraverso i ricordi: le mobilitazioni degli universitari di Beijing e le interminabili discussioni politiche, gli slogan gridati e i sentimenti sussurrati con riserbo.
E intanto, forse, si risveglia a un nuovo inizio, mentre l’isolato dove si trova la piccola casa in cui abita viene abbattuto, con la veccia Cina che muore, per far posto a uno stadio, il Nido, per le Olimpiadi del 2008.
“Questo libro vivido, pungente, e amaramente comico è un coraggioso Manifesto per il Ricordo, contro le forze corrosive del silenzio.”
The Guardian
“Ma Jian ha realizzato un’opera estremamente difficile: creare un’opera d’arte che è al tempo stesso alta letteratura e invito all’azione.”
The New York Review of Books
“Accade soltanto una volta in dieci anni, e forse in un’intera generazione, che un romanzo narri così profondamente il modo in cui guardiamo al mondo e a noi stessi.”
The Daily Telegraph
Ma Jian è nato a Qingdao nel 1953. Ha lasciato Pechino per Hong Kong nel 1987, poco prima che le sue opere fossero bandite in Cina. Dopo la restituzione dell’isola alla Repubblica Popolare Cinese, l’autore si è trasferito in Europa, prima in Germania e poi a Londra dove vive tuttora. In Italia, Neri Pozza ha pubblicato Polvere rossa nel 2002.
"Pechino è in coma"
di Ma Jian
FELTRINELLI
Traduzione di Katia Bagnoli
Collana: I Narratori
Pagine: 640
Prezzo: Euro 19,5
In libreria dal 4 giugno 2009
Da allora “vive” su un letto di ferro: prigioniero del proprio corpo, prigioniero della polizia, che aspetta il suo risveglio per arrestarlo. Tutto ciò che rimane a Dai Wei per non perdere il contatto con il mondo è la sua acutissima sensibilità per le piccole cose che gli succedono intorno e una dolorosa e poetica capacità di dialogare con il proprio corpo.
Mentre Dai Wei giace, immobile nel cambiamento, assistito dalla madre, la capitale della Cina cambia e lui ripercorre i giorni della rivolta studentesca – ma anche il decennio della Rivoluzione culturale – attraverso i ricordi: le mobilitazioni degli universitari di Beijing e le interminabili discussioni politiche, gli slogan gridati e i sentimenti sussurrati con riserbo.
E intanto, forse, si risveglia a un nuovo inizio, mentre l’isolato dove si trova la piccola casa in cui abita viene abbattuto, con la veccia Cina che muore, per far posto a uno stadio, il Nido, per le Olimpiadi del 2008.
“Questo libro vivido, pungente, e amaramente comico è un coraggioso Manifesto per il Ricordo, contro le forze corrosive del silenzio.”
The Guardian
“Ma Jian ha realizzato un’opera estremamente difficile: creare un’opera d’arte che è al tempo stesso alta letteratura e invito all’azione.”
The New York Review of Books
“Accade soltanto una volta in dieci anni, e forse in un’intera generazione, che un romanzo narri così profondamente il modo in cui guardiamo al mondo e a noi stessi.”
The Daily Telegraph
Ma Jian è nato a Qingdao nel 1953. Ha lasciato Pechino per Hong Kong nel 1987, poco prima che le sue opere fossero bandite in Cina. Dopo la restituzione dell’isola alla Repubblica Popolare Cinese, l’autore si è trasferito in Europa, prima in Germania e poi a Londra dove vive tuttora. In Italia, Neri Pozza ha pubblicato Polvere rossa nel 2002.
"Pechino è in coma"
di Ma Jian
FELTRINELLI
Traduzione di Katia Bagnoli
Collana: I Narratori
Pagine: 640
Prezzo: Euro 19,5
In libreria dal 4 giugno 2009
domenica 28 giugno 2009
"Cioccolato amaro" di Carol Off
UN VIAGGIO SCIOCCANTE NEL CUORE DELLA CORRUZIONE E DELLO SFRUTTAMENTO MESSI IN ATTO DALL’INDUSTRIA MULTIMILIARDARIA DEL CACAO
IL BLOOD DIAMONDS DEL CIOCCOLATO
Per la maggior parte di noi, il cioccolato è molto più che un semplice alimento divenuto parte integrante della dieta occidentale. È anche sinonimo di piacere seducente e appagante, può offrire una compensazione affettiva o creare dipendenza al pari di alcool e tabacco. Tuttavia, dietro la sua immagine edulcorata e romantica si cela una lunga storia fatta di sfruttamento, corruzione, ingordigia e schiavitù.
L’autrice offre un panorama completo della storia del cioccolato: prendendo le mosse dall’aristocrazia spagnola ed europea, che impazzì per questa prelibatezza azteca e schiavizzò intere popolazioni per assicurarsene l’approvvigionamento, si arriva sino a oggi e a quanto sta accadendo negli stati dell’Africa occidentale. Qui, e in particolare in Costa d’Avorio, terra in cui viene prodotta la metà del cacao mondiale, la ricchissima industria del cioccolato va da tempo foraggiando la guerra civile e diffondendo corruzione e povertà.
Pionieristico e rivelatore, Cioccolato amaro è una storia sociale, un’indagine appassionata e una coraggiosa denuncia nei confronti di un’industria multimiliardaria che ha istituzionalizzato la miseria per asservirla al nostro piacere.
Questo libro evidenzia l’enorme divario esistente tra i bambini europei e americani che sgranocchiano cioccolata mentre vanno a scuola e quelli che [in Africa] devono, sin dall’infanzia, lavorare per sopravvivere; il divario tra chi raccoglie il cacao nelle piantagioni e chi scarta uno snack al cioccolato.
dall’introduzione di Cioccolato amaro
Carol Off ha raccontato e vissuto in prima persona molti conflitti, dalla guerra nell’ex Jugoslavia sino alla “guerra al terrore” portata avanti dagli USA. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per i suoi documentari girati in Africa, Asia ed Europa e trasmessi dalla CBC. Vive a Toronto.
"CIOCCOLATO AMARO"
Il lato oscuro del dolce più seducente
di Carol Off
NUOVI MONDI
Pagine 320
ISBN 978-88-89091-63-0
Prezzo in libreria: 16,50€
Prezzo online su nuovimondishop: 13,20€
Uscita in libreria: giugno 2009
IL BLOOD DIAMONDS DEL CIOCCOLATO
Per la maggior parte di noi, il cioccolato è molto più che un semplice alimento divenuto parte integrante della dieta occidentale. È anche sinonimo di piacere seducente e appagante, può offrire una compensazione affettiva o creare dipendenza al pari di alcool e tabacco. Tuttavia, dietro la sua immagine edulcorata e romantica si cela una lunga storia fatta di sfruttamento, corruzione, ingordigia e schiavitù.
L’autrice offre un panorama completo della storia del cioccolato: prendendo le mosse dall’aristocrazia spagnola ed europea, che impazzì per questa prelibatezza azteca e schiavizzò intere popolazioni per assicurarsene l’approvvigionamento, si arriva sino a oggi e a quanto sta accadendo negli stati dell’Africa occidentale. Qui, e in particolare in Costa d’Avorio, terra in cui viene prodotta la metà del cacao mondiale, la ricchissima industria del cioccolato va da tempo foraggiando la guerra civile e diffondendo corruzione e povertà.
Pionieristico e rivelatore, Cioccolato amaro è una storia sociale, un’indagine appassionata e una coraggiosa denuncia nei confronti di un’industria multimiliardaria che ha istituzionalizzato la miseria per asservirla al nostro piacere.
Questo libro evidenzia l’enorme divario esistente tra i bambini europei e americani che sgranocchiano cioccolata mentre vanno a scuola e quelli che [in Africa] devono, sin dall’infanzia, lavorare per sopravvivere; il divario tra chi raccoglie il cacao nelle piantagioni e chi scarta uno snack al cioccolato.
dall’introduzione di Cioccolato amaro
Carol Off ha raccontato e vissuto in prima persona molti conflitti, dalla guerra nell’ex Jugoslavia sino alla “guerra al terrore” portata avanti dagli USA. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per i suoi documentari girati in Africa, Asia ed Europa e trasmessi dalla CBC. Vive a Toronto.
"CIOCCOLATO AMARO"
Il lato oscuro del dolce più seducente
di Carol Off
NUOVI MONDI
Pagine 320
ISBN 978-88-89091-63-0
Prezzo in libreria: 16,50€
Prezzo online su nuovimondishop: 13,20€
Uscita in libreria: giugno 2009
sabato 27 giugno 2009
"Miss Little China" di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco con Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò
DVD
Venezia, Brescia, Prato... le città preferite dai cinesi d’Italia. È lì che costruiscono la loro nuova vita, tra debiti da pagare, sogni da realizzare, la grande sfida dell’integrazione, le famiglie d’origine lontane migliaia di chilometri.
Gli immigrati orientali sono umili, ambiziosi, tenaci. Ma cosa li muove? A cosa pensano? Cosa fanno lontano dai nostri sguardi? Secondo i luoghi comuni se ne stanno sempre tra loro, lavorano per le Triadi, cucinano carne di cane, non muoiono mai.
"Miss Little China" registra queste voci ma racconta altre cose. Per la prima volta una telecamera ha potuto vederli e ascoltarli da vicino: in casa, al lavoro, in discoteca. E in attesa di eleggere la più bella del reame...
Contenuti extra: "Lezione di Italia" del prof. Lu Jiehuan.
L’Italia e gli italiani visti e raccontati dai cinesi.
Libro
"Miss Little China fa vedere per la prima volta i cinesi in una dimensione quotidiana. Un'intimità personale e famigliare completamente inedita. Un'occasione rara per entrare in un mondo di cui non si sa niente, al netto di una quantità industriale di luoghi comuni."
Dopo "I cinesi non muoiono mai", con questo libro Oriani e Staglianò tornano a raccontare la “straordinaria normalità” di un popolo molto simile agli italiani di un tempo. Un popolo di migranti, tenace e coraggioso, che attraversa mille contraddizioni ma sa reagire alle difficoltà. “Sono poi così diversi dai nostri padri, madri e nonni di cinquant’anni fa i migranti cinesi che oggi si riversano da noi con l’unico obiettivo di lavorare sodo, fare fortuna e mettersi in proprio?”
Nella seconda parte (“A lezione di Italia”), il libro riprende la lezione del prof. Lu Jiehuan, in Italia da vent’anni, ultima tappa di un viaggio che lo ha portato in Giappone, Brasile, Ecuador, Cuba, Canada. Nel nostro Paese ha fatto il cuoco, il commesso in un supermercato, l’operaio tessile, il gestore di fast food. Oggi fa il mediatore culturale. Insegna ai cinesi non solo la lingua ma soprattutto chi sono e come vivono gli italiani.
Riccardo Cremona è regista documentarista. Tra i suoi film, IL VIAGGIO DI GIUSEPPE e la serie COMMISSARIATO TREVI-CAMPO MARZIO.
Vincenzo de Cecco è regista documentarista. Tra i suoi film R11, LA DEMOCRAZIA DINANZI AI GIUDICI, OCCHI SU ROMA e la serie COMMISSARIATO TREVI-CAMPO MARZIO..
Raffaele Oriani è giornalista freelance. Ha lavorato per molti anni a “Io donna”, il settimanale del “Corriere della Sera”. È anche autore di POMPEI. SCENE DA UN PATRIMONIO (I libri di Reset, 1998) e A NORD. VOLTI E STORIE DAL TETTO D’EUROPA (Editori Riuniti, 2000).
Riccardo Staglianò è giornalista de “la Repubblica”. Nel 2001 ha vinto il Premio Ischia di Giornalismo, sezione giovani. È anche autore di BILL GATES. UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA (Feltrinelli, 2000) e L’IMPERO DEI FALSI (Laterza, 2006).
"MISS LITTLE CHINA"
di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco
con Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò
Contenuti extra:
LEZIONE DI ITALIA del prof. Lu Jiehuan. L’Italia e gli italiani visti e raccontati dai cinesi.
Chiarelettere
Dvd durata 60 minuti
Libro pp. 74
Cofanetto – euro 19,60
In libreria
Venezia, Brescia, Prato... le città preferite dai cinesi d’Italia. È lì che costruiscono la loro nuova vita, tra debiti da pagare, sogni da realizzare, la grande sfida dell’integrazione, le famiglie d’origine lontane migliaia di chilometri.
Gli immigrati orientali sono umili, ambiziosi, tenaci. Ma cosa li muove? A cosa pensano? Cosa fanno lontano dai nostri sguardi? Secondo i luoghi comuni se ne stanno sempre tra loro, lavorano per le Triadi, cucinano carne di cane, non muoiono mai.
"Miss Little China" registra queste voci ma racconta altre cose. Per la prima volta una telecamera ha potuto vederli e ascoltarli da vicino: in casa, al lavoro, in discoteca. E in attesa di eleggere la più bella del reame...
Contenuti extra: "Lezione di Italia" del prof. Lu Jiehuan.
L’Italia e gli italiani visti e raccontati dai cinesi.
Libro
"Miss Little China fa vedere per la prima volta i cinesi in una dimensione quotidiana. Un'intimità personale e famigliare completamente inedita. Un'occasione rara per entrare in un mondo di cui non si sa niente, al netto di una quantità industriale di luoghi comuni."
Dopo "I cinesi non muoiono mai", con questo libro Oriani e Staglianò tornano a raccontare la “straordinaria normalità” di un popolo molto simile agli italiani di un tempo. Un popolo di migranti, tenace e coraggioso, che attraversa mille contraddizioni ma sa reagire alle difficoltà. “Sono poi così diversi dai nostri padri, madri e nonni di cinquant’anni fa i migranti cinesi che oggi si riversano da noi con l’unico obiettivo di lavorare sodo, fare fortuna e mettersi in proprio?”
Nella seconda parte (“A lezione di Italia”), il libro riprende la lezione del prof. Lu Jiehuan, in Italia da vent’anni, ultima tappa di un viaggio che lo ha portato in Giappone, Brasile, Ecuador, Cuba, Canada. Nel nostro Paese ha fatto il cuoco, il commesso in un supermercato, l’operaio tessile, il gestore di fast food. Oggi fa il mediatore culturale. Insegna ai cinesi non solo la lingua ma soprattutto chi sono e come vivono gli italiani.
Riccardo Cremona è regista documentarista. Tra i suoi film, IL VIAGGIO DI GIUSEPPE e la serie COMMISSARIATO TREVI-CAMPO MARZIO.
Vincenzo de Cecco è regista documentarista. Tra i suoi film R11, LA DEMOCRAZIA DINANZI AI GIUDICI, OCCHI SU ROMA e la serie COMMISSARIATO TREVI-CAMPO MARZIO..
Raffaele Oriani è giornalista freelance. Ha lavorato per molti anni a “Io donna”, il settimanale del “Corriere della Sera”. È anche autore di POMPEI. SCENE DA UN PATRIMONIO (I libri di Reset, 1998) e A NORD. VOLTI E STORIE DAL TETTO D’EUROPA (Editori Riuniti, 2000).
Riccardo Staglianò è giornalista de “la Repubblica”. Nel 2001 ha vinto il Premio Ischia di Giornalismo, sezione giovani. È anche autore di BILL GATES. UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA (Feltrinelli, 2000) e L’IMPERO DEI FALSI (Laterza, 2006).
"MISS LITTLE CHINA"
di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco
con Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò
Contenuti extra:
LEZIONE DI ITALIA del prof. Lu Jiehuan. L’Italia e gli italiani visti e raccontati dai cinesi.
Chiarelettere
Dvd durata 60 minuti
Libro pp. 74
Cofanetto – euro 19,60
In libreria
venerdì 26 giugno 2009
"1000 Lingue, come parla il pianeta"
1000 Lingue è una sorta di tour linguistico per il pianeta, che esplora le fonti, le tipologie e la relazioni che intercorrono fra le diverse lingue. Passa in rassegna le lingue e gli idiomi del pianeta nonché le caratteristiche delle lingue morte.
Il volume è organizzato per regioni e ogni voce riporta il numero delle persone che parlano quella lingua, l’area geografica coperta, la crescita e lo sviluppo e altri aspetti chiave. Il testo seppur scritto da studiosi è accessibile e comprensibile ed è corredato da mappe e fotografie.
Le lingue morte o a rischio vengono trattate in maniera esaustiva e le mappe spiegano la dislocazione dei diversi gruppi.
I termini più importanti sono spiegati in un ampio e dettagliato glossario.
Ci sono oltre 6000 lingue in uso nel mondo, da quelle parlate da milioni di persone a quelle che sopravvivono grazie a comunità piccolissime. Tuttavia, molti studiosi ci avvertono che intorno al 2050 metà delle lingue attuali saranno scomparse. Diventa quindi un viaggio culturalmente interessante sapere quali sono quelle attuali e conoscere le loro caratteristiche.
"1000 Lingue, come parla il pianeta"
Edizione: Logos Books
Cover: Rilegato con sovraccoperta
Dimensioni: 210x260
Pagine: 288
Lingua: Italiano
Prezzo: 24.95 euro
ISBN: 9788879409186
Il volume è organizzato per regioni e ogni voce riporta il numero delle persone che parlano quella lingua, l’area geografica coperta, la crescita e lo sviluppo e altri aspetti chiave. Il testo seppur scritto da studiosi è accessibile e comprensibile ed è corredato da mappe e fotografie.
Le lingue morte o a rischio vengono trattate in maniera esaustiva e le mappe spiegano la dislocazione dei diversi gruppi.
I termini più importanti sono spiegati in un ampio e dettagliato glossario.
Ci sono oltre 6000 lingue in uso nel mondo, da quelle parlate da milioni di persone a quelle che sopravvivono grazie a comunità piccolissime. Tuttavia, molti studiosi ci avvertono che intorno al 2050 metà delle lingue attuali saranno scomparse. Diventa quindi un viaggio culturalmente interessante sapere quali sono quelle attuali e conoscere le loro caratteristiche.
"1000 Lingue, come parla il pianeta"
Edizione: Logos Books
Cover: Rilegato con sovraccoperta
Dimensioni: 210x260
Pagine: 288
Lingua: Italiano
Prezzo: 24.95 euro
ISBN: 9788879409186
giovedì 25 giugno 2009
"Traffici criminali" di Gabriella Gribaudi
Il volume presenta i risultati di una ricerca sulla camorra nel confronto con fenomeni analoghi in Italia e all’estero.
Le organizzazioni criminali vengono analizzate nel loro sviluppo storico evidenziandone la struttura, le relazioni con la popolazione locale, il radicamento in un contesto geografico, il controllo del territorio, i rapporti con la politica.
Ma vengono anche seguite nelle loro attività più sommerse, attraverso vaste reti internazionali perfettamente integrate nei più moderni processi di globalizzazione, nei traffici illegali che dominano il mondo: il commercio della droga o dei beni contraffatti, il controllo delle migrazioni clandestine o semplicemente la circolazione di merci che tenta di eludere frontiere e tasse.
Sono lunghe catene che attraversano territori, uniscono segmenti di mondo estremamente differenziati, li mettono in comunicazione. Produzione, commercializzazione, distribuzione del prodotto si svolgono in un continuum fra mercati legali e mercati illegali, e il confine tra i due si sposta costantemente.
Con il declino dello sviluppo industriale che ha retto l’era «moderna», città-porto come Napoli, Marsiglia, Tangeri acquistano oggi un ruolo centrale agli snodi di questa enorme rete di traffici internazionali. I clan camorristi e mafiosi hanno capitale economico, umano e sociale per inserirsi appieno in questi traffici, mantenendo saldissime radici locali e acquistando insieme una dimensione transnazionale in un intrico inestricabile di modernità e tradizione.
La curatrice:
Gabriella Gribaudi insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha pubblicato Mediatori. Antropologia del potere democristiano nel Mezzogiorno (Rosenberg & Sellier, Torino 1980); A Eboli. Il mondo meridionale in cent’anni di trasformazione (Marsilio, Venezia 1990); Donne, uomini, famiglie. Napoli nel Novecento (L’ancora del Mediterraneo, Napoli 1999) e, presso la nostra casa editrice, Guerra totale. Tra bombe alleate e violenze naziste: Napoli e il fronte meridionale 1940-44 (2005). Fa parte della direzione di «Quaderni storici».
"Traffici criminali"
Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità
a cura di Gabriella Gribaudi
BOLLATI BORINGHIERI
Anno 2009
Collana «Nuova Cultura - Introduzioni»
Prezzo €20,00
620 Pagine
Le organizzazioni criminali vengono analizzate nel loro sviluppo storico evidenziandone la struttura, le relazioni con la popolazione locale, il radicamento in un contesto geografico, il controllo del territorio, i rapporti con la politica.
Ma vengono anche seguite nelle loro attività più sommerse, attraverso vaste reti internazionali perfettamente integrate nei più moderni processi di globalizzazione, nei traffici illegali che dominano il mondo: il commercio della droga o dei beni contraffatti, il controllo delle migrazioni clandestine o semplicemente la circolazione di merci che tenta di eludere frontiere e tasse.
Sono lunghe catene che attraversano territori, uniscono segmenti di mondo estremamente differenziati, li mettono in comunicazione. Produzione, commercializzazione, distribuzione del prodotto si svolgono in un continuum fra mercati legali e mercati illegali, e il confine tra i due si sposta costantemente.
Con il declino dello sviluppo industriale che ha retto l’era «moderna», città-porto come Napoli, Marsiglia, Tangeri acquistano oggi un ruolo centrale agli snodi di questa enorme rete di traffici internazionali. I clan camorristi e mafiosi hanno capitale economico, umano e sociale per inserirsi appieno in questi traffici, mantenendo saldissime radici locali e acquistando insieme una dimensione transnazionale in un intrico inestricabile di modernità e tradizione.
La curatrice:
Gabriella Gribaudi insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha pubblicato Mediatori. Antropologia del potere democristiano nel Mezzogiorno (Rosenberg & Sellier, Torino 1980); A Eboli. Il mondo meridionale in cent’anni di trasformazione (Marsilio, Venezia 1990); Donne, uomini, famiglie. Napoli nel Novecento (L’ancora del Mediterraneo, Napoli 1999) e, presso la nostra casa editrice, Guerra totale. Tra bombe alleate e violenze naziste: Napoli e il fronte meridionale 1940-44 (2005). Fa parte della direzione di «Quaderni storici».
"Traffici criminali"
Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità
a cura di Gabriella Gribaudi
BOLLATI BORINGHIERI
Anno 2009
Collana «Nuova Cultura - Introduzioni»
Prezzo €20,00
620 Pagine
mercoledì 24 giugno 2009
"Le anime nere del capitalismo" di Gianni Flamini
Dalle Torri Gemelle alla crisi economica globale: le guerre e i crimini di un sistema malato.
L'11 settembre 2001 la furia cieca del terrorismo si è abbattuta sulle Torri Gemelle di Manhattan riducendole in polvere. Da quel terribile giorno il fantasma di Al Qaeda è diventato il simbolo di una crociata contro il terrore che non risparmia vittime innocenti.
Dalla fine del 2001 gli Stati Uniti, con l'Europa al seguito, si sono avventurati in guerre lontane quanto disastrose. Afghanistan, Iraq, Palestina: massacri su massacri si consumano in nome della democrazia, mentre gli strepitanti megafoni di un'imponente macchina pubblicitaria continuano a inneggiare alla guerra e alla paura, salvo tacere, con il beneplacito della comunità internazionale, di fronte alle stragi di civili innocenti.
E mentre fiumi di petrolio coprono la verità, e Israele procede indisturbato l'opera di annientamento del popolo palestinese, è Sua Maestà il dollaro a muovere la scacchiera degli equilibri internazionali. Fino alla resa dei conti nel 2008, quando, sempre a Manhattan, in un altro terribile giorno di settembre, il crollo di Wall Street ha svelato una nuova sconvolgente verità: in tutti questi anni, di pari passo con la follia della Guerra Globale al Terrorismo, serpeggiava silenziosa un'altra follia, quella dei maghi della finanza che promettevano l'Eldorado e hanno invece prodotto milioni di nuovi disoccupati.
Hanno scritto di Gianni Flamini:
«Flamini basa il suo racconto su fatti accertati. E riesce a far vedere quei brandelli di verità che vengono allegramente ignorati.»
Internazionale
«Il libro di Flamini è una lettura importante, diretta, agile e l'autore non teme di schierarsi a difesa della libertà e della democrazia.»
Le Monde Diplomatique
Gianni Flamini: bolognese, fa il giornalista. Da oltre trent’anni è impegnato in ardue e non indulgenti ricerche sui temi del terrorismo, dell’eversione e della “politica parallela” (quella che si fa ma non si dice). Ha pubblicato una serie di libri-inchiesta: Un agosto tranquillo, Il partito del golpe, L’ombra della piramide, La banda della Magliana, I pretoriani di Pace e Libertà, Segreto di Stato (con Claudio Nunziata), Brennero Connection, L’amico americano, Il bullo del quartiere, Il sindacato scomodo, Diario criminale (con Claudio Nunziata); e, per la Newton Compton, i volumi L'Italia dei colpi di Stato e Il libro che lo Stato italiano non ti farebbe mai leggere.
"Le anime nere del capitalismo"
di Gianni Flamini
NEWTON COMPTON
ISBN 978-88-541-1495-1
Pagine 336
Euro 12,90
Controcorrente n. 51
L'11 settembre 2001 la furia cieca del terrorismo si è abbattuta sulle Torri Gemelle di Manhattan riducendole in polvere. Da quel terribile giorno il fantasma di Al Qaeda è diventato il simbolo di una crociata contro il terrore che non risparmia vittime innocenti.
Dalla fine del 2001 gli Stati Uniti, con l'Europa al seguito, si sono avventurati in guerre lontane quanto disastrose. Afghanistan, Iraq, Palestina: massacri su massacri si consumano in nome della democrazia, mentre gli strepitanti megafoni di un'imponente macchina pubblicitaria continuano a inneggiare alla guerra e alla paura, salvo tacere, con il beneplacito della comunità internazionale, di fronte alle stragi di civili innocenti.
E mentre fiumi di petrolio coprono la verità, e Israele procede indisturbato l'opera di annientamento del popolo palestinese, è Sua Maestà il dollaro a muovere la scacchiera degli equilibri internazionali. Fino alla resa dei conti nel 2008, quando, sempre a Manhattan, in un altro terribile giorno di settembre, il crollo di Wall Street ha svelato una nuova sconvolgente verità: in tutti questi anni, di pari passo con la follia della Guerra Globale al Terrorismo, serpeggiava silenziosa un'altra follia, quella dei maghi della finanza che promettevano l'Eldorado e hanno invece prodotto milioni di nuovi disoccupati.
Hanno scritto di Gianni Flamini:
«Flamini basa il suo racconto su fatti accertati. E riesce a far vedere quei brandelli di verità che vengono allegramente ignorati.»
Internazionale
«Il libro di Flamini è una lettura importante, diretta, agile e l'autore non teme di schierarsi a difesa della libertà e della democrazia.»
Le Monde Diplomatique
Gianni Flamini: bolognese, fa il giornalista. Da oltre trent’anni è impegnato in ardue e non indulgenti ricerche sui temi del terrorismo, dell’eversione e della “politica parallela” (quella che si fa ma non si dice). Ha pubblicato una serie di libri-inchiesta: Un agosto tranquillo, Il partito del golpe, L’ombra della piramide, La banda della Magliana, I pretoriani di Pace e Libertà, Segreto di Stato (con Claudio Nunziata), Brennero Connection, L’amico americano, Il bullo del quartiere, Il sindacato scomodo, Diario criminale (con Claudio Nunziata); e, per la Newton Compton, i volumi L'Italia dei colpi di Stato e Il libro che lo Stato italiano non ti farebbe mai leggere.
"Le anime nere del capitalismo"
di Gianni Flamini
NEWTON COMPTON
ISBN 978-88-541-1495-1
Pagine 336
Euro 12,90
Controcorrente n. 51
martedì 23 giugno 2009
"I dolori della Pace" di Giuseppe Goffredo
Come possiamo accettare che il nostro benessere sia basato sulla morte e la sofferenza degli altri?
Come possiamo accettare che la pace si regga sulla occupazione delle terre altrui? Quale futuro immaginiamo per i nostri figli lasciandoli soli accanto ad arsenali di armi e ordigni nucleari?
Come possiamo sopportare che poche oligarchie di potere possano propagandare la guerra, in nome della democrazia e dell’umanità e chiederci di essere loro complici?
C’è stata per tutto il primo decennio del Terzo Millennio una oligarchia di potere che ha contrabbandato la crisi di civiltà, con lo “scontro di civiltà”.
All’attentato dell’11 settembre del 2001 il “bushismo” ha risposto con la “guerra preventiva”; il terrorismo e la guerra hanno preso, così, strade divergenti che hanno lo stesso obiettivo: nascondere il fallimento e l’incapacità della classe dirigente a risolvere i problemi del mondo. La sensazione che si ha è che siamo prigionieri di due opposti “fondamentalismi” che vogliono portare il mondo verso uno scontro frontale.
Scrivere, pensare, fare, a cominciare da un Paese posizionato nel pieno delle acque del Mediterraneo significa, così, ripristinare ogni giorno e sempre con pazienza e ostinazione i ponti di dialogo fra le diverse rive. Sapere che l’identità di questa Penisola è composta da una soggettività culturale molteplice, in cui è la ricchezza delle differenze a comporre l’unità da Sud a Nord. Sicché ragionare sul dialogo fra le culture e la pace è necessario per ritrovare una idea di “Noi” e del nostro futuro, fuori dal concetto selettivo del darwinismo armato.
Essere lucidi e fermi nel trovare la strada che porti alla ragione e alla pedagogia del disarmo “culturale”.
Giuseppe Goffredo poeta e scrittore è nato ad Alberobello in Puglia. Ha pubblicato le seguenti opere di poesia: Fra Muri e Sogni, "Nuovi Poeti Italiana" Torino, Einaudi, 1982; Paesaggi di Maggio, "Almanacco dello Specchio n. 13" Milano, Mondadori, 1989; Elegie Empiriche Guerini e Associati, Milano, 1992; Elegie Empiriche ampliata e ripubblicata per dall'editore Argo di Lecce nel 1995; Alle Porte di Alessandria (poesie 1977-2000), ed. La Mongolfiera, 2003; Contrade Madri di Aprile ed. Lieto Colle, 2007. Per la narrativa ha pubblicato "Il Cielo Sopra Baghdad. Diario di un viaggio in Iraq", ed. La Mongolfiera, 2003, nuova edizione Poiesis Editrice 2006. Dal 1983 al 1993 ha ideato e diretto a Conversano Poesia Inchiostro rassegna della poesia e dell'arte fra i Paesi Mediterranei. Dal 1994 ha fondato e dirige i Seminari di Marzo dialoghi: Mezzogiorno-Mediterraneo-Europa, la rivista da Qui letteratura arte e società fra le Regioni e le Culture mediterranee, Poiesis Editrice. Ha fondato e dirige Poiesis Editrice.
"I dolori della Pace"
scontro o crisi di civiltà nel Mediterraneo dal darwinismo geopolitico al disarmo culturale
di Giuseppe Goffredo
2009
€ 14,00
pp. 124
POIESIS EDITRICE
Saggi
collana: Le Ossidiane.
Il libro verrà presentato giovedì 25 giugno, alle ore 19.30, presso la libreria "Il Ghigno" che si trova in Via G. Salepico, 47. Interverrà l'autore.
Come possiamo accettare che la pace si regga sulla occupazione delle terre altrui? Quale futuro immaginiamo per i nostri figli lasciandoli soli accanto ad arsenali di armi e ordigni nucleari?
Come possiamo sopportare che poche oligarchie di potere possano propagandare la guerra, in nome della democrazia e dell’umanità e chiederci di essere loro complici?
C’è stata per tutto il primo decennio del Terzo Millennio una oligarchia di potere che ha contrabbandato la crisi di civiltà, con lo “scontro di civiltà”.
All’attentato dell’11 settembre del 2001 il “bushismo” ha risposto con la “guerra preventiva”; il terrorismo e la guerra hanno preso, così, strade divergenti che hanno lo stesso obiettivo: nascondere il fallimento e l’incapacità della classe dirigente a risolvere i problemi del mondo. La sensazione che si ha è che siamo prigionieri di due opposti “fondamentalismi” che vogliono portare il mondo verso uno scontro frontale.
Scrivere, pensare, fare, a cominciare da un Paese posizionato nel pieno delle acque del Mediterraneo significa, così, ripristinare ogni giorno e sempre con pazienza e ostinazione i ponti di dialogo fra le diverse rive. Sapere che l’identità di questa Penisola è composta da una soggettività culturale molteplice, in cui è la ricchezza delle differenze a comporre l’unità da Sud a Nord. Sicché ragionare sul dialogo fra le culture e la pace è necessario per ritrovare una idea di “Noi” e del nostro futuro, fuori dal concetto selettivo del darwinismo armato.
Essere lucidi e fermi nel trovare la strada che porti alla ragione e alla pedagogia del disarmo “culturale”.
Giuseppe Goffredo poeta e scrittore è nato ad Alberobello in Puglia. Ha pubblicato le seguenti opere di poesia: Fra Muri e Sogni, "Nuovi Poeti Italiana" Torino, Einaudi, 1982; Paesaggi di Maggio, "Almanacco dello Specchio n. 13" Milano, Mondadori, 1989; Elegie Empiriche Guerini e Associati, Milano, 1992; Elegie Empiriche ampliata e ripubblicata per dall'editore Argo di Lecce nel 1995; Alle Porte di Alessandria (poesie 1977-2000), ed. La Mongolfiera, 2003; Contrade Madri di Aprile ed. Lieto Colle, 2007. Per la narrativa ha pubblicato "Il Cielo Sopra Baghdad. Diario di un viaggio in Iraq", ed. La Mongolfiera, 2003, nuova edizione Poiesis Editrice 2006. Dal 1983 al 1993 ha ideato e diretto a Conversano Poesia Inchiostro rassegna della poesia e dell'arte fra i Paesi Mediterranei. Dal 1994 ha fondato e dirige i Seminari di Marzo dialoghi: Mezzogiorno-Mediterraneo-Europa, la rivista da Qui letteratura arte e società fra le Regioni e le Culture mediterranee, Poiesis Editrice. Ha fondato e dirige Poiesis Editrice.
"I dolori della Pace"
scontro o crisi di civiltà nel Mediterraneo dal darwinismo geopolitico al disarmo culturale
di Giuseppe Goffredo
2009
€ 14,00
pp. 124
POIESIS EDITRICE
Saggi
collana: Le Ossidiane.
Il libro verrà presentato giovedì 25 giugno, alle ore 19.30, presso la libreria "Il Ghigno" che si trova in Via G. Salepico, 47. Interverrà l'autore.
lunedì 22 giugno 2009
"Una storia quasi soltanto mia" di Pinelli e Scaramucci
A quarant’anni dalla morte di Giuseppe Pinelli, il racconto della vedova del ferroviere anarchico morto in circostanze mai chiarite nella questura di Milano nel 1969.
“Ma non raggiungere la verità giudiziaria è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso appunto perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell’altro, voglio dire direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste.”
Licia Pinelli
Licia e Pino si conobbero nel 1952 a un corso di esperanto, a Milano. Lei voleva imparare la “lingua universale” che avrebbe facilitato la comprensione tra i popoli e portato la pace; lui voleva prendere il diploma e insegnarlo. Comincia così la loro storia d’amore. Licia, che ha cominciato a lavorare come dattilografa a tredici anni, fa la segretaria e abita in un palazzo popolare in viale Monza. Quando finisce il lavoro fa a piedi il tragitto fino a casa con Pino. Parlano tanto, hanno ideali comuni e amano leggere. Dopo due anni di fidanzamento si sposano, nonostante le diffidenze dei genitori, e conducono una vita bohémien. Pino fa il ferroviere, è anarchico e, dato che con la nascita delle due figlie Licia lo spinge a uscire, si butta nella politica attiva. Per casa c’è sempre gente, e a Licia piace. Poi arriva la notizia della morte di Pino, che si sarebbe suicidato gettandosi dalla finestra della questura, nell’ufficio del commissario Calabresi. Licia non ci crede. Secondo lei, il marito è stato picchiato, creduto morto e buttato giù. Poi arriva l’omicidio Calabresi. Licia prova orrore alla notizia ma vuole sapere la verità e avere giustizia perché ha fiducia nello Stato di diritto. E, a quarant’anni di distanza, vorrebbe ancora la verità. Il racconto sobrio e mai retorico di questa vicenda molto privata, ma non “soltanto sua”, fondamentale per la storia d’Italia recente, è arricchito da una cronologia degli eventi più importanti dell’epoca, una bibliografia aggiornata, una raccolta di testimonianze di alcune personalità su Pinelli e un inserto di foto.
Licia Pinelli è la vedova di Giuseppe Pinelli. Il libro-intervista, "Una storia quasi soltanto mia", è stato pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1982.
Piero Scaramucci (Praga 1937), giornalista, inviato speciale alla Rai dove ha lavorato dal 1961 al 1992, dal 1992 al 2002 è stato direttore di Radio Popolare, che aveva contribuito a fondare nel 1976. Ha svolto attività sindacale e negli anni sessanta e settanta è stato militante di Lotta Continua e ha partecipato al Movimento dei giornalisti democratici. Svolge attività didattica per la formazione giornalistica. Oggi è vicepresidente del Comitato regionale per le comunicazioni della Lombardia.
"Una storia quasi soltanto mia"
di Licia Pinelli e Piero Scaramucci
FELTRINELLI
Collana: Universale Economica Vite Narrate
Pagine: 192
Prezzo: Euro 8,5
In libreria dal 2 settembre 2009
“Ma non raggiungere la verità giudiziaria è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso appunto perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell’altro, voglio dire direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste.”
Licia Pinelli
Licia e Pino si conobbero nel 1952 a un corso di esperanto, a Milano. Lei voleva imparare la “lingua universale” che avrebbe facilitato la comprensione tra i popoli e portato la pace; lui voleva prendere il diploma e insegnarlo. Comincia così la loro storia d’amore. Licia, che ha cominciato a lavorare come dattilografa a tredici anni, fa la segretaria e abita in un palazzo popolare in viale Monza. Quando finisce il lavoro fa a piedi il tragitto fino a casa con Pino. Parlano tanto, hanno ideali comuni e amano leggere. Dopo due anni di fidanzamento si sposano, nonostante le diffidenze dei genitori, e conducono una vita bohémien. Pino fa il ferroviere, è anarchico e, dato che con la nascita delle due figlie Licia lo spinge a uscire, si butta nella politica attiva. Per casa c’è sempre gente, e a Licia piace. Poi arriva la notizia della morte di Pino, che si sarebbe suicidato gettandosi dalla finestra della questura, nell’ufficio del commissario Calabresi. Licia non ci crede. Secondo lei, il marito è stato picchiato, creduto morto e buttato giù. Poi arriva l’omicidio Calabresi. Licia prova orrore alla notizia ma vuole sapere la verità e avere giustizia perché ha fiducia nello Stato di diritto. E, a quarant’anni di distanza, vorrebbe ancora la verità. Il racconto sobrio e mai retorico di questa vicenda molto privata, ma non “soltanto sua”, fondamentale per la storia d’Italia recente, è arricchito da una cronologia degli eventi più importanti dell’epoca, una bibliografia aggiornata, una raccolta di testimonianze di alcune personalità su Pinelli e un inserto di foto.
Licia Pinelli è la vedova di Giuseppe Pinelli. Il libro-intervista, "Una storia quasi soltanto mia", è stato pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1982.
Piero Scaramucci (Praga 1937), giornalista, inviato speciale alla Rai dove ha lavorato dal 1961 al 1992, dal 1992 al 2002 è stato direttore di Radio Popolare, che aveva contribuito a fondare nel 1976. Ha svolto attività sindacale e negli anni sessanta e settanta è stato militante di Lotta Continua e ha partecipato al Movimento dei giornalisti democratici. Svolge attività didattica per la formazione giornalistica. Oggi è vicepresidente del Comitato regionale per le comunicazioni della Lombardia.
"Una storia quasi soltanto mia"
di Licia Pinelli e Piero Scaramucci
FELTRINELLI
Collana: Universale Economica Vite Narrate
Pagine: 192
Prezzo: Euro 8,5
In libreria dal 2 settembre 2009
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